di Dario Di Vico
dal Corriere - 14 luglio 2004
Ci sono voluti la bellezza di 1.153 giorni della nuova legislatura perché la maggioranza uscita vittoriosa dalle politiche del 2001 desse allâ??Italia una normativa sul conflitto di interesse. Per gli amanti delle statistiche, calcolando che Silvio Berlusconi aveva promesso di legiferare in materia entro 100 giorni, il ritardo è stato di poco inferiore ai tre anni. Un tempo lunghissimo che però non è passato invano. Se non altro è servito al Parlamento ampiamente controllato dalla coalizione di centro-destra per approvare, tra gli altri provvedimenti, una legge - la Gasparri - che ha ridisegnato completamente le regole del mercato dell'emittenza radiotelevisiva, business caro al nostro presidente del Consiglio. Il ritardo è stato utile anche perché ha consentito a Berlusconi di poter emettere a fine 2003 il decreto salva-Retequattro, un provvedimento che definire ad hoc è un eufemismo. Acqua passata, si obietterà , una legge sul conflitto di interessi ora comunque c'è. Ebbene, con estrema franchezza viene da rispondere che la montagna ha partorito il topolino, a un problema cruciale per la credibilità della democrazia italiana è stata data una risposta marginale. La nuova normativa sembra aver lo scopo di sanare lo statu quo , più che regolarlo e nel caso perseguirlo. Un esempio? La legge che porta convenzionalmente il nome del ministro Franco Frattini restringe l'incompatibilità di governo ai soli detentori di cariche operative. Per cui Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset non potrà diventare nemmeno sottosegretario, mentre l'azionista di comando del gruppo in cui lui lavora può tranquillamente scalare palazzo Chigi. Ma non è tutto. Si ha conflitto di interessi solo quando il governo adotta un atto che ha «un'incidenza specifica e preferenziale» sul patrimonio di un membro dell'esecutivo o dei suoi familiari. Il decreto salva-calcio che ha permesso ai club di football di spalmare i propri debiti su più esercizi ha incidenza specifica e preferenziale sul Milan oppure no? La parola ai giuristi. A noi basti la certezza che in virtù della nuova legge il Cavaliere potrà restare anche presidente del suo club scudettato.
I difensori d'ufficio della Frattini sottolineano come la legge assegni un ruolo di garanzia all'autorità Antitrust (Tesauro) e a quella delle Comunicazioni (Cheli). Ma anche in questo caso il fattore tempo spiega molte cose. Sarà un caso ma nei prossimi mesi scadranno gli attuali presidenti, al tempo nominati dal centro-sinistra, e la maggioranza potrà sostituirli. Avremo così un altro paradosso: Berlusconi nominerà direttamente il successore di Cheli che avrà lâ??ingrato compito di controllare se le imprese editoriali del capo del governo (che lo ha designato) gli forniscono o meno un sostegno privilegiato.
Quanto all'opposizione, se ieri avesse misurato le parole ne avrebbe guadagnato. Che senso ha sostenere, come ha fatto Luciano Violante, che «quando torneremo al governo, faremo noi una legge seria»? A palazzo Chigi ci siete già stati, onorevole, e non avete combinato un bel nulla.