di Bruna Iacopino
“Stiamo tornando indietro nella storia, tutti quanti si ricordano cosa hanno fatto Eichmann, Himmler, Hitler… i campi non sono altro che lager contemporanei, bisogna dire basta!”. Parla con rabbia, scandendo bene le parole, Giuseppe Salkanovich, 32 anni, nato e cresciuto in Italia, ma senza la cittadinanza. Le scandisce di fronte ad una platea composta da rom e gadjè concentrati in Piazza del Campidoglio per il presidio di protesta indetto nel tardo pomeriggio di ieri dalla comunità rom e dalle associazioni vicine. Una piattaforma che in pochi giorni, ancora di lutto per la morte di quattro bambini, ha raccolto numerose adesioni e ieri ha visto scendere in piazza uomini e donne, pronti a dire no al piano nomadi voluto da Alemanno e ancor prima da Veltroni.
Ore 18.15, Piazza del Campidoglio è già piena di gente, donne con bimbi piccoli in braccio reggono con l’altra mano ampi striscioni di rivendicazione, i bambini più grandi hanno il loro cartello personale e lo reggono stretto. Al centro un capannello di gente a intercettare gli interventi al megafono che stenta a farsi sentire. Le parole d’ordine arrivano però forti e chiare: “ Basta con la speculazione sulla testa dei rom! Basta con la ghettizzazione! Basta col piano nomadi... tutti quanti devono capire che siamo rom e non nomadi!”
“Vi dovete integrare ci dicono! Si… e come si fa a integrarsi abitando in un campo che sta fuori città?”. Più che parlare Giuseppe mi urla la sua rabbia contro le istituzioni. Da rappresentante del Comitato dell’ex Casilino 900 ( che riunisce 350 persone, tra uomini, donne bambini e anziani), sgomberato un anno fa da questa amministrazione, esprime una posizione condivisa.
I suoi abitanti smembrati tra i diversi campi attrezzati di Salone, Amarilli, Camping River erano stati convinti da una promessa, quella che dopo un periodo provvisorio che sarebbe durato dai 4 ai 6 mesi, sarebbe stata trovata una soluzione definitiva, compresa l’assistenza per la scolarizzazione, il percorso di inserimento lavorativo, in particolare per i giovani…
Giuseppe mi mostra il protocollo che stringe tra le mani, alla prima pagina le firme che contano: quella del sindaco Alemanno, del prefetto Pecoraro, dell’assessore Belviso.
Tutto messo nero su bianco e non rispettato. “Se mi avessero detto che le cose sarebbero andato a finire così, mi sarei fatto ammazzare piuttosto che uscire da Casilino 900!”
I campi attrezzati? Dei moderni lager, non ha dubbi nel ripeterlo, lo aveva detto prima al megafono. “Le condizioni sono disastrose, viviamo all’interno di roulotte da campeggio, una attaccata all’altra, non esiste la privacy, né l’acqua potabile, i bambini non hanno spazi dove poter giocare e se escono abbiamo paura vengano aggrediti dai cani randagi che circolano liberamente… ho reclamato più volte all’ufficio competente ma non è servito a nulla.”
Il campo di Salone, dove vive con la sua famiglia si trova a tre km e mezzo dalla prima fermata dell’autobus, lontano da tutto e da tutti.
“Perché ci vogliono ghettizzati?” insiste con la stessa rabbia iniziale. “Siamo disposti a pagare le tasse e rispettare le regole, ma ci devono mettere in condizione di farlo…”
Lui come molti altri, recupera il metallo che trova vicino ai cassonetti e lo rivende, ma una cosa proprio gli sfugge e non solo a lui: “Che fine hanno fatto i 32 milioni di euro stanziati per il Piano nomadi?” Chiede.
Una domanda a cui per il momento sembrano mancare risposte e che si aggiunge all’ulteriore stanziamento chiesto da Alemanno in questi giorni all’indirizzo del Ministro Maroni.
E la battaglia per la casa? E’ appena all’inizio: “ Da oggi in poi continueremo a stare in piazza anche tutti i giorni, accanto ai gadjè che portano avanti la stessa rivendicazione, fin quando non avremo delle risposte…”
Rogo di Roma: Pino Petruzzelli, "Ognuno vede nel Rom il responsabile dei propri fallimenti"- di Brunella Trifilio / "Dichiarazioni Maiolo? Un’estremizzazione del pensiero di Borghezio". Intervista a Fabio Granata - di Elisabetta Viozzi / Piano nomadi, Filippo Miraglia (Arci): "Il piano nomadi ha fallito, i campi vanno chiusi" / Piano nomadi: la demagogia securitaria sulla testa dei Rom - di Bruna Iacopino (dalla rivista Confronti - dicembre 2010)