di Osservatorio Tg
I TITOLI DEI TG DI MERCOLEDI' 16 FEBBRAIO 2011 - La politica resta in primo piano su tutti i TG; con delle differenze sostanziali. Su Tg1, Tg4, Tg5 e Studio Aperto, in scaletta c'è la politica del fare - con Minzolini che già nel titolo ci informa del ritorno della social card e delle tasse sospese per gli Aquilani- mentre, nei tg mediaset, arriva dopo la cronaca. Per gli altri telegiornali, Tg3 e Tgla7, la pagina politica sin dai titoli coincide con quella giudiziaria dell'affaire Ruby. Il TG3 dedica oltre quattordici minuti alla vicenda, con vari pezzi compreso quello sul verbale di Ruby - servizio questo anche nel tg di Mentana- finora rimasto segreto.
Il tg di Bianca Berlinguer lascia in coda al sonoro , alla valutazione dei telespettatori, le foto con le ragazze in versione babbo natale alle feste del premier e giudicate caste, invece, da Studio Aperto e Tg4 che nel titolo si chiede "dov'è lo scoop?". Immancabili , notiamo, per Studio Aperto, TG5 ed il telegiornale di Fede, i servizi di approfondimento sul caso delle gemelline pugliesi scomparse ed anche sui risvolti delle indagini relative al caso Avetrana. Ma è il TG4 a superarsi con un pezzo sulla scomparsa di Yara da Brembate Sopra, nonostante la richiesta della comunità bergamasca di mantenere un rispettoso silenzio stampa. Prova a parlarne anche con il presiedente della Fnsi Roberto Natale, in diretta telefonica, provando a tirare fuori la legge sulle intercettazioni, ma è una battaglia persa per Fede.
Con l'arrivo improvviso del rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi, ieri, tutti i telegiornali di prime time, sono stati costretti a dare la notizia. Oggi tg1 e mediaset, invece, recuperano e forniscono i dati positivi in arrivo per l'economia. Tuttavia, osserviamo, come il mondo resti ampiamente fuori dai tg di casa nostra. Il tg3 ne parla dopo 24 minuti con due pezzi: uno generico con le rivolte dall'Iran alla Libia ed un pezzo sull'Egitto che tenta di tornare alla normalità. Necrologia dall'Estero invece per il tg1: che in un collegamento da Il Cairo ci informa come le dimissioni forzate di Mubarak , avrebbero fortemente compresso la salute del raìs, tanto da essere vicino alla morte. E che anche Ben Alì sarebbe in coma.
Le proteste in Libia diventano una notizia. Di come il mondo arrivi nelle nostre case attraverso i tg italiani, è il tema dell'approfondimento del commento con Francesco Peloso, coordinatore del blog "Il mondo di Annibale". L'emergenza sbarchi a Lampedusa, in modo diverso trova spazio un po' ovunque. Con il Tg1 che scopre che i tunisini pagano per partire e nelle interviste registra la paura degli isolani per eventuali malattie.
Dal servizio del tg3 capiamo invece, che i tunisini a Lampedusa non hanno difficoltà con gli abitanti e che non vogliono restare in Italia; ma andare in Francia. sentito gli stranieri sbarcati che dicono di voler andare in Francia il prima possibile. Di minacce delle br al premier notizia soltanto su tg1, tg4 e tg5. Gli altri l'hanno evidentemente bucata. Nota sindacale in chiusura per il tg1 con un comunicato dell' Usigrai, sintesi delle istanze dei suoi giornalisti, in cui si chiede alla direzione di indicare quali interventi intenda prendere per fermare l'emorragia di ascolti ed in cui si rivendica la pluralità dell'informazione. Nella risposta il direttore Minzolini sottolinea come tutto questo già esista è che chi lo ha preceduto ,ha fatto peggio di lui in termini di ascolti.
Il Commento di Francesco Peloso, coordinatore
www.ilmondodiannibale.it
intervista di Michele Cervo
Da due mesi le aperture di quasi tutti i telegiornali esteri, in particolare europei ed americani, sono dedicate alla situazione nordafricana. In Italia non è stato così. Tralasciando gli ultimi due giorni, nelle settimane scorse queste notizie hanno avuto quasi sempre posizioni secondarie nelle scalette dei Tg. Questo vuol dire che c'è un certo provincialismo nei media italiani?
