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Università, dismesso il presidio: "Giù dai tetti ma la protesta continua"
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di Michele Cervo

Università, dismesso il presidio: "Giù dai  tetti ma la protesta continua"

Hanno dismesso il presidio, ma non fermeranno la protesta. Continuerà sotto altre forme. Ricercatori e studenti lo hanno ribadito durante l’ultima conferenza stampa prima della smobilitazione. Dal tetto della Facoltà di Architettura di Roma hanno sottolineato quanto sia  importante  far conoscere  i contenuti di una legge che produrrà molti danni all’università ed alla cultura italiana. E per fare ciò si recheranno in tutti gli atenei del territorio nazionale per parlare con gli studenti, ma soprattutto con le loro famiglie.

“Mobiliteremo tutti i 26 mila ricercatori italiani – spiega Massimiliano Tabusi ricercatore presso l’Università per Stranieri di Siena ed animatore della Rete 29 aprile – se ciascuno di noi farà un incontro con cento studenti e le loro famiglie riusciremo a raggiungere i due milioni che frequentano le nostre università e far conoscere così i disastri che produrrà questa legge. Perché a farla da padrone in queste settimane di discussione è stata la totale disinformazione messa in atto da alcuni dei principali media, facendo ascoltare, senza contraddittorio, un ministro che parlava per slogan, evitando di entrare nel merito della questione”. Così  anche loro si sono visti appioppare, dai soliti telegiornali e contenitori televisivi, l’appellativo di “cattivi”, quelli che non vogliono la riforma, quelli che difendono i “baroni”.  Slogan e ancora slogan, senza provare a verificare, attraverso l’analisi degli articoli della legge Gelmini, se le ragioni stanno da una parte o dall’altra. Così come sta avvenendo per un’altra vicenda: quella della Fiat di Pomigliano e Mirafiori, dove nessuno spiega  la vera materia del contendere. “Per questo -  dice ancora Tabusi – ci sentiamo di aderire alla proposta lanciata da Articolo 21 di un faccia a faccia in tv con il Ministro Gelmini”.

Tabusi,  cosa resta a ricercatori e studenti di un mese trascorso pericolosamente sul tetto di una delle Facoltà storiche della Sapienza di Roma?

“Sicuramente  l’aver rimesso al centro della politica e della discussione pubblica il tema della ricerca universitaria e dell’emergenza culturale, oltre all’emergenza informazione, in questo paese. Abbiamo apprezzato l’impegno chiaro  espresso pubblicamente dalle attuali forze di opposizione a realizzare una vera legge di riforma nel prossimo futuro. Per tale ragione stiamo lavorando concretamente, insieme agli studenti, per gettare le basi di una legge che sia veramente in grado di rilanciare il sistema universitario pubblico in Italia”.

Solo questo?
“No, assolutamente. Un’altra cosa ci ha fatto piacere: vedere che i ricercatori italiani hanno ritrovato, insieme e attorno alla Rete 29 aprile, l’orgoglio di essere parte di una università pubblica che sia anche libera ed aperta. Mentre fino a poco tempo fa erano quasi costretti a nascondere il lavoro che svolgevano, ora  essere  ricercatore lo si dichiara con l’orgoglio di chi porta avanti la migliore tradizione della ricerca scientifica italiana e non le bieche miserie di una ristretta combriccola di potere che, tra l’altro, nascosta in qualche angolo, in questi giorni sta esultando. Perché questa cosiddetta riforma regala per legge a privati, o comunque esterni all’università, siano essi politici trombati o amici degli amici, il controllo discrezionale di risorse pubbliche e di un patrimonio pubblico immobiliare. Questo ci sembra il vero assalto alla diligenza ”.

Ora cosa farete?
“Il presidio dal tetto si allarga e si moltiplica. Intensificheremo e rafforzeremo la presenza in tutti gli Atenei e cercheremo di diffondere il più possibile l’informazione sui contenuti, discutendone con tutti coloro che hanno a cuore l’università pubblica. Queste informazioni viaggeranno anche nel ciberspazio attraverso internet, you tube ed altri social network. Ed inoltre faremo degli appositi video dove spiegheremo articolo per articolo i contenuti della legge”.

Quindi non vi resta che attendere le decisioni del Presidente della Repubblica.
“Sì. Il Presidente Napolitano ha già dimostrato grande sensibilità nell’aver voluto incontrarci. Attendiamo serenamente la decisione se promulgare o meno una legge che, a nostro avviso, contiene gravi errori formali, come la stessa maggioranza ha riconosciuto”.


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