di Salamandra
Cinque anni di regime mediatico-politico berlusconiano hanno incancrenito la questione morale nel nostro paese. Certo, non tutto si può far scaturire dal sistema affaristico-clientelare messo in piedi dal 1993 in poi dal ??partito-azienda? di Berlusconi & co., ma molto di quanto sta uscendo dalle inchieste giudiziarie ( calciopoli, savoiagate, bancopoli e, prima ancora, i crack finanziari di Cirio e Parmalat) rivela di quanto marcio ci sia nelle fondamenta della società italiana in tutti i settori produttivi, oltre che in quello mediatico.
Comunque si rigirino le inchieste, vengono sempre a galla ambienti, personaggi e coperture politiche che traggono origine da settori risalenti ad esponenti del centrodestra e da personaggi che già nella cosiddetta ??Prima repubblica? avevano fatto da contorno a Tangentopoli e ne erano usciti perché lambiti o perché, solo in parte, coinvolti. Non vogliamo sentenziare che tutto il male viene da un unico fronte, perché purtroppo in questo marciume ( aggravato da tanti e diversi conflitti d??interesse, non solo quello di Berlusconi!) hanno convissuto e prosperato anche settori, ambienti e personaggi di provenienza culturale di centrosinistra.
Da questo semplice giro di orizzonte parte l??allarme di una questione morale da affrontare per il nuovo governo di centrosinistra, il quale, oltre a cercare di risolvere con la dovuta autorevolezza e tempestività l??emergenza finanziaria dello Stato, deve contemporaneamente e con la stessa determinazione mettere mano alle cause fondamentali di questa cancrena morale e affaristica.
In questo contesto si fa pressante il mettere mano alla questione morale nella RAI!
Da quando abbiamo iniziato la nostra attività come movimento e come sito Web,quattro anni mezzo fa, noi di Articolo 21 abbiamo sempre messo al primo punto proprio questo aspetto, come base di partenza per una riforma più ampia di tutto il sistema mediatico italiano.
Questione morale è quando si affrontano e si difendono coloro che sono stati colpiti dalla censura, si combattono le odiose ed etero-guidate epurazioni, quando si denunciano i sistemi di produzione, le clientele, i gruppi di potere che decidono chi e cosa appaltare, quando si apre un profondo e lungo dibattito su come riportare la qualità all??interno del Servizio pubblico, a partire dall??informazione e dalla produzione dell??intrattenimento.
Oggi, alla luce del coinvolgimento di alcuni dirigenti della RAI e di qualche personaggio della destra ??figiana? nell??inchiesta dei magistrati di Potenza sul Savoiagate, alcuni commentatori sui più autorevoli quotidiani sparano a zero sul sistema RAI di malcostume, come se il Servizio pubblico fosse una mela marcia a se stante, come se nelle stanze di alcuni compiacenti dirigenti di Viale Mazzini si svolgessero chissà quali orgette o mercimoni, assenti invece in altre aziende radiotelevisive private. Purtroppo non è così! Ciò che avviene dentro la RAI da oltre un decennio è quanto succede anche a Mediaset.
Quando il prodotto RAI si omologa a quella Mediaset; quando quasi tutta la produzione dall??interno viene data in appalto ( dall??ideazione alla messa in onda ??chiavi in mano?) a quattro/cinque società che operano in regime oligarchico per entrambi i ??competitors?( in barba alle regole antitrust); quando i palinsesti dei programmi e i ??timoni? giornalieri dei principali Telegiornali RAI sono speculari a quelli di Mediaset; quando i massimi dirigenti della RAI vengono scelti nella stretta cerchia delle persone più fidate dall??ex-presidente del consiglio Berlusconi, proprietario del gruppo mediatico-pubblicitario concorrente; e, infine, quando le carriere a qualsiasi livello e settore produttivo della RAI vengono decise nei settori governativi per motivi di fedeltà cieca e assoluta o per ??compiacenze sessuali?, allora la misura è colma e il degrado è ormai insopportabile.
Bene hanno fatto in queste ultime ore a stigmatizzare quanto avviene ormai da anni nel Servizio pubblico, il sindacato Usigrai, la Commissione pari opportunità, il consigliere Curzi e il nostro portavoce Giulietti, fuori da qualsiasi strumentalizzazione di parte!
Ora, tocca a tutti noi, uomini e donne dentro e fuori dalla RAI, farci sentire, denunciare e proporre per far sì che Viale Mazzini diventi una vera e propria ??casa di vetro?.
Ed è per questo che non si può andare oltre questa settimana nella scelta del nuovo Direttore generale, eventualmente affiancato da un vice che conosca appieno tutti i settori di produzione.
Subito dopo, si dia inizio ad una profonda ristrutturazione dell??azienda, al cambio di uomini nei gangli vitali, tenendo conto dei curriculum professionali e non delle ??vicinanze politiche? o simpatie pruriginose per gli aspiranti dirigenti e giornalisti, riaprendo le ??opzioni? che tanta innovazione portarono ai tempi dei cosiddetti ??professori?. Soprattutto, si sradichino dalle loro rendite di posizione tutti quei personaggi ( funzionari, dirigenti, capiredattori, vice e direttori, conduttori e quant??altro), in qualche modo connessi con l??andazzo inqualificabile che tanti guasti ha prodotto finora il regime berlusconiano.
P.S. Quali doti divinatorie ha in possesso quel tal giornalista di grido che imposta una puntata del suo programma di approfondimento sulla vita di Vittorio Emanuele di Savoia, quasi agiografica da risultare melensa e un tantino fuori luogo, alla vigilia del voto referendario del 25 giugno, come se si dovesse preparare un clima mediatico favorevole in vista di qualcosa che potrebbe accadere?
Le coincidenze a volte le combina il diavolo, eppure a pensare male?, a volte, come sostiene quel senatore a vita romano, spesso ospite nel salotto del ??tal giornalista di grido?, ci si azzecca!