di Onofrio Dispenza*
In un cantiere della Catania-Siracusa c'è un crollo. Sono tanti gli operai che restano sotto una montagna di ferro e cemento. C'è la sensazione che si potrebbe dover raccontare di una strage. Alla fine del delicato lavoro dei soccorritori, miracolosamente vengono estratti vivi diversi operai. Solo uno di loro non ce la fa.
I notiziari della sera riservano l'apertura alla disgrazia. Qualche approfondimento il giorno dopo. Parla il Papa, parla il Capo dello Stato. Dicono che non è possibile che nel 2006 si contino tanti morti sul lavoro. Bisogna fare qualcosa. L'emozione è sufficiente ( appena ), il clima sembra favorevole ad iniziative di legge e a controlli che accorcino, e magari cancellino, quella che il ministro Di Pietro chiama la"filiera" degli appalti e dei subappalti. Non si è ancora fatto il funerale all'operaio morto sulla Catania-Siracusa che arriva la notizia di un altro morto in cantiere. Stavolta è nel Lazio, ed è martedì 27 giugno. L'emozione è stata spesa tutta per il morto in Sicilia, e la notizia, in questo afoso 27 giugno. non ha stessa dignità : il Tg regionale, un"vivo più muto", come si dice in gergo, in un paio di tg della sera. Amen.
La proposta: se veramente si vuole dire basta a questa catena di morti, se si vuole dare dignità a questi incomprensibili sacrifici ( per chi? per cosa?), se si vuole segnare di indignazione il calendario di queste morti, perché l'informazione, giornali, radio e tv, non si impegnano a dare sempre, con lo stesso scandalo, notizia di ogni morto sul lavoro? Si, una nera, scandalizzata contabilità , con la richiesta che sia interrotta non dal fastidio ( di chi fa informazione, e di chi guarda, ascolta o legge ) ma da interventi seri, drastici e risolutivi. Fino a quando non si interrompe questa scandalosa catena di morti in cantiere, dunque, nome, cognome ed età di chi muore. E il numero di bocche da sfamare che rimangono a casa.
*Onofrio Dispenza, curatore di Primo Piano del Tg3