di Francesco Peloso
dal blog Il mondo di Annibale
I numeri parlano e ciò che dicono non lascia adito a dubbi: in Iraq ci sono stati più di 92 mila morti tra i civili nella fase cruciale del conflitto, cioè nei cinque anni di fuoco che hanno seguito l’invasione del 2003. Senza dimenticare che le rivolte arabe delle ultime settimane, insieme al cosiddetto caso Ruby di casa nostra ed all’assuefazione a notizie divenute ordinarie, hanno fatto passare in secondo piano una serie di stragi “minori” avvenute in questi giorni in Iraq.
Bombe quotidiane, bombe di una guerra infinita per un nuovo inizio che in realtà non c’è mai stato. E’ questo il quadro desolante di un Paese colpito da un conflitto accompagnato da una campagna ideologica senza precedenti. Il dato paradossale è che mentre nel resto della regione si aprono a fatica prospettive nuove, ipotesi originali di democrazia, la nazione sulla quale si è riversato il maggiore sforzo bellico, per “liberarlo” naturalmente, versa in condizioni disastrose. Non è un caso, fra l’altro, che proprio dall’Iraq la fuga dei cristiani è divenuta un fatto endemico; l’etnicizzaizone del conflitto, la lotta spietata contro le minoranze, sono elementi tutt’altro che trascurabili dello scenario iracheno.
In quanto ai numeri, eccoli nel dettaglio.
Sono 92.614 le vittime civili irachene che si contano tra marzo 2003 a marzo 2008, cioè nella fase principale della seconda guerra d’Iraq, la maggior parte delle quali sono morti violente per mano ignota. E’ il bilancio frutto di una dettagliata analisi dei decessi tra i civili iracheni avvenuti in Iraq dal 2003 al 2008 pubblicato sulla rivista “PLoS Medicine” da Madelyn Hsiao-Rei Hicks del King’s College di Londra. L’analisi è stata effettuata sulla base di dati dell’Iraq Body Count (Ibc), un progetto non governativo che confronta dati sui decessi rilevabili dai media con quelli degli ospedali, degli obitori, delle organizzazioni non governative.
Dall’analisi emerge che la maggior parte delle morti violente di civili iracheni sono avvenute per mano ignota e sono primariamente frutto di esecuzioni sommarie o di attentatori suicidi, autobomba, colpi di mortaio. A pagare il prezzo maggiore, è emerso dall’analisi, sono stati donne e bambini, come dimostrato dall’indice cosiddetto della ‘guerra sporca’ che è il rapporto delle vittime donne e bambini sul totale dei civili uccisi.