Articolo 21 - Editoriali
La nostra diaspora
di Carmine Fotia
Ogni cosa è quel che diventa, e così l'appello che ho promosso con un gruppo di giornalisti passati dall'esperienza del manifesto e altri dell'Associazione Art.21, è diventato l'appello della Diaspora in sostegno al giornale. Il termine è piaciuto al nostro cattivo maestro per eccellenza, Valentino Parlato, che ieri sera, alla cena di sottoscrizione a Roma (a proposito: raccolti circa 5.000 euro) si è detto «orgoglioso della diaspora perché vuol dire che il manifesto è un po' come il popolo ebraico». Voleva dire che tutti, noi che siamo passati dal giornale e voi che ci siete rimasti, possiamo esserci allontanati, vivere in altri continenti professionali, pensarla diversamente su tante cose, ma restiamo uniti da un nodo di valori che resistono e ci accomunano.
Lo ha ricordato Mauro Paissan, già direttore del giornale e attualmente membro dell'Autorità per la Privacy. «Anche quando mi fate incazzare - ha detto - e mi è accaduto di recente per il vostro editoriale a favore dei tassisti, non riesco a pensare che il manifesto non ci sia più. Che a chiudere possa essere il manifesto, in un paese dove ci sono giornalisti che dichiarano candidamente di essere a libro paga dei servizi segreti e non accade nulla, sarebbe un terribile paradosso. Dunque, siamo qui per dire: Viva il manifesto».
Significativa e da sottolineare la presenza del sottosegretario alle Comunicazioni, Luigi Vimercati, che non solo ha voluto essere presente e sottoscrivere ma si è anche messo a disposizione del giornale per il proseguo della campagna - ingaggiato all'istante. Tra le altre adesioni istituzionali quella del presidente della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della camera, Michele Meta, dei parlamentari ds Giuseppe Caldarola e Alba Sasso, della senatrice Tana De Zulueta, promotrice dell'appello «Per un'altra Tv».
Il clima della serata è stato bello, come quando si ritrovano vecchi compagni di scuola accanto a uno di loro in difficoltà , pieno di baci, abbracci e lacrimucce represse. Del resto, il manifesto è come uno di quei college americani che diventano una sorta di garanzia di qualità : se devi raccontare il tuo curriculum professionale dire che ti sei formato al manifesto basta e avanza. Ed è anzitutto per saldare questo debito di riconoscenza che, insieme ad Andrea Bianchi, abbiamo voluto promuovere l'appello.
Tuttavia, nella serata di Roma non c'è stato solo questo: l'altra componente dell'appello, l'Associazione Articolo 21, ha come sua ragion d'essere la libertà d'informare e di essere informati. «La vicenda del manifesto - ha detto Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, anche a nome del presidente Federico Orlando - riguarda tutti noi, anche i colleghi che lavorano in Rai o nei grandi giornali perché riguarda il grado di libertà del nostro paese». Giulietti ha poi ripreso la proposta lanciata da Vincenzo Vita, assessore alla provincia di Roma: «Siamo qui per sostenere il giornale - ha detto Vita che anche portato l'adesione del presidente della provincia Enrico Gasbarra - ma non basta. Occorre rimettere mano alla legge sull'editoria per fare in modo che aiuti efficacemente le imprese effettivamente no-profit e in cooperativa». Intanto però, occorre vigilare affinché non ci siano tagli indiscriminati che possano colpire proprio imprese come il manifesto.
C'erano molti colleghi della Rai, talmente tanti che citarli tutti è impossibile e quindi ricorriamo alla gerarchia aziendale, ricordando il Direttore del Tg3 Antonio Di Bella e Roberto Morrione, già direttore di Rainews24 che è intervenuto rappresentandoli idealmente tutti: «Il complimento più bello che mi hanno fatto - ha detto - è stato quando Gabriele Polo mi detto che noi eravamo un po' come il manifesto via etere».
