di Patton
Per essere bravi editorialisti non sempre bisogna essere informati, ma Angelo Panebianco ha il vizio di esagerare. Il professore lo ha fatto da ultimo sul Corriere della Sera a proposito delle intercettazioni telefoniche e delle affermazioni dei magistrati che indagano, i quali â??si permettono, come nel caso di Vittorio Emanuele, di tranciare giudizi moralistici sulla personaâ?. â??Essi, cioèâ? - sentenzia Panebianco â?? â??sono tenuti ad occuparsi solo di comportamenti penalmente rilevanti: le moralitĂ personali non li devono riguardareâ?.
Ma lâ??illustre politologo ha torto. Eâ?? la legge, infatti, che impone al magistrato di valutare il profilo morale dellâ??inquisito. Ad esempio, per lâ??emissione di misure cautelari occorre tener presente â??la personalitĂ della persona sottoposta alle indagini o dellâ??imputatoâ? (art. 274 lett. c) C.P.P.); per la concessione delle attenuanti generiche si impone di vagliare se lâ??imputato abbia agito â??per motivi di particolare valore morale o socialeâ? (art.61 n.1 C.P.); per lâ??applicazione della pena da infliggere al condannato il giudice deve considerare i motivi a delinquere, la condotta e la vita del reo, le sue condizioni di vita individuale, familiare e sociale (art. 133 C.P.).
Sono tutti aspetti che attengono, appunto, alla figura â??moraleâ? del colpevole e consentono di graduare le sanzioni alla gravitĂ del reato, in considerazione della finalitĂ rieducativa della pena prevista dallâ??art. 27 della Costituzione.
Sâ??informi, professore.