Articolo 21 - Editoriali
A proposito di Porto Empedocle
di padre Giulio Albanese
Non credo sia necessario avere le illuminazioni di Pico della Mirandola per capire che quando sono in ballo delle vite umane, vanno salvate comunque a tutti i costi. Ecco perchĂŠ è scandaloso quanto avvenuto in queste settimane nelle acque prospicienti Porto Empedocle. Il fatto che Italia, Malta e Germania abbiano improvvisato una partita a tamburello scaricandosi la coscienza da ogni responsabilità è sintomatico di un fondamentalismo che nega nei fatti la sacralitĂ della vita. I trentasette profughi in questione â?? poco importa se sudanesi, sierraleonesi o nigeriani â?? sono persone in carne ed ossa.
Il Viminale aveva il dovere di accertare la loro identitĂ â?? senza lasciarli abbrustolire al sole per 22 giorni, sulla coperta di un bastimento, come cotolette in attesa di sdoganamento - e di collaborare con lâ??Acnur, lâ??agenzia dellâ??Onu preposta allâ??assistenza dei rifugiati di mezzo mondo, nel rispetto del diritto internazionale. La burocrazia invece ha preso il sopravvento rivelando peraltro lâ??inadeguatezza della normativa comunitaria, nellâ??ambito dellâ??Unione Europea (Ue). Il paradosso è evidente: si parla di villaggio globale e poi lâ??Europa si rivela un continente incapace di far fronte, in maniera convincente, ai problemi dellâ??immigrazione. Un fenomeno, questo, che esige la definizione di politiche solidaristiche nellâ??interesse di tutti, indipendentemente dallâ??appartenenza etnica, religiosa e linguistica. La legalità è direttamente proporzionale al grado di civiltĂ di un popolo e al rispetto delle convenzioni preposte al bene comune. Se verrĂ dimostrato che questi profughi sono dei malfattori è bene che vengano giudicati per i loro crimini, ma se fosse diversamente, sarebbe auspicabile un pubblico â??mea culpaâ?? da parte di chi di dovere.
Stando alle apparenze, la nave tedesca â??Cap Anamurâ?? non sembra essere il vascello ideale per foraggiare lâ??immigrazione clandestina; capo di accusa peraltro mosso nei confronti del comandante Stefan Schmidt. Una cosa è certa: sarebbe auspicabile che lo zelo profuso nel difendere le nostre coste fosse indirizzato verso ben altri lidi. Primo fra tutti, lâ??approvazione in Italia di una legge organica sul diritto dâ??asilo da anni invano invocata dalla societĂ civile.
Il Viminale aveva il dovere di accertare la loro identitĂ â?? senza lasciarli abbrustolire al sole per 22 giorni, sulla coperta di un bastimento, come cotolette in attesa di sdoganamento - e di collaborare con lâ??Acnur, lâ??agenzia dellâ??Onu preposta allâ??assistenza dei rifugiati di mezzo mondo, nel rispetto del diritto internazionale. La burocrazia invece ha preso il sopravvento rivelando peraltro lâ??inadeguatezza della normativa comunitaria, nellâ??ambito dellâ??Unione Europea (Ue). Il paradosso è evidente: si parla di villaggio globale e poi lâ??Europa si rivela un continente incapace di far fronte, in maniera convincente, ai problemi dellâ??immigrazione. Un fenomeno, questo, che esige la definizione di politiche solidaristiche nellâ??interesse di tutti, indipendentemente dallâ??appartenenza etnica, religiosa e linguistica. La legalità è direttamente proporzionale al grado di civiltĂ di un popolo e al rispetto delle convenzioni preposte al bene comune. Se verrĂ dimostrato che questi profughi sono dei malfattori è bene che vengano giudicati per i loro crimini, ma se fosse diversamente, sarebbe auspicabile un pubblico â??mea culpaâ?? da parte di chi di dovere.
Stando alle apparenze, la nave tedesca â??Cap Anamurâ?? non sembra essere il vascello ideale per foraggiare lâ??immigrazione clandestina; capo di accusa peraltro mosso nei confronti del comandante Stefan Schmidt. Una cosa è certa: sarebbe auspicabile che lo zelo profuso nel difendere le nostre coste fosse indirizzato verso ben altri lidi. Primo fra tutti, lâ??approvazione in Italia di una legge organica sul diritto dâ??asilo da anni invano invocata dalla societĂ civile.
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