di Stefano Corradino
Il Pdl prepara una manifestazione a Milano il 13 febbraio. L’obiettivo, spiegano dalla sede di via dell’Umiltà (anche la toponomastica contribuisce alla farsa) è quello di scendere in piazza "per difendere il premier contro la giustizia politicizzata". Articolo21 da giorni ha lanciato un appello per una grande manifestazione nazionale unitaria che abbia come unico vessillo la Costituzione. Dal deputato Fli Granata al segretario della Fiom Landini sono numerose le adesioni che stanno arrivando. Come quella di Filippo Rossi, direttore del Web Magazine di Fare Futuro che afferma: "mai si era visto un partito di maggioranza e di governo, il cui leader presiede il Consiglio dei ministri, scendere in piazza contro un altro potere dello Stato..."
Il 13 febbraio il Pdl ha annunciato di essere in piazza a Milano contro i "giudici politicizzati". Qual è il segno di questa manifestazione?
E' il segno della disperazione, probabilmente l'ultima carta che rimane a Silvio Berlusconi. È l'ennesimo tentativo di rovesciare il tavolo, di calpestare le regole delle istituzioni in nome di una presunta "legittimazione di piazza". Insomma, è un gesto dal sapore un po' sudamericano: mai si era visto un partito di maggioranza e di governo, il cui leader presiede il Consiglio dei ministri, scendere in piazza contro un altro potere dello Stato...
Articolo21 ha proposto di indire una grande manifestazione unitaria che abbia come unici vessilli il tricolore e la Costituzione, in cui si chiedano le dimissioni di Berlusconi in nome della difesa dei valori della legalità repubblicana. Cosa ne pensi?
Penso che sia un'ottima idea. È ormai evidente che il berlusconismo è degenerato in qualcosa di estraneo alla normale vita democratica del paese. E tutti quelli che intendono opporsi a questa deriva e ai suoi ultimi, pericolosi colpi di coda, non possono non ritrovarsi insieme, sotto quei simboli che sono nati per unirci e che dobbiamo difendere senza partigianerie, recriminazioni incrociate. Poi, quando la vita pubblica italiana sarà tornata alla normalità, torneremo a dividerci e a confrontarci, senza crociate. Come avviene in tutti i paesi occidentali, insomma.
Berlusconi non accetta il contraddittorio televisivo, lancia videomessaggi e telefona in tv, "Fini vergognati e dimettitti" (titola il Giornale), Masi chiama Santoro in diretta. Da giornalista come vedi l'informazione in questo momento e il rapporto tra politica e informazione?
Quello del rapporto tra politica e informazione è un altro bubbone del berlusconismo che sta scoppiando (anzi, è già scoppiato) sotto i nostri occhi. Anche qui, una concezione putiniana più che occidentale. Macchine del fango attivate da giornalisti del premier che si scagliano contro i nemici politici del premier; giornalisti del premier che, su tv del premier, confezionano false interviste a persone coinvolte negli scandali del premier; il direttore generale della tv pubblica, indicato dal premier, che chiama un giornalista in diretta per minacciarlo prima di una puntata sugli scandali del premier. E il premier stesso che chiama Lerner insultando lui e gli ospiti di una trasmissione che parla dell'inchiesta in cui è coinvolto. Insomma, una concezione padronale dell'informazione che si sta rivelando in tutta la sua pericolosità. E meno male che per anni si è venduto come un editore "liberale"...