di Piero Ricca
News da Puffònia.
Bloccato dalla Polizia e pedinato. Questo mi è capitato nel secondo giorno di ballottaggio e la mattina successiva. Vi racconto.
Domenica 27 giugno mi trovavo con il mio amico Alberto Ricci nei pressi della sezione elettorale in cui era atteso per il voto il signor Berlusconi. Come annunciato alla stampa il giorno prima, la nostra presenza di spontanei â??osservatori civiciâ? aveva lo scopo di vigilare che il momento del voto non fosse inquinato da illegalità come il famoso "comizio" a urne aperte. Ci riservavamo solo di far mettere a verbale un'eventuale replica non appena si fosse consumata. Io avevo scelto di stare defilato, proprio per evitare possibili strumentalizzazioni essendo la mia faccia abbastanza conosciuta; Alberto stava davanti alla scuola, pronto a intervenire e ad aggiornarmi.
Alle ore 11,40 circa, mentre passeggiavo per una via del quartiere Lorenteggio (a sei o settecento metri dalla sezione elettorale) sono stato fermato da cinque agenti in borghese, che già mi pedinavano da un bel pezzo. Le operazioni di verifica del mio documento di identità sono durate oltre mezz'ora. Ecco i motivi dichiarati per giustificare un tempo così insolito per una telefonata in centrale: 1° poliziotto: "Con il caldo non funziona bene il computer"; 2° poliziotto: "C'è qualche imprecisione nel suo documento"; 3° poliziotto: "Le linee sono intasate".
Nel frattempo sfilava il convoglio presidenziale con numerosa scorta. I cinque facevano scudo umano. Il â??Premierâ? non doveva nemmeno rischiare di vedermi, un po' come la biancheria stesa ad asciugare nei vicoli di Genova nei giorni del G8. Il tempo di consentire al signor Berlusconi di votare (stavolta niente â??comiziâ? per fortuna) e poi di andarsene via con scorta sgommante e i cinque uomini mi hanno liberato dicendo: "non risulta nulla, può andare". Peccato che per mezz'ora abbondante sia stato bloccato (sequestrato?) con uno stratagemma infantile da agenti della Polizia di Stato del mio Paese.
Lunedì 28 giugno mi sono svegliato felice per la bella vittoria alle elezioni. Esco di casa e subito mi accorgo di essere pedinato. Ho la netta sensazione che diversi uomini in borghese â?? non proprio dei Serpico, devo immaginare - studino le mie abitudini (un paio di facce le riconosco; le ho già viste alle varie manifestazioni di questi anni; una, comparsa davanti alla fermata del metro vicina a casa mia, appartiene a uno dei cinque del giorno prima). Avviso dal telefono pubblico un paio di amici.
Cammino a zig zag, entrando e uscendo dal metro. Poi decido di andare davanti alla Questura, mi fermo sul marciapiedi di fronte all'entrata, dove resto per due ore, da solo, in piedi. Nessuno viene a identificarmi questa volta. Entro al tabacchino di via Fatebenefratelli, compro busta e foglietto, scrivo una letterina al Questore, in cui chiedo spiegazioni. Entro in Questura, spiego la mia intenzione di "lasciare una lettera personale per il Questore". Nessuno mi mette in condizione di protocollarla. Me ne vado.
La lettera la porterò in Procura.
Questo accade a Milano nel giugno del 2004 a chi tenta di difendere lo stato di diritto in modo trasparente e non violento. Mi chiedo: sono in corso delle indagini su di me dopo la famosa contestazione individuale del 5 maggio 2003 altrimenti detta (dal diretto interessato) â??agguato mediatico studiato con il tg3â? nonché â??offesa alla Presidenza del Consiglioâ?? Chi dà ordini del genere? A quale diritto? Per quali motivi? E che cosa si inventeranno ancora per "neutralizzare" i dissidenti, ovvero per "proteggere" un governante da chi chiede rispetto per la legge? Signor Questore di Milano, Signor Prefetto di Milano, nulla da dichiarare?