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Una lettera ai giovani
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di Nicola Tranfaglia

Una lettera ai giovani

Cari studenti, credo di potermi rivolgere a voi perché ho passato gran parte della mia vita di lavoro con voi in varie università della penisola. La prima cosa che voglio dire è che sono accanto a voi nella protesta che state esprimendo nelle piazze e nelle strade ma soprattutto nelle università di tutta Italia. La legge Gelmini è iniqua perché promette molto e non mantiene nulla in quanto le riforme come quelle indette non servono a nulla. Senza denaro aggiuntivo,  e con tagli progressivi e crescenti per la ricerca e l’università come quelli che ha fatto il governo Berlusconi nella sua politica da molti anni a questa parte, questa cosiddetta “riforma” è pura mistificazione e merita pienamente la protesta di tutti voi come dei sindacati che hanno ancora un minimo di ragione di esistere in Italia.
La legge Gelmini dà tutto il potere di governo ai professori ordinari e non dà nessuna rappresentanza ai ricercatori e agli studenti,cioè a quelli che passano più tempo nelle aule universitarie e basta questo a far capire i suoi veri obbiettivi.
Chi la difende non l’ha letta o non l’ha capita.
Tra l’altro né le televisioni né gran parte dei giornali in circolazione  ricordano i principi costituzionali del 1948 che difendono con chiarezza i diritti di libertà(mi riferisco alla libertà di esprimere il proprio dissenso e di manifestare democraticamente)e questo,poiché riguarda anche i direttori di gran parte dei giornali di governo e di opposizione,esprime la crisi culturale profonda, favorita dal berlusconismo,  in cui siamo ancora nel nostro paese.
Insomma, da parte dell’establishment attuale della  penisola, si usano spregiudicatamente  gli episodi di azione violenta,che ci sono stati nei giorni scorsi, per non parlare dei problemi gravi della università e della ricerca scientifica che saranno aggravati dalla legge che sarà approvata in via definitiva giovedì prossimo o subito dopo le vacanze.
Oppure si cita  lo spregiudicato favore che rettori e presidi di facoltà hanno concesso sempre,e soprattutto negli ultimi decenni,a figli e parenti.
Ma nessuno vuol  ricordare    che l’emendamento dell’Italia dei Valori, presentato qualche settimana fa, alla Camera dei deputati che vietava assunzioni di parenti nelle università nazionali è stato respinto dalla maggioranza parlamentare.
E allora come si fa a citare quel malcostume per bloccare la protesta di studenti e ricercatori?
Potremmo continuare ancora per pagine e pagine a dimostrare la politica suicida del governo contro le nuove generazioni e il futuro del paese. Ma per ora basta.


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