di Reporter senza rete
Ancora una volta la notizia di un suicidio in carcere, il cinquantasettesimo dall’inizio dell’anno, non viene né comunicata né approfondita dai TG di prime time. Ancora una volta l’Osservatorio TG lo segnala. Questa sera facciamo qualcosa di più. Il sindacato Uil dei Penitenziari, in una nota ha lamentato il quasi totale disimpegno dei media. Nel commento abbiamo dato spazio al segretario del sindacato, Eugenio Sarno.
Venendo al tema centrale della giornata, il caso Ruby, Tg 5 e Tg1 proseguono nella loro linea che privilegia le risposte del Premier e riducono il caso a fatto privato e non politico, Il Tg 5, nella seconda parte, in qualche misura ritorna ai temi dell’aperture, laddove Berlusconi dichiara di amare le donne e la bella vita, proponendo un servizio gettato lì, per così dire a caso: gli italiani grandi amatori e grandi traditori; le mille occasioni ed i mille modi per dare sfogo a desiderio sessuale e trasgressione. I cittadini intervistati sembrano essere molto accondiscendenti. Al contrario, anche stasera è Mentana a porre e a porsi i tanti interrogativi che accompagnano questa vicenda, fino ad occupare ben 17 minuti dell’intera edizione tra Arcore, Roma, e Bruxelles, Milano , alla “vicenda Ruby”, Come il Tg 2 anche TG la 7 riporta l’intervista a Ruby per il programma di Paragone, in onda stasera su Rai 2. Il TG 3, sulla questione, privilegia la presa di posizione del mondo cattolico, attraverso il duro editoriale di Famiglia Cristiana che parla di un Premier “malato”, che si “deve curare”. Corretta ed equilibrata l’impaginazione del TG 2; tutte le testate, con maggiore o minore enfasi, riportano le posizioni del PD e di altre forze dell’opposizione.
Un po’ di “sociale” lo troviamo sul TG 3, che fin dai titoli riporta lo sciopero degli studenti e i dati sull’aumento della disoccupazione giovanile. Il TG 1 ed il TG 3 riportano anche un titolo sull’equiparazione a tutti gli effetti dei figli naturali a quelli legittimi. Una segnalazione merita questa sera Studio Aperto, che sulla ripresa di una telecamera di sorveglianza a Ferrara monta un interessante parlato sull’indifferenza ed il mancato soccorso che ha fatto sì che un giovane , probabilmente ubriaco, morisse per assideramento.
Il Commento di Eugenio Sarno, Segretario del Sindacato Uil Penitenziari
(intervista di Alberto Baldazzi)
Eugenio Sarno, siamo arrivati al cinquatasettesimo suicidio in carcere quest’anno. Lei si è lamentato dell’assenza dell’attenzione dei media.
“Intanto diciamo che ai cinquantasette suicidi di detenuti in cella vanno sommati anche i cinque suicidi di agenti penitenziari, ed il suicidio di un dirigente generale dell’amministrazione penitenziaria. Questo serve e dire che, probabilmente, il fenomeno dei suicidi di chi vive, lavora o è contiguo al carcere va evidentemente investigato ed approfondito. Proprio per questo noi abbiamo lanciato un appello alla stampa, affinché recuperi attenzione verso ciò che noi riteniamo essere un dramma umanitario, un dramma sanitario, un dramma sociale ed anche una questione di ordine pubblico. Purtroppo siamo investiti da dichiarazioni politiche di grande attenzione verso il mondo penitenziario, ma che si risolvono nelle sole parole. Occorre costruire una coscienza sociale sul dramma penitenziario, e su questo io credo la stampa possa avere un ruolo di primaria importanza”.
Sarno, vogliamo ricordare i numeri? Abbiamo dato quelli più drammatici, quelli dei suicidi, ma anche in numeri del sotto-organico …
“Oggi siamo alle soglie delle sessantanovemila presenze di detenuti a fronte di un sistema che ne potrebbe ospitare al massimo quarantatremila ottocento. Diciamo che, dal primo gennaio ad oggi, oltre a cinquantasette suicidi abbiamo avuto circa mille tentati suicidi (di cui circa il 30% si sono risolti con l’intervento della polizia penitenziaria), circa cinquemila atti di autolesionismo grave; abbiamo circa duecento agenti penitenziari aggrediti e feriti dai detenuti, che hanno riportato prognosi superiore ai cinque giorni; abbiamo una vacanza organica nel corpo di polizia penitenziaria paria seimila cinquecento unità. Circa seicento sono gli operatori e circa cinquecento sono gli assistenti sociali che mancano nelle piante organiche previste da ministero nel 2000, quando si pensava che la popolazione dei detenuti si potesse attestare attorno alle quarantaquattro mila unità”.
Diciamolo in sintesi: è un problema di civiltà, o per meglio dire d’inciviltà.
“Credo che il nostro sistema penitenziario si stia connotando, in questi ultimi anni, non solo per l’inciviltà quant’anche per la barbarie delle condizioni di detenzione e per l’infamia delle condizioni di lavoro. Quindi è un sistema assolutamente illegale, di cui i nostri politici non devono solo parlare, ma devono concretamente interessarsi. Questo interessamento deve risolversi in un percorso di soluzioni, in un percorso di norme che risolvono. Io vorrei invitare tutti, dal Presidente Berlusconi al più giovane dei deputati e dei senatori, a non farsi carico di questa deriva populista e di questa paura ad approcciarsi ai problemi del carcere: una cosa è la certezza della pena, altra cosa è come si impone di scontare la pena; qui non c’è civiltà, ma l’assoluta inciviltà”.