di Stefano Munafò*
*editorialista di .Com
Settimana di connubi intensi tra informazione e politica, quella appena trascorsa. A Roma, il premier ha recitato con forza in Parlamento il suo discorso della "svolta" sulla base di un testo che gli era stato scritto da Giuliano Ferrara e delle idee sostenute scopertamente dal direttore de "Il Foglio" in tutto questo ultimo periodo. A Milano, sullâ??altro fronte, Gad Lerner, ha condotto con passione la convention pre-elettorale dellâ??Ulivo con Prodi, dove, tra gli altri, primeggiavano come candidati, Lilli Gruber e Michele Santoro, altre ex-star della informazione Rai. Ferrara e Lerner non hanno poi mancato di chiosare (come giornalisti) le idee espresse o condivise da loro stessi (come protagonisti politici), negli appuntamenti rituali di "Otto e mezzo" e de "L'infedele". In quale altro paese, lâ??informazione si concede così generosamente alla politica e la politica succhia con voluttà la linfa dell'informazione?
Sembra paradossale. Ma il conflitto di interessi estremizza per primi proprio i protagonisti della informazione. Scavando un baratro tra chi (contro ogni evidenza) ne nega lâ??esistenza, e chi teme come una sciagura lâ??omologazione dei flussi informativi. E così molti si attruppano negli schieramenti di maggioranza o di opposizione, riuscendo a rafforzare i conformismi dei due poli, anziché a svolgere una funzione critica. Il fatto è, in conclusione, che molti peccati di concubinaggio si stanno consumando in questi giorni pre-elettorali tra il primo e il quarto potere. Più di tutti deve esserne contento il direttore de "Il Foglio". Uno dei quotidiani più interessanti ma meno letti d'Italia consegue il privilegio di vedere le proprie tesi giornalistiche diffuse, attraverso due dirette televisive nazionali, dal più alto scranno del governo italiano, in una seduta di grande rilievo parlamentare e politico.
Ma tralasciamo, ora, Ferrara, Lerner ed altri grossi calibri dellâ??informazione. In questa settimana di scadenze politiche di rilievo, ".Com" aveva pianificato un piccolo tour nella informazione televisiva "minore", anche perché inserita in collocazioni secondarie. Quella dei non ancora affermati o dei semi-esordienti, legati a rubriche televisive di nicchia, in qualche caso, nate appositamente (e in modo sospetto) in questa congiuntura elettorale.
E cominciamo da "L'Antipatico" di Canale5. Diciamo subito che, nonostante sia un esordiente in Tv come conduttore, il direttore de "Il Giornale", Maurizio Belpietro, possiede una tecnica televisiva sapiente, che potrebbe funzionare anche in collocazioni di prestigio (L'Antipatico va in onda attorno alle 23,30). Domande brevi, incalzanti ma non ansiose, soprattutto mai "concettuose" e che partono sempre dai "fatti". E questo sia nel caso di un'intervista di colore sul "fregolismo" di Irene Pivetti o nel caso più schiettamente politico di un'intervista a un militare italiano ferito a Nassirya. Se Belpietro (con allusione scoperta al voto della sinistra in Parlamento) vuole evidenziare il concetto (tutto politico e tutto opinabile) che "il centrosinistra ha liquidato e offeso in tre righe lo spirito di abnegazione dei nostri militari in Iraq" (come è avvenuto nellâ??intervista a Leonardo Barzanti, il lagunare ferito insieme con Matteo Vanzan), il direttore de "Il Giornale" fa precedere questa affermazione, certamente non neutrale, da una serie di domande semplici e obiettive.
Si chiede, ad es. al militare ferito, se desidera di ritornare di nuovo in Iraq (e cosâ??altro potrebbe rispondere un soldato dignitoso?). Oppure il conduttore chiede se è a conoscenza che altri ventimila nuovi soldati hanno fatto domanda per essere arruolati nella missione di pace. Eâ?? così diventa più naturale per lo spettatore convenire con le tesi dellâ?? "offesa" arrecata dal centro-sinistra. Anche se, con una tecnica giornalistica analoga, si potrebbe arrivare al risultato opposto del "rispetto della vita dei militari" inviati in una guerra sbagliata. Insomma, si può non essere dâ??accordo con Belpietro, ma il direttore de "Il Giornale" conosce il mestiere anche in Tv.
Con la sua faccia da "antagonista" potrebbe funzionare sicuramente meglio del tormentato Socci e, forse, del timido Battista. Il Cav ci penserà dopo le elezioni di giugno. Diverso il caso della rubrica "10 minuti" condotta da Giovanni Masotti su Rai2, alle 18,40. Nel numero dedicato al discorso di Berlusconi in Parlamento, Masotti non ha trovato di meglio che riproporre la solita scheda infarcita, in questo caso, di aggettivi sulla "svolta", il "forte apprezzamento" di Annan, il "percorso sicuro" tracciato da Bush e Berlusconi. Per commentare inutilmente la scheda (dopo un dibattito parlamentare di svariate ore) in studio è stato convocato (per meno di dieci minuti) il sen. Nania e, in collegamento, lâ??on. Bertinotti.
Domande scontate e risposte inevitabilmente scontate. Per lo stesso intento propagandistico, sarebbe stata forse meglio una sintesi efficace di alcuni interventi in Parlamento (sicuramente più dotati di pathos), considerato che non vi era nulla di nuovo da aggiungere. E ritorniamo a Mediaset e a Italia1, dove su questa rete va in onda alle 12,15 "Secondo Voi" di Paolo Del Debbio(è riproposta anche su Canale 5 alle 8.50). Tema prescelto: "Eâ?? la spesa più cara?". La formula è quella tradizionale delle domande volanti al mercato, a cittadini comuni. Domande apparentemente innocue e lontane dalla politica ma, invece, con essa strettamente connesse (e con la campagna elettorale). Dalle casalinghe o dai pensionati che fanno la spesa si riesce infatti a suscitare due tipologie ricorrenti di risposte (sapientemente montate):
1) i prezzi in questâ??ultimo periodo sono stati calmierati (grazie al governo), rispetto al primo periodo che ha seguito lâ??introduzione dellâ??Euro;
2) è solo lâ??Euro (con la responsabilità del centro-sinistra che lo ha voluto) allâ??origine della inflazione dei prezzi. "Lo sanno anche i bambini". Del Debbio, poi, col linguaggio semplice e sintetico, spiega alle casalinghe che il governo, quando si batte per la riforma delle pensioni o delle tasse, fa anche una battaglia per contenere i prezzi e potenziare le capacità di consumo dei cittadini. Di quali cittadini, non viene precisato. Breve conclusione. Mediaset è più professionale nella confezione tecnica delle sue iniziative informative para-elettorali-minori. Ma (a causa della sua vocazione commerciale) è più diffidente e meno generosa della Rai (vedi il caso Socci), rispetto alle collocazioni dellâ??informazione. Del Debbio si rivolge alle casalinghe, e si capisce lâ??orario e la sua utilità marginale. Belpietro potrebbe anche essere collocato in prime-time. Ma tra lâ??anima commerciale e quella politica, è forse giusto per gli spettatori che a Mediaset si continui a privilegiare la prima. Anche in una campagna elettorale decisiva per il Cav.