di Giulio Gargia*
*autore del libro sull'Auditel â??L'arbitro è il vendutoâ?, per Editori Riuniti,
responsabile per Megachip della campagna â??Basta Auditelâ?
â??La Repubblicaâ? finalmente si occupa di Auditel. Ci fa piacere che il più grande organo d'informazione progressista si accorga dopo un bel po' di tempo dalle prime denunce giornalistiche che il cuore del problema sono le famiglie-campione e l'assoluta impossibilità pratica di un uso corretto del meter da parte loro. Una cosa che mina alla base la credibilità di una ricerca su cui si fonda tutto lo status quo televisivo italiano.
Speriamo che dopo questo â?? che avevamo segnalato e scritto già a partire dal '99 â?? possano avere seguito le denunce e le interrogazioni parlamentari che sono state fatte sulla base del lavoro giornalistico di chi scrive, a partire dalla prima firmata dai deputati DS Siniscalchi e Barbieri. Quello che ci fa meno piacere è che nelle complessive quattro pagine finora dedicate dal giornale di Scalfari alla vicenda non si citino alcuni protagonisti storici che hanno avuto il merito di parlare di Auditel quando nessuno lo faceva.
E parlo del professor De Cristofaro, che per primo ha denunciato i limiti statistici dell'indagine Auditel, del professor Flavio Manieri, che al CNU (organo dell'Authority) ha più volte portato all'attenzione di Cheli la vicenda, e delle nostre associazioni, Megachip e Articolo 21, che per prime hanno lanciato una campagna sociale, dal titolo â??Basta Auditelâ?, invitando a segnalare le famiglie-campione proprio per denunciare tutte le anomalie che derivano dal sistema. Di tutto ciò non c'è traccia nelle (benedette) quattro pagine finora dedicate al problema. Siccome è impossibile che Roberta Gisotti, la collega che ha scritto i pezzi, non fosse a conoscenza di ciò, essendone stata protagonista e testimone insieme, dobbiamo desumere che si tratti di omissioni dovute a chi quei pezzi li ha impaginati. A loro va il nostro sommesso appello: la memoria di una vicenda è importante, va riportata correttamente e nella sua interezza.
Basta poco. Soprattutto quando si citano famiglie-campione scoperte dal lavoro delle associazioni (come quella di Viareggio o quella di Napoli) grazie alla campagna su citata. Serve per far rinascere , anche in questi campi, la fiducia nel lavoro collettivo
e nella democrazia della comunicazione. Se oggi abbiamo i dati di oltre una quarantina di famiglie- campione e una serie di altri dati inediti che possono stroncare la residua credibilità dell'Auditel, (di cui ci accingiamo a dare notizie alla stampa nazionale ), si deve anche al lavoro di Megachip e Articolo 21. Basterebbe ricordarlo, soprattutto da parte di chi ne è informato.