di Luigi Civita - Napoli
11 giugno 2004, ore 18:08. Il mio cellulare lancia un ululato, segno inconfondibile di un messaggio in arrivo. Non mi ha scritto mio fratello e neppure la ragazza a cui faccio il filo da qualche mese. Non è neanche la mamma, che come tutte le mamme è preoccupata per la mia lunga assenza dalla città . Il messaggio proviene, nientemeno, che dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Mi sento quasi lusingato di un tale onore. Poi mi chiedo come abbia fatto il Premier ad avere il mio numero di cellulare. Si tratta di una scheda prepagata assolutamente personale, un numero che hanno solo in pochi. Ma il decreto legislativo del 9 giugno 2004 del Ministro dell'Interno può questo ed altro. Per giunta in ottemperanza alla legge sulla privacy! Peccato che io non abbia chiesto di avere informazioni sugli orari di apertura dei seggi elettorali e che non gradisca messaggi che non provengano dalla mia cerchia di affetti. Faccio una prova: chiamo TIM, il mio gestore, e chiedo gentilmente di fornirmi il numero di cellulare dell'onorevole Berlusconi. Niente da fare, la compagnia non può passare numeri personali al primo venuto. Ecco il punto della situazione: l'onorevole può avere accesso ai miei dati, io no.
La chiamiamo democrazia? Chiedo alla gentile signorina del call center come mai TIM non si sia opposta. "Che vuole che le dica, ce lo ha imposto la legge di mandare gli sms". Questo significa che le compagnie telefoniche non hanno potuto fare ricorso e hanno dovuto sommessamente eseguire gli ordini. Che la nostra democrazia stia forse indossando i panni di una dittatura? E se un giorno al Presidente del Consiglio venisse in mente di leggere il mio estratto conto potrei ricevere, insieme a tutti coloro che hanno piĂš di un tot in deposito, un sms che mi invita a spendere i miei quattro risparmi, in maniera da far crescere l'economia. Utopia? Alla luce della realtĂ non direi. Si stimano 26.000 sms. Chi li ha pagati?
Ma forse tutto è stato fatto a fin di bene. Magari l'onorevole Berlusconi temeva che potessi prendere altri impegni per il fine settimana elettorale e perdere un voto certo. Non si preoccupi, se prima non sapevo bene A CHI DARE il mio voto, ora so A CHI NON LO DARO'. Viva la democrazia, viva la privacy.