di Fabio Rosati
da Liberazione Morta e sepolta la libertà d'informazione Trenta anni di professione e l'etichetta di giornalista scomodo. Oliviero Beha, defenestrato dalla "poltrona" di vicedirettore di Raisport per motivi poco comprensibili alle persone di buona volontà e di senso avveduto, non è tipo da arrendersi facilmente. Ne vale la credibilità della professione, di chi la esercita, la trasparenza del proprio lavoro connotato da un rapporto diretto con l'utente telespettatore o radioascoltatore. I fatti così oscuri che segnano la vita di casa Rai, accompagnati da logiche nepotiste a dir poco deplorevoli, hanno imposto addirittura la chiusura dal venerdì che precede l'inizio degli Europei di calcio, di "Radioacolori", trasmissione radiofonica in onda su Raiuno dalle 12, 30 alle 13. Di chi è la trasmissione? Di Oliviero Beha, naturalmente. I dati di ascolto non soltanto dicono che "Radioacolori" fa decollare il primo canale radiofonico della Rai, ma anche che quella mezz'ora di denuncia costituisce uno dei pochi appuntamenti del palinsesto di viale Mazzini veramente al servizio del cittadino, per il cittadino, a sostegno del cittadino. Ovvio che chi la conduce si sia rivelato spesso e volentieri personaggio assai scomodo. E pensare che lo scorso anno, la commissione di Vigilanza all'unanimità si era espressa a favore di "Radioacolori", così tanto da far strappare a Beha per il periodo estivo cinque "miseri" minuti di "sportello" radiofonico. Oggi tutto questo viene azzerato. Inchieste a raffica Per la cronaca, Beha a dicembre chiese chiarezza alla direzione di viale Mazzini in merito a quanto stava avvenendo a Raisport. E' bastato porre la domanda e avanzare una minima richiesta di trasparenza, ed ecco che lo hanno fatto fuori. Ma Beha è anche quello che quando il premier Silvio Berlusconi fece irruzione alla Domenica Sportiva perorando la causa delle tre punte, non ci pensò un istante ad andare dal direttore di Raisport Fabrizio Maffei e dirgli che forse si era esagerato, che un servizio pubblico non fa così. E chi non ricorda la sua denuncia sulla pubblicità occulta? Ma c'è dell'altro, perché Beha, nella sua trentennale carriera, è stato anche il giornalista delle inchieste sul calcio scommesse anni 80 e chissà se è soltanto casualità che venga messo da parte proprio adesso che un altro scandalo pallonaro è salito alla ribalta. E chi non ricorda la denuncia per una presunta combine tra Italia e Camerun ai Mondiali spagnoli del 1982? Davvero un bel coraggio in un momento in cui tutto il Belpaese ancora festeggiava i trionfi del Bernabeu. Il cronista d'assalto Schiacciata dalla politica e dai potentati economici, il cronista d'"assalto" che usa il cervello non ha più spazio né in Rai, né altrove. Di Beha hanno detto che fosse in quota alla sinistra, quindi alla Lega, poi ad An. Lui ha sempre smentito queste etichette, sostenendo, e dimostrando con i fatti, di essere in sostanza in quota a se stesso e alla sua professione e professionalità . E oggi, ammesso pure che abbia intenzione di lasciare la Rai, non troverebbe vita facile in altri lidi. Non in Mediaset, ovviamente, non a La7, il cui editore non soltanto è azionista del Corsera, ma anche proprietario della Telecom. Colosso che "Radioacolori" ha più volte demolito. Chissà che certe volte non convenga cambiare mestiere.
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