"Questo vuol dire che siamo rinchiusi in una vicenda nazionale che ci sta escludendo dal resto del mondo. In sostanza è abbastanza ovvio che una crisi di governo, istituzionale, politica come quella che stiamo vivendo in Italia, prenda le aperture dei telegiornali e dell'informazione. E' allo stesso tempo clamoroso che una rivolta diffusa in tutto il nord Africa di queste proporzioni, tanto che si parla di un 89 arabo di una trasformazione complessiva di un mondo così vasto è clamoroso che questo non sia al centro dell'informazione. Perché questo è un mondo a noi vicino, è il mondo col quale conviviamo, è il mondo che ci circonda, sia dal punto di vista dell'immigrazione dei rapporti economici, ma direi anche della cultura comune che abbiamo. Tutto questo non esiste, perché l'Italia è chiusa dentro la propria crisi e non ha una politica estera degna di questo nome da molti anni".
Come giudichi la qualità dei servizi delle pagine esteri dei principali telegiornali?
" E' molto limitata, ogni tanto qualche buon servizio c'è. Ma complessivamente è scarsa, perché dovrebbero cambiare le priorità complessive della nostra informazione. Sarebbe stato importante che venisse sottolineato quanto quello che sta avvenendo nel nord Africa, nel Magreb, ci riguardi in maniera concretissima. Abbiamo assistito per anni ad una politica migratoria a proposito della Lega Nord e di questo governo. Ora scopriamo che tutto questo era costruito su rapporti con regimi autoritari che attraverso controlli polizieschi non facevano muovere la gente. Per questo il paragone con l'89 è importante perché in qualche modo nel momento in cui in questi paesi, come avvenne con la cortina di ferro, cadono le proibizioni poliziesche, si riversano una massa di persone sulle nostre coste. Il che significa che ci sono state raccontate una serie di clamorose balle. Su come l'Italia avrebbe potuto limitare l'immigrazione con i pattugliamenti, una serie di cose improbabili. Però questo è un elemento fondamentale che manca nell'informazione di queste settimane".
Le poche notizie o reportage dall'estero è dovuto al fatto che i telespettatori sono poco interessati?
"E' evidente che se tu educhi per vent'anni il pubblico a vedere un certo tipo di programmi poi quelli diventano i programmi fondamentali della televisione. E' ovvio che far scomparire l'informazione internazionale, il mondo, dalle nostre prime pagine vuol dire diventare un paese che perde cultura, che perde senso di se, che non si confronta con gli altri. Certo può essere vero che in questo momento se tu proponi all'improvviso la politica estera non sei tanto seguito. Ma è tutto da dimostrare. Perché qui non si tratta di dare quattro notizie in fila su Mubarak che cade o Ben Ali che fugge, ma di raccontare altri mondi. Il problema è qualcuno ci sta provando? Non mi riferisco soltanto all'informazione dei Tg . Secondo me questo è vero in generale per le trasmissioni d'informazione della Rai e non in generale. Cioè ritengo che ci sia poco coraggio. E questo determina un impoverimento della nostra capacità critica della nostra cultura del nostro modo di essere cittadini del mondo globale".
Dati Auditel martedì 15febbraio 2011
Tg1 - ore 13:30 4.411.000 24,30% ore 20:00 7.238.000 26,51%.
Tg2 - ore 13:00 3.006.000 17,88% ore 20:30 2.167.000 7,32%.
Tg3 - ore 19:00 2.892.000 14,47%.
Tg5 - ore 13:00 3.983.000 23,41% ore 20:00 5.539.000 20,31%.
Studio Aperto - ore 12:25 2.712.000 19,76% ore 18:30 1.507.000 9,14%.
Tg4 - ore 19:00 1.382.000 6,80%.
Tg La7 - ore 13:30 1.100.000 6,06% ore 20:00 2.751.000 10,06%.
FONTE: www.tvblog.it