di Al. Gu.
da Il Messaggero
I giornalisti precari: l’azienda viola gli accordi, entrano solo i raccomandati
ROMA - Protesta e sit in sono scattati per l’assunzione di un giovare dal cognome (e quindi dal papà illustre) al tg di Rai Sport, scavalcando decine di altri candidati con più ”punteggio” di lui. Ma è stata solo l’ultima protesta dei precari Rai, un esercito di oltre 600 giornalisti che l’azienda utilizza a contratto, in alcuni casi da oltre dieci anni. Tutti professionisti in attesa di assunzione e per i quali è stato creato un apposito ”bacino” che doveva regolamentare graduali assunzioni. Ma l’ultimo accordo quadro tra sindacati e azienda non arriva alla firma da oltre un anno e intanto, secondo i precari e il sindacato giornalisti che il appoggia, in Rai si procede ad assunzioni secondo criteri del tutto arbitrari. Invece «anzianità , territorialità di servizio e provenienza dalle scuole di giornalismo dovrebbero essere i criteri di selezione sempre e comunque» ricordano Fnsi, Stampa romana e Usigrai.
Dal coordinamento dei precari arriva addirittura la denuncia di una manovra politica, che comunque raccoglie smentite sdegnate. Sarebbe in atto il tentativo di lasciare a casa almeno un anno i giornalisti politicamente ”sgraditi” per introdurre poi una norma che blocca il parametro nell’anzianità di servizio se negli ultimi tre anni non c’è stata continuità di collaborazione. «Un accordo che non sottoscriveremo mai» assicura il segretario dell’Usigrai Roberto Natale.
Accumulare giorni e mesi di servizio nell’ambito degli ultimi dieci anni è il modo migliore per balzare in testa alle graduatorie e, quando la Rai apre i varchi a qualche assunzione (le ultime promesse erano 40) avere il sospirato posto fisso in redazione. E’ una soluzione per cui si battè decisamente anche il centro destra e infatti è Francesco Storace, quando era presidente della commissione di Vigilanza, ad essere stato uno dei padri dei ”bacini”. Poi, come è consuetudine Rai, ci sono sempre altri modi per entrare. Ne sa qualcosa la Lega, che, ultimo Gigi Moncalvo, qualche giornalista a viale Mazzini una volta tornata al governo, è riuscita a piazzarlo. In barba a tutti i ”bacini”.
Ma ora per viale Mazzini il problema da politico sta diventando economico. A inizio anno ben 60 precari hanno fatto causa all’azienda chiedendo l’assunzione a prescindere, per il lavoro già svolto. E pare, come confidano dagli stessi uffici Rai, che otto su dieci abbiano vinto o stiano vincendo la causa. Ogni sconfitta davanti al giudice costa alla Rai 130 mila euro. Se tutti fanno causa il danno è rilevantissimo. E infatti a 220 precari è stato proposto un contratto di sette mesi l’anno per cinque anni in cambio della promessa di non fare causa.