Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Salviamo i nostri soldati
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Furio Colombo

da L'Unità

Una coincidenza casuale svela che la situazione in Iraq è molto diversa da quella che ci raccontano, che quasi ogni informazione dall'Iraq e sull'Iraq è falsa, e che è senza fondamento lâ??attesa o la speranza sullâ??Onu. Lâ??Onu non può andare in Iraq. Se ci andasse, il disastro resterebbe un disastro. La coincidenza è la sovrapposizione di due gruppi di notizie. Uno sullâ??arrivo di guerriglieri ceceni (oppure iraniani, dipende dalle fonti, dalla nazionalità dei servizi segreti, dai giornali che filtrano queste notizie attraverso esperti di unâ??area o dellâ??altra). Lâ??altro è la cattura non solo del giovane coreano già esibito in un nuovo terrificante video che ne annuncia la prossima esecuzione, ma di dieci persone che stavano andando a una base americana. Tra di essi - pare - un giornalista.

Che cosa ci rivelano i due gruppi di notizie? Che il Paese è completamente fuori controllo, che i servizi segreti non sanno quasi nulla, e sfidano anche lâ??assurdo di parlare di arrivi in massa di guerriglieri ceceni (notizia ovviamente insensata), perché sanno che comunque, e nonostante tenaci negazioni (per i soldati italiani câ??è la menzogna di una guerriglia crudele e spaventosa chiamata â??paceâ?) il peggio accade. E ragionevolmente prevedono che accadrà di più ogni giorno. Però è in atto il tentativo di farci credere che si tratta di un disturbo straniero, di una turbolenza combinata da fuori che non solo non ha niente a che fare con lâ??esito spaventoso della guerra ma, anzi, dimostra quanto quella guerra fosse fondata perché ha stanato il terrorismo proprio dove ama radunarsi. Lo scopo è dimostrare che in Iraq, se non fosse per poche bande di criminali stranieri, tutto è tranquillo e, a parte gli attentati quotidiani a ogni ministro e sottoministro, siamo pronti per il famoso trapasso di poteri. Ma tutti hanno notato che le immagini di una giornata di vita in qualunque angolo urbano o di deserto, di metropoli o di villaggio, di campagna o di strada, a Nord o a Sud dell'Iraq, sono rigorosamente vietate. Non arrivano ad alcun telegiornale del mondo. Noi non vediamo che frammenti di tragedie quotidiane o le sanguinose immagini senza luogo e senza senso che i terroristi mandano alle TV arabe. Noi, il pubblico, siamo continuamente chiamati a credere una di queste due cose: a)che tutto va bene, il Paese, salvo alcuni brutti incidenti, va avanti, ricostruito e civile, presto ci sarà il passaggio di poteri poi le Nazioni Unite, poi le elezioni, poi pace, libertà, democrazia; b) che il terrorismo â??stranieroâ? (lo stesso che minaccia il mondo)tenta con tutta la sua forza sanguinosa di impedire il lieto fine annunciato per l'Iraq. Ma non ci riuscirà.

Del primo gruppo di notizie non esiste alcuna evidenza. Crederci è una scelta di fede, o la volontà politica di decidere che Bush e i suoi non hanno commesso alcun errore e che da questa guerra si può uscire. Anzi accadrà fra poco. Quanto al terrorismo straniero, ceceno o iraniano, se è vero conferma che la guerra è un grandissimo errore, un uso elementare e clamorosamente distorto della potenza. La mano di ferro dellâ??armata più potente del mondo non può intercettare e bloccare in una data battaglia, in un dato luogo, il fantasma del terrorismo come se fosse unâ??altra armata.

Ciò che ormai trapela, in un Paese in cui si possono catturare in prossimità di basi americane anche dieci ostaggi alla volta, è che i soldati della â??coalizioneâ? vivono ormai in grandi fortificazioni isolate, il Paese è in disperata e confusa rivolta, percorso liberamente dalle â??milizieâ? degli insorti e dalle bande del terrorismo. E i suoi cittadini tentano in un modo o nellâ??altro di separarsi da chi li ha ridotti in questo stato, persino quei tanti iracheni che avevano patito le persecuzioni di Saddam Hussein, ma che adesso vorrebbero sopravvivere sia alle autobombe che ai missili. Lâ??idea di un Iraq buono e grato che correrà alle urne appena possibile è propaganda politica per le elezioni americane e per quelle italiane. La vita in Iraq è una vita di terrore. Il problema più grande della guerra di Bush - a cui si è unita la guerra degli italiani - è di non poter trovare una via dâ??uscita. Allora si mente. Bush parla di esportazione della democrazia in un Paese che ogni mattina è più devastato e pericoloso. Berlusconi parla di missione di pace per la spedizione più cieca e pericolosa in cui siano mai stati mandati - dal 1945 - soldati italiani. I servizi segreti inglesi descrivono una trasferta di migliaia di terroristi ceceni come se nessuno avesse visto in quali condizioni spaventose e senza ritorno Putin abbia gettato la Cecenia, bombardandola come Dresda. Senza volerlo, hanno esemplarmente accostato la guerra in Iraq a un brutale genocidio realizzato in modo selvaggio su un piccolo Paese ribelle dalla grande potenza russa, con un risultato che è solo morte.

Brutto presagio in una situazione - quella irachena - che tutte le bugie del mondo non riescono più a nascondere. Che Dio la mandi buona agli ultimi dieci ostaggi. E ai soldati italiani, che non dovranno aspettare i ceceni per sapere che sono in grave, continuo, paralizzante pericolo. E possono uscirne solo se li aiutiamo a uscire dallâ??incubo. Sul posto, a queste condizioni, non câ??è alcuna soluzione possibile.

Letto 428 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21