di Nello Trocchia
Gli spettatori, i cittadini aspettano ancora di vedere, ascoltare le parole del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, magistrato da sempre in prima linea contro la mafia. Abbiamo assistito all’attacco rivoltogli da Augusto Minzolini, direttore del Tg1, senza la possibilità di capire la posizione di Ingroia. E’ il nuovo modello di contraddittorio, la nuova versione del telegiornale della prima rete, targata centro-destra, anni luce più schierato, censorio e menzognero degli anni di Mimun e Vespa. Insomma, arrivati al fondo qualcuno ha deciso di scavare. Oggi la Fnsi ha dato la possibilità al magistrato di raccontare la sua versione dei fatti, in una conferenza stampa, ribattezzata ‘ Diritto di replica’. Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, ha presentato l’iniziativa: “ Facciamo una scelta di campo siamo nel rispetto degli statuti solo con chi vuole essere plurale. Oggi difendiamo la tradizione dei giornalisti del servizio pubblico”. Verna parla della giornata di oggi come un atto di resistenza civile.
Ingroia spiega la sua posizione ribadita in due occasioni, in un convegno organizzato da magistratura democratica, e in una giornata di studi promossa da Luigi De Magistris. “ In queste occasioni ho manifestato la mia preoccupazione come magistrato e cittadino che ha a cuore lo stato di diritto. Ho parlato dei rischi che abbiamo all’orizzonte. Io non credo di essere partigiano e ho criticato sia leggi approvati dal centro destra che dal centrosinistra(quella sui pentiti)”. Si parte dalla legge sulle intercettazioni che mette a rischio ‘gravemente lo svolgimento delle indagini dei pm e il diritto dei cittadini ad essere informati’. Poi c’è la proposta di riforma del codice di procedura penale ‘che tende a levare il potere al pm ogni potere di iniziativa nelle indagini penali dandole alla polizia giudiziaria, un modo per sottoporre al controllo dell'esecutivo l'avvio delle indagini, non potendo controllare i magistrati’. L’obiettivo è presto detto, mai dichiarato: “Non è un caso che tutte le indagini che riguardano potenti sono sempre iniziate da input dei Pm e non per impulso della polizia giudiziaria. Se si inverte il rapporto, temo che non vedremo più indagini nei confronti dei potenti perché il tutto è sottoposto al controllo dell'esecutivo”. Ingroia individua la vera ragione, la ratio che muove la mano del legislatore. L’idea di fondo che muove questa revisione legislativa è trasformare la lotta al crimine organizzato in scontro militare, escludendo dalle indagini la borghesia mafiosa, imprenditori, colletti bianchi e politici.
In sala ad ascoltare Ingroia anche Fabio Granata, vicepresidente della commissione antimafia, deputato finiano del Pdl, Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. Presenti anche la rappresentanza del Cdr del Tg Uno e di La 7. Ingroia ha anche spiegato la sua espressione “ si procede verso la soluzione finale dello stato di diritto questo io dissi per chiarire cosa abbiamo all’orizzonte. Conclusi dicendo che la storia giudiziaria del nostro paese ci ha dimostrato che è stata perdente ogni strategia che delegasse solo sulle spalle di magistrati e forze dell'ordine la lotta al sistema criminale e perdente ma occorre un movimento dal basso”.
Ingroia rivolge ai cittadini l’appello e ai giovani chiede di prendere parte: “ Per sconfiggere la mafia occorre un movimento dal basso, un movimento per la legalità, Falcone e Borsellino lo sapevano bene, ci sono stati due momenti, negli anni ‘80 e ‘90 si sono verificati due momenti del genere e questi due momenti hanno fatto sperare, stagione in cui si riuscì a modificare il corso degli eventi. Stagioni, però, effimere”.
‘Non avrò lo stesso ascolto di Minzolini - ironizza Ingroia – ma grazie per avermi dato questa possibilità”.
La procura di Palermo sta indagando sulle stragi di mafia, sui rapporti con la politica. Luca Tescaroli, pm che ha indagato sui mandanti occulti delle stragi qualche settimana fa al cronista dichiarò: “ La verità su quegli anni è possibile se tutti lavoreranno nella stessa direzione”. Gli attacchi alla magistratura di questi mesi chiariscono che il clima non è conciliante, le ultime bordate a Ingroia forniscono ulteriore prova che in molti vogliono affossare la verità. Su questo Ingroia, a margine, ci dice: “ Questa concordanza per raggiungere la verità sugli anni delle stragi c’è stata solo all’indomani di fatti luttuosi e credo si possa realizzare solo se dal basso si crea un movimento forte che costringa tutte le istituzioni e tutta la politica a fare il proprio dovere”. Un invito a non voltarsi dall’altra parte per vincere ‘quello che Piero Calamandrei, chiamava l’indifferentismo’.
Ascolta l’intervento di Antonio Ingroia
Ascolta l’intervista ad Antonio Ingroia ( beni confiscati, processo breve, stragi di mafia)