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Articolo 21 - Editoriali
Un week end da precari
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di Federico Sallusti

Maroni alle aziende: assumete per il fine settimana. E riparte l'attacco all'articolo 18 Mercato flessibile Con la riforma degli ammortizzatori sociali si chiude il patto per l'Italia. Il passo successivo: la modifica del licenziamento per ingiusta causa

da Il Manifesto

Uno che mantiene le promesse, Maroni. Il ministro del welfare si presenta in sala stampa e parla di pensioni, mercato del lavoro, legge Bossi-Fini e quant'altro direttamente o indirettamente riguardi il dicastero che presiede. Protesta perché, in vista della vendemmia, non può accontentare le aziende agricole, che gli hanno chiesto di aumentare le quote di extracomunitari, braccia per l'agricoltura. Il ministro dell'interno (l'azzurro Pisanu) non porta il decreto sulla Bossi-Fini in consiglio dei ministri. «Da almeno quattro mesi sollecitiamo - dice tra il serio e il faceto - non si capisce in che cassetto sia finito». Già esauriti i posti, si rischia di bloccare la stagionalità del precariato immigrato. Annuncia che nel Dpef è contenuto l'ultimo tassello che completa il mosaico del patto per l'Italia. La riforma degli ammortizzatori sociali chiude il cerchio attorno all'accordo che, rimarca, «solo la Cgil non ha firmato». Poi via alla modifica dell'articolo 18, con buona pace degli ingiustamente licenziati: i sussidi nuovi di zecca e la modifica allo Statuto dei lavoratori vedranno luce «entro il 31 dicembre 2004». «L'impegno assunto nel Dpef - dice - è solenne». Dunque, per fine anno verrà approvata la legge 484bis, impantanata da qualche parte nella fitta agenda del parlamento. «La finanziaria - aggiunge - prevederà ulteriori risorse: 710 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali». Intanto, però, arrivano i 310 milioni per un piano di sostegno ai dipendenti delle piccole imprese tessili della provincia di Bergamo. Nulla in contrario, se non che oltre all'«amato» bargamasco ci sarebbe anche qualche altra zona d'Italia piuttosto affamata, anche dalle ultime scelte di politica economica del governo.

Gli ammortizzatori sociali, rinnovati in ossequio alla riforma del mercato del lavoro, apriranno in Italia una strada sempre troppo poco battuta, ma dall'altra parte saranno preludio all'attacco alla diligenza dei diritti. L'articolo 18, baluardo contro le ingiustizie e risultato di lotte decennali dei lavoratori, sarà sacrificato sull'altare del nuovo mercato del lavoro, che esige flessibilità e licenziamento facile.

Altro argomento caro al ministro è, ovviamente, la progressiva introduzione delle forme contrattuali contenute nella riforma «Biagi». Con uno stillicidio di circolari applicative, Maroni sta raggiungendo lo scopo di istituzionalizzare varie figure di precariato. E' il caso di dirlo, per tutte le stagioni. «Evidentemente il ministro è preoccupato perché i rinnovi contrattuali non recepiscono il `lavoro a chiamata'» dice in una nota Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil. L'estate fa esplodere le richieste sul settore del turismo. Ebbene, Maroni ha consigliato agli operatori turistici il «lavoro a week end». Non casuale questa uscita del ministro. Questa forma contrattuale rientra nella categoria più ampia del «lavoro a chiamata». Il job on call può essere sempre applicato in via sperimentale per i giovani fra i 18 e i 25 anni e per i lavoratori over 45 espulsi dal mercato del lavoro. Per le altre categorie, questo tipo di rapporto si può applicare solo per le causali espressamente previste dai contratti collettivi nazionali. «Il lavoro `a week end' prevede però indennità fortemente inferiori a quelle del lavoro a chiamata ordinario - spiega Alessandro Genovesi della Cgil - visto che viene corrisposta solo per i giorni lavorati e non per quelli in cui si rimane in attesa di essere chiamati al lavoro».

Oltretutto, proprio al riguardo, è in corso una polemica fra i sindacati e il ministro sull'interpretazione della stessa legge «Biagi». Secondo Maroni non si applicherebbero le restrizioni previste per il lavoro a chiamata sulla variante «week end», mentre per i sindacati non sarebbe così. Il sottosegretario Sacconi avrebbe confermato la posizione dei sindacati, rispondendo a un quesito al proposito postogli dalla Fipe.

Ma Maroni, a quanto pare, tira dritto per la propria strada. Nel tentativo di far recepire il più in fretta possibile i dettami della legge 30, con buona pace persino delle linee guida iniziali. Tutto perfettamente in stile.

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