Quanto a noi, la cosa ci è piaciuta e non è detto che non la ripeteremo. Parafrasando la vecchia canzone di lotta dei comunisti romani : «Se il manifesto chiama all'adunata/tutti presenti...» e incastrati come il sottoscritto rimesso a fare il cronista dai perfidi Polo e Campetti. Per il Mostro questo e altro...
Se volete dirci cosa pensate della serata e se ritenete opportuno un nuovo appuntamento: www.fotia.splinder.com, www.articolo21.info.
Lo ha ricordato Mauro Paissan, già direttore del giornale e attualmente membro dell'Autorità per la Privacy. «Anche quando mi fate incazzare - ha detto - e mi è accaduto di recente per il vostro editoriale a favore dei tassisti, non riesco a pensare che il manifesto non ci sia più. Che a chiudere possa essere il manifesto, in un paese dove ci sono giornalisti che dichiarano candidamente di essere a libro paga dei servizi segreti e non accade nulla, sarebbe un terribile paradosso. Dunque, siamo qui per dire: Viva il manifesto».
Significativa e da sottolineare la presenza del sottosegretario alle Comunicazioni, Luigi Vimercati, che non solo ha voluto essere presente e sottoscrivere ma si è anche messo a disposizione del giornale per il proseguo della campagna - ingaggiato all'istante. Tra le altre adesioni istituzionali quella del presidente della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della camera, Michele Meta, dei parlamentari ds Giuseppe Caldarola e Alba Sasso, della senatrice Tana De Zulueta, promotrice dell'appello «Per un'altra Tv».
Il clima della serata è stato bello, come quando si ritrovano vecchi compagni di scuola accanto a uno di loro in difficoltà , pieno di baci, abbracci e lacrimucce represse. Del resto, il manifesto è come uno di quei college americani che diventano una sorta di garanzia di qualità : se devi raccontare il tuo curriculum professionale dire che ti sei formato al manifesto basta e avanza. Ed è anzitutto per saldare questo debito di riconoscenza che, insieme ad Andrea Bianchi, abbiamo voluto promuovere l'appello.
Tuttavia, nella serata di Roma non c'è stato solo questo: l'altra componente dell'appello, l'Associazione Articolo 21, ha come sua ragion d'essere la libertà d'informare e di essere informati. «La vicenda del manifesto - ha detto Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, anche a nome del presidente Federico Orlando - riguarda tutti noi, anche i colleghi che lavorano in Rai o nei grandi giornali perché riguarda il grado di libertà del nostro paese». Giulietti ha poi ripreso la proposta lanciata da Vincenzo Vita, assessore alla provincia di Roma: «Siamo qui per sostenere il giornale - ha detto Vita che anche portato l'adesione del presidente della provincia Enrico Gasbarra - ma non basta. Occorre rimettere mano alla legge sull'editoria per fare in modo che aiuti efficacemente le imprese effettivamente no-profit e in cooperativa». Intanto però, occorre vigilare affinché non ci siano tagli indiscriminati che possano colpire proprio imprese come il manifesto.
C'erano molti colleghi della Rai, talmente tanti che citarli tutti è impossibile e quindi ricorriamo alla gerarchia aziendale, ricordando il Direttore del Tg3 Antonio Di Bella e Roberto Morrione, già direttore di Rainews24 che è intervenuto rappresentandoli idealmente tutti: «Il complimento più bello che mi hanno fatto - ha detto - è stato quando Gabriele Polo mi detto che noi eravamo un po' come il manifesto via etere».
Quanto a noi, la cosa ci è piaciuta e non è detto che non la ripeteremo. Parafrasando la vecchia canzone di lotta dei comunisti romani : «Se il manifesto chiama all'adunata/tutti presenti...» e incastrati come il sottoscritto rimesso a fare il cronista dai perfidi Polo e Campetti. Per il Mostro questo e altro...
Se volete dirci cosa pensate della serata e se ritenete opportuno un nuovo appuntamento: www.fotia.splinder.com, www.articolo21.info.
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