di Domenico dâ??Amati
Quando la Corte Costituzionale giudicherĂ la legge Gasparri, non potrĂ che attenersi allâ??orientamento espresso nelle precedenti decisioni, secondo cui la posizione dominante detenuta dalla Mediaset non è conforme alla regola del pluralismo, fondata sullâ??articolo 21 della nostra Costituzione ed espressamente ribadita, per i Paesi dellâ??Unione Europea, dallâ??art. 11 della Carta di Nizza.
La realtĂ del potentato Mediaset è tale da rendere evidente la strumentalitĂ degli espedienti legislativi fondati sullâ??auspicato avvento del digitale e sul SIC, che ricorda, a ragione, lâ??artefice magico di Eduardo De Filippo.
Se da un lato si deve nutrire fiducia nellâ??intervento della Corte, non si può tuttavia dimenticare che le sue precedenti decisioni sono state sistematicamente aggirate.
Per questo le forze politiche dellâ??opposizione devono sin dâ??ora impegnarsi affinchĂŠ lâ??auspicata prossima pronuncia della Consulta non sia posta, per lâ??ennesima volta, nel nulla e comunque si apprestino nuovi concreti strumenti per la difesa del pluralismo.
Il terreno su cui muoversi è quello delle istituzioni europee, che, con le loro direttive, possono imporre agli Stati membri il rispetto dei principi fondamentali dellâ??Unione, sostituendo alla normativa della legge Gasparri un nuovo efficace sistema antitrust nel settore televisivo.
La risoluzione approvata dal Parlamento Europeo un mese fa dĂ precise indicazioni un questo senso quando afferma che â??laddove gli Stati membri, per impossibilitĂ o mancanza di volontĂ , non adottino misure adeguate, lâ??Unione Europea ha lâ??obbligo politico, morale e giuridico di garantire, negli ambiti di sua competenza, il rispetto del diritto dei suoi cittadini a mezzi di informazione liberi e pluralisticiâ? e chiede alla Commissione una proposta di direttiva per la salvaguardia del pluralismo dei media in Europa.
Unâ??altra lacuna del nostro ordinamento viene indicata dal Parlamento di Strasburgo quando auspica una normativa, a livello europeo, che â??vieti a personalitĂ politiche o candidati di detenere interessi economici di rilievo nel settore dei mezzi di comunicazioneâ?.
E non si deve dimenticare che lâ??Unione, quando si tratta di principi fondamentali, può agire non solo sul piano normativo, ma anche promuovendo procedure di infrazione a carico degli Stati inadempienti, in base allâ??art. 7 del Trattato d Maastricht, per indurli a tornare sulla retta via.
Nellâ??attuale congiuntura politica, la difesa del pluralismo e lâ??eliminazione dei conflitti di intessi che inquinano lâ??informazione possono essere perseguiti a livello europeo piĂš efficacemente che a livello nazionale, anche perchĂŠ su questi temi può convergere lâ??impegno dei democratici di ogni schieramento, come è stato dimostrato dal recente voto di Strasburgo.
Questa è lâ??indicazione che ai candidati al Parlamento Europeo viene data anche dalla Carta di Gubbio approvata il 21 maggio scorso dagli Stati generali dellâ??informazione e della cultura.