di redazione
Può un uomo gravemente cardiopatico condividere lo stesso spazio vitale da mattina a sera con altri 8 uomini tutti fumatori? Il buon senso, senza bisogno di particolari cognizioni mediche direbbe chiaramente di no, e invece è la sorte che è toccata a un detenuto pugliese di origini francavillesi, recluso nel carcere di Bari. A lanciare un accorato appello è, con una nota inviata oggi, l’Osservatorio permanente delle morti in carcere, che racconta come Massimo Di Palmo, questo il suo nome, sta conducendo la sua personale battaglia legale per riuscire a veder riconosciuto il suo diritto alla salute e dunque, quanto meno, il ricovero ospedaliero. Ricovero peraltro già disposto dal giudice del tribunale di Brindisi Giuseppe Licci presso la struttura ospedaliera del capoluogo pugliese. Da qui il dramma: non solo le strutture carcerarie subiscono il dramma del sovraffollamento ( la Puglia per esempio presenta un tasso di sovraffollamento pari al 185%, con una capienza regolamentare di 2.528 posti, mentre i detenuti presenti sono 4.733), ma anche gli ospedali e in questo caso l’ospedale barese che ha rigettato la richiesta.
Roba da terzo mondo…? Non proprio visto che tra suicidi e malasanità nelle carceri si continua a morire, uno stillicidio continuo.
Sempre ieri, riferisce l’osservatorio, nelle patrie galere sono morti altri due detenuti. Un ragazzo di 29 anni, recluso dal 2010 presso l’OPG di Montelupo Fiorentino è stato trovato morto nel bagno della cella dove stava da solo, probabilmente dopo aver aspirato gas dalla bomboletta di gas data in dotazione normalmente ai detenuti. Ennesimo caso di suicidio, denuncia il SAPPE.
Mentre la malasanità è quella che avrebbe portato alla morte di Francesco Sparaccio, 53 anni, ex boss della Sacra corona unita pugliese, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Francesco Incantalupo.
Sparaccio stava in carcere dal 2003. Il 25 gennaio di quest’anno il suo legale difensore aveva fatto richiesta di urgente trasferimento presso una struttura ospedaliera giacché il suo assistito aveva cominciato ad accusare forti dolori al ventre e allo stomaco. La richiesta rimane inevasa, Sparaccia viene trovato morto ieri nella sua cella nel carcere di Carinola, in provincia di Caserta. La famiglia ha già presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Caserta onde accertare eventuali responsabilità e negligenze.
Alla luce dei casi sopra esposti non sembra essere casuale la denuncia appello diramata da Patrizio Gonnella e Luigi Manconi, delle associazioni Antigone e A buon diritto affinchè le regioni, che ancora non si sono munite della figura del Garante dei detenuti, lo facciano al più presto.
''L'Italia, nonostante esista un obbligo in tal senso da parte delle Nazioni Unite – scrivono in una nota - non ha mai istituto un organismo indipendente di controllo dei luoghi di detenzione''. ''Alcune competenze, prima fra tutte quella alla salute, ma anche la formazione professionale e l'orientamento al lavoro - dicono Manconi e Gonnella - sono di pertinenza regionale o comunque territoriale. Anche per questo in alcune regioni sono state prima istituite e poi nominate figure di protezione e promozione dei diritti di coloro i quali hanno la propria libertà personale ristretta o limitata. Da qui l'importanza, ma anche l'urgenza, di disporre in ogni regione di una istituzione a cui i detenuti possano rivolgersi e dalla quale possano ottenere risposte, sostegno, facilitazione all' esercizio dei diritti''. ''Chiediamo quindi che nelle sei regioni si proceda alla nomina di un Garante autorevole, indipendente rispetto all'amministrazione della giustizia, esperto e motivato'', concludono.
E, guarda caso due delle sei regioni “incriminate” starebbero nella lista delle inadempienti: Puglia e Toscana, a cui vanno aggiunte Emilia Romagna, Piemonte, Sardegna, Umbria.
Tornando ai dati dell’osservatorio con le ultime due morti i decessi in carcere sono saliti a 28, di cui 10 suicidi accertati.