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Labbra cucite: la protesta estrema dentro i CIE
di redazione
Il Cie di Torino non è nuovo a decise forme di protesta: dalle classiche rivolte con danneggiamenti della struttura, allo sciopero della fame. Ma questa volta la protesta è diventata atto estremo di autolesionismo. Di fronte al silenzio da parte delle istituzioni e all'impossobilità di esprimere il proprio disagio in quei luoghi di detenzione ( perchè di questo si tratta) che si chiamano CIE, una decina di immigrati, 4 in un primo momento, seguiti da altri sette il giorno dopo, secondo quanto riportato da alcuni blog, avrebbero deciso di rinunciare definitivamente alla possibilità di parlare cucendosi letteralmente la bocca con ago e filo. Il gesto era stato preceduto da uno sciopeo della fame e della sete indetto all'interno dello stesso Cie, e seguito a breve lasso di tempo dagli immigrati reclusi nel Cie di Milano, da dove sono partite le espulsioni a danno degli immigrati che avevano preso parte alla protesta di Brescia. La situazione, benchè nulla filtri a livello di organi di informazione, continua ad essere tesa. Accanto alle labbra cucite, altre due immigrati avevano ingoiato oggetti metallici.
Ma la tensione è alta anche dentro gli altri Cie: nei giorni scorsi una violenta protesta era scoppiata nel Cie di Bari, episodio analogo nel Cie di Modena accompagnato da un tentativo di fuga da parte di due reclusi.
E mentre a Brescia si continua a riunirsi in presidio in Piazza San Faustino, resistono sulla torre ex Carlo Erba i tre immigrati che dal 5 novembre presidiano via Imbonati, nonostante le esternazioni leghiste dell'ultima ora: " Mi unisco all'appello dei colleghi delle istituzioni milanesi affinche' il Prefetto e il Questore intervengano per porre finire ad una protesta vergognosa che da troppi giorni sta tenendo in allerta la citta' di Milano e che ha trasformato l'occupazione abusiva della torre di Via Imbonati in una kermesse politica, divenendo un vero e proprio pretesto per dare vita a manifestazioni demagogiche contro la politica della legalita' e del rigore che le istituzioni milanesi, lombarde e nazionali stanno portando avanti con grande senso civico". Ad affermarlo è Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, che auspica, in funzione dell'incontro previsto per oggi pomeriggio in prefettura con le sigle sindacali, che si vada avanti sulla "via del rigore".
Ma la tensione è alta anche dentro gli altri Cie: nei giorni scorsi una violenta protesta era scoppiata nel Cie di Bari, episodio analogo nel Cie di Modena accompagnato da un tentativo di fuga da parte di due reclusi.
E mentre a Brescia si continua a riunirsi in presidio in Piazza San Faustino, resistono sulla torre ex Carlo Erba i tre immigrati che dal 5 novembre presidiano via Imbonati, nonostante le esternazioni leghiste dell'ultima ora: " Mi unisco all'appello dei colleghi delle istituzioni milanesi affinche' il Prefetto e il Questore intervengano per porre finire ad una protesta vergognosa che da troppi giorni sta tenendo in allerta la citta' di Milano e che ha trasformato l'occupazione abusiva della torre di Via Imbonati in una kermesse politica, divenendo un vero e proprio pretesto per dare vita a manifestazioni demagogiche contro la politica della legalita' e del rigore che le istituzioni milanesi, lombarde e nazionali stanno portando avanti con grande senso civico". Ad affermarlo è Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, che auspica, in funzione dell'incontro previsto per oggi pomeriggio in prefettura con le sigle sindacali, che si vada avanti sulla "via del rigore".
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