Articolo 21, insieme a maestro Claudio Abbado ha lanciato una campagna a favore di Arte.  Insieme ad essa ha lanciato un forum che si propone di discutere sulla Tv che vorremmo.  Questo l'intervento di Cesare Romiti, presidente del gruppo editoriale RCS editori

Quella che vorremmo è quella che non câ??è.

A causa della pervicace ossessione per i grandi numeri, il sistema televisivo ha da tempo finito per eliminare dal circuito tutto ciò che appartiene al repertorio classico; in quanto quei generi che ne sono compresi non risultano pubblicitariamente appetibili e perciò â??non fanno soldiâ?�. La concorrenza sovente feroce fra le reti per la conquista degli indici dâ??ascolto si rivela così sorda e cieca a ogni altra istanza o esigenza, sia del pubblico utente sia dei titolari delle concessioni di un mezzo di comunicazione di massa così importante (tanto è vero che in ambito di servizio pubblico si parla giustamente di responsabilità istituzionale dei gestori). Infatti si riduce quasi sempre nella ricerca del più basso denominatore comune in materia di contenuto delle trasmissioni e frequenta in forma iterativa soltanto i luoghi - della pancia, più che dellâ??anima o dello spirito - già noti agli spettatori. E nella misura in cui tutti quanti cercano di raggiungere prioritariamente le fasce di spettatori sognate dagli investitori pubblicitari, perché dispongono del maggior potere dâ??acquisto, mandano in onda senza soluzione di continuità programmi perfettamente omologhi e pressoché intercambiabili, sempre più omogenei ai prodotti di largo consumo dei quali sono promotori, veicolo e al tempo stesso â??contenitoreâ?� principe.

La televisione come vorremmo che fosse deve quindi comprendere anche quella che non câ??è.
Una tv, come diceva Enzo Tortora, oltre che dal cuore anche dal cervello acceso. Ossia proprio quella che oggi viene invece consapevolmente esclusa.