di Santo Della Volpe
“Tutto il mondo ci guarda,tutti stanno aspettando di vedere questo processo e soprattutto come andrà a finire”:Il dottor Raffaele Guariniello è a metà della sua fatica e nell’orgoglio di vedere finalmente arrivare in porto questo processo “mostruoso” per numero di persone convolte,non nasconde anche qualche preoccupazione:”ma è solo per la fatica che ci aspetta, non certo per l’inchiesta che abbiamo svolto che credo sia stata molto accurata. Sarà un processo giusto, per i familiari delle vittime e per gli imputati. Un processo che è solo l’inizio” ci dice poi tranquillo, nel suo ufficio del 5° piano del Palazzo di Giustizia torinese. Inizio in che senso? “ Innanzitutto perché sarà molto lungo,basti pensare che solo la costituzione delle parti civili occuperà almeno le prime due udienze. Ma poi perché questo processo è solo il primo per l’Eternit. Vede ,per esigenze processuali noi ci siamo fermati nell’istruttoria ai morti ed ammalati prima del febbraio 2008. ma da quel momento in poi,purtroppo,le vittime sono continuate a crescere, ci sono stati altri ammalati e morti per amianto. E così è partita un altro processo Eternit 2. Purtroppo di processi Eternit ne sentiremo parlare per molto tempo, i nostri eredi ed eredi degli eredi ne parleranno ancora, se giustizia si deve fare fino in fondo”. Perché c’è voluto un secolo per colpire un’intera città e tante aree dell’Italia e del mondo dove si lavorava l’amianto. Ci vorrà un secolo ,forse, per scoprire i morti per questa malattia, il mesotelioma da amianto,che ha colpito 2857 persone(le parti lese comprese nel processo),2056 delle quali sono già deceduti a Casale Monferrato(Alessandria),Cavagnolo (Torino), Bagnoli (Campania) e Rubiera (Emilia-Romagna);833 sono le persone invece ammalate(accertate) e presenti nel processo di Torino,in gran parte,ormai, cittadini ,persone che abitavano nei comuni dove c’erano gli stabilimenti Eternit, soprattutto a Casale Monferrato. Perché ormai i dipendenti Eternit in vita sono pochi, ma anche perché questo processo ha la particolarità di essere il primo processo in Europa (il secondo per dimensione nel mondo dopo quello di Bopal in India)per un vero disastro ambientale che ha coinvolto aree urbane e densamente abitate. Anche per questo è un processo importante cui guardano da tutto il mondo.
Mentre in Europa il picco delle morti causate dal contatto con il minerale-killer si avrà nel 2020, nel resto del mondo, quello povero, è difficile immaginare che si possa porre fine all’onda lunga delle vittime. E’ anche pensando a questo scenario globale che a Torino, dentro e fuori il Palazzo di Giustizia , in occasione della prima udienza , si «celebrerà» spontaneamente una sorta di giornata della memoria e della denuncia, da parte dei reduci dalle fabbriche della multinazionale: italiani, francesi, belgi. Affiancati dalla gente dove quegli stabilimenti erano stati realizzati, colpita anch’essa dalle fibre d’amianto sbriciolate nell’aria respirata da adulti e bambini.
I pm Raffaele Guariniello, Sara Panelli e Gianfranco Colace contestano ai due imputati alternatisi alla guida della multinazionale nel ventennio 1966-86 , il barone belga Louis de Cartier de Marchienne e lo svizzero Stephan Schmidheiny , due reati:l’articolo 437 del Codice Penale,l’Omissione dolosa di cautele antinfortunistiche(reato che riguarda solo i lavoratori ex dipendenti dell’Eternit) e l’articolo 434 del Codice Penale,il Disastro Doloso,per aver creato le condizioni di un disastro a carattere permanente.
A Casale Monferrato, dove Eternit aprì il suo stabilimento all’inizio del ’900, l’azienda usava cedere a prezzi simbolici gli scarti di lavorazione a «privati e enti pubblici» scrivono i magistrati nel capo di imputazione. L’amianto veniva usato per la pavimentazione di strade, cortili, aie e per la coibentazione di sottotetti. «In questo modo si è determinata un’esposizione incontrollata e perdurante all’amianto delle popolazioni», compresi «i fanciulli e gli adolescenti durante le attività ludiche».I bambini giocavano. E in molti casi, giocano ancora nei cortili rivestiti di cemento misto ad amianto,il “polverino” come veniva chimato dagli abitanti di Casale Monferrato. L’accusa: «I pericoli per la salute sono stati tenuti nascosti». Una strage di innocenti, per la procura di Torino. Guariniello: «Costerà vite umane anche la rimozione dei manufatti di amianto se non si osserverà ogni precauzione prevista». Perché le richieste degli abitanti delle città colpite sono riassunti in tre parole: Giustizia (per il processo), Ricerca (per incrementare la ricerca medica in modo da trovare un rimedio contro il mesotelioma alla pleura,oggi inguaribile), Bonifica (l’eliminazione cioè di tutto l’amianto ancora in circolazione,che continua a creare morti su morti)
Dice Bruno Pesce, leader storico dei sopravvissuti alla strage: «Solo a Casale, 32 mila abitanti, e nel circondario ci sono già stati più di 500 morti fra i familiari dei lavoratori e quanti non sono mai entrati nello stabilimento Eternit. Quest’anno, per la prima volta abbiamo superato la soglia delle 50 nuove diagnosi di mesotelioma nell’arco di 12 mesi. Speriamo di non dover attendere il 2020 per toccare il picco. Per quella data, purtroppo, saranno oltre mille le vittime solo fra i “cittadini”».
I pm hanno costruito un atto di accusa in 220 mila pagine di documenti e testimonianze, scannerizzate e confluite in una banca dati a disposizione dei giudici e delle parti. Le ultime deposizioni le hanno raccolte in extremis;perché è emerso che a Casale, cessata la vendita degli scarti ai privati, l’Eternit usasse farli macinare sul piazzale della fabbrica per reimmetterli in produzione;bastava un po’ di vento per far arrivare quelle fibre di amianto ovunque,sulle case e sui terreni coltivati. Accadeva ancora ad inizio