di Vincenzo Vita
Come un bisturi affilato e preciso, la lettera aperta di Giuseppe Piccioni allâ??Unione sulla situazione del cinema, incide â?? per guarire - una parte vitale e certamente malata del mondo della cultura italiana. Eâ?? difficile, oggi, valutare la gravità del morbo, ma certamente il malessere cui lâ??appello di Piccioni ha dato voce è radicato e diffuso, esacerbato dal silenzio e dallâ??â?invisibilità â? in cui è stato sospinto negli ultimi anni. La lettera di Giuseppe Piccioni merita, allora, condivisione e attenzione, non di circostanza. Il richiamo urgente alla â??moralizzazioneâ?, alla necessità di scardinare logiche di conventicola che governano i destini professionali di tante e di tanti e che certo non risparmia il settore della produzione culturale, deve ricordare che la questione etica deve essere immanente ad ogni attività . E il centrosinistra può e deve dare un segno inequivoco di cambio dâ??orizzonte, di attitudini. Su questo tale terreno il degrado morale deve essere sconfitto e con esso il terreno di coltura delle ignobili vicende che occupano le cronache giudiziarie di queste settimane. Senza voler fare forzature e indurre a schematismi, va detto che un certo clima portato dal â??berlusconismoâ? ha favorito simili derive.
La questione morale, dunque, va posta in testa allâ??agenda politica anche per il mondo della comunicazione, della cultura e, con una sua specificità , per il cinema. Ma non solo. Essa va accompagnata, infatti, dalla definizione di regole e procedure di selezione certe e trasparenti anche nella scelta delle competenze negli organismi decisionali di ogni livello.
La questione morale, però, passa anche per una azione di radicale riordino della attuale legislazione, in larga parte confusa e caotica. Eâ?? fondamentale ridisegnare completamente la legislazione sul settore, a partire dallâ??abrogazione della legge Gasparri sullâ??emittenza. Vanno, inoltre, superati i provvedimenti dellâ??ex ministro Urbani, che hanno aggravato lo stato del mercato cinematografico e dellâ??audiovisivo in genere, causando il crollo della produzione e privando di sostegno i giovani autori e registi. A ciò si aggiunge la mancanza di competitività del mercato italiano rispetto a quello internazionale che, attraverso ad una politica di incentivi, è stato sempre più capace di attrarre le produzioni.
Occorre, poi, riaffermare lâ??originalità della legge n. 122 del â??98, di cui occorre rafforzarne lâ??efficacia dotandola di un vero potere sanzionatorio e ampliandone la portata allargandola agli scenari della convergenza multimediale.
Il cinema, attraverso i meccanismi della convergenza, è investito oggi da nuovi interessi industriali che rischiano di far passare in modo selvaggio nuove forme di fruizione dei film, per esempio attraverso i telefoni cellulari. Tutto ciò è avviene in un quadro, davvero preoccupante, di totale deregolamentazione, che ricorda, in modo ancor più grave, il far west radiotelevisivo di trenta anni fa. Per altro verso va sottolineato che proprio gli scenari della convergenza, aumentando in modo determinante la fruizione di produzioni audiovisive ad un pubblico sempre più ampio, conferiscono un ruolo tutto nuovo al sistema delle autonomie locali che, nella battaglia sollecitata da Giuseppe Piccioni, possono e devono avere un peso determinante. Si pensi, ad esempio, allâ??importanza del lavoro svolto dalle Film Commission, reso in molti casi possibile dal concorso forze e risorse congiunte di Regioni, Province e Comuni.
Le questioni sollevate da Piccioni richiedono un impegno collettivo. Eâ?? necessario riaprire un tavolo di concertazione che metta insieme i produttori di contenuti, gli autori e tutte le categorie del cinema. La Provincia di Roma, nel sistema dei governi locali, è pronta a dare un suo contributo di idee e di proposte. E il sostegno politico ad una battaglia culturale e, insieme, civile e morale. Tanto più urgente nel â??secolo dei saperiâ?, la stagione dei beni immateriali che permeano lâ??intero sistema delle priorità . Anche politiche. Come lâ??acqua e come lâ??aria, la cultura è il â??bene comuneâ? da tutelare.