di Ottavio Olita
Un sentimento d'orgoglio; la sensazione d'aver dato la dimostrazione d'essere degni dei nostri padri, sia di quelli che spazzarono via il nazifascismo con le armi, sia di quelli che tradussero in norme inviolabili - la Carta Costituzionale - la difesa della libertà riconquistata con lutti, sangue, dolore. La vittoria schiacciante al Referendum ci restituisce completamente la nostra storia, quella che in tanti hanno avuto la tentazione di cancellare con un tratto di penna, e soprattutto ci dice che la voglia della politica è ancora forte nel nostro Paese.
Demagogia e propaganda non passano quando sono chiari i termini dello scontro, quando non ci sono incertezze. Non servono neppure imbrogli, informazione falsa o parziale, disinformazione. Non serve neanche la chiamata alle armi per schieramento. Un esempio?
La Sardegna. Nonostante una temperatura media di 35-36 gradi nei due giorni di votazioni, alle urne si è recato il 46.6 per cento degli aventi diritto (senza confronti con i dati relativi ai referendum degli ultimi dieci anni). Il No ha vinto con il 72.3 per cento, undici punti in più rispetto alla media nazionale. Solo in due dei 377 comuni è prevalso il Sì: Serri, in provincia di Cagliari, per due voti (101 a 99); Cabras in provincia di Oristano, per trenta (1.440 contro 1.410). C'è stato anche un paesino, sempre della provincia di Oristano, in cui No e Sì hanno avuto lo stesso numero di preferenze: 190. Per il resto non c'è stata proprio partita.
La cavalcata dei No è stata travolgente con percentuali altissime ad Orgosolo (93.8%), Lanusei (82.7%), Carbonia (78.5%). Ed anche in città dove solitamente prevale il centrodestra la vittoria è stata nettissima. A Cagliari, con il 69.4 per cento; ad Olbia con il 64.7; ad Oristano con il 65,8.
I valori fondanti della Repubblica non si toccano. Imparino finalmente la lezione quegli arrampicatori che dopo aver costruito leggi ad personam avrebbero voluto anche adeguare la Carta Costituzionale ad un progetto autoritario in cui chi conta è solo il leader. E speriamo anche che serva a far capire che la voglia di partecipazione - quando viene favorita e non osteggiata - è molto forte in un popolo che crede nella politica come valore. In Ottobre c'era stata la lezione delle Primarie, presto dimenticata ed accantonata. Ora questa nuova, ancor più importante dimostrazione. Sarebbe un delitto non trovare adeguate risposte.
Così come sarebbe un'imperdonabile colpa se nelle scuole medie e superiori non si impostasse uno studio aggiornato, tecnologicamente avanzato, dei meccanismi di funzionamento dello Stato, dei controlli incrociati, della divisione dei poteri per come sono stati strutturati nella Costituzione a tutela estrema delle Libertà . La sezione di Cagliari dell'Associazione art. 21 liberi di..., al termine di un monitoraggio di 13 quotidiani nel periodo 1-15 giugno, ha deciso di inviare una propria proposta al Ministro Fioroni.
Dai giornali emergeva la sostanziale assenza di informazione proprio sui quesiti referendari, mentre c'era una gran dovizia di illustrazioni delle posizioni di leaders e forze politiche. Per entrare nel merito di quella che veniva presentata come "Riforma"(?) della Costituzione, soprattutto i giovani non avevano strumenti di conoscenza e dai quotidiani è stato quasi impossibile acquisirne. La scuola, in particolare quella pubblica, ha il dovere di educare gli studenti alla Democrazia e il primo passo deve essere la conoscenza e l'approfondimento della Carta Costituzionale. Ora scambiamoci gli auguri perché la nostra "Sana e Robusta Costituzione" ha vinto.
Ma non perdiamo tempo nell'avviare quelle iniziative che impediscano di trovarci di nuovo nelle condizioni di correre un rischio di questa gravità . Eccessivo? Penso soltanto a cosa sarebbero diventati Berlusconi e la Lega se il Sì avesse vinto, dando valore a quell'incredibile pasticcio del documento dei "Quattro saggi" di Lorenzago, con i nuovi poteri del Primo Ministro, lo svuotamento della carica di Presidente della Repubblica, il sostanziale annullamento della funzione rappresentativa del Parlamento. L'unica conclusione possibile è: "Mai più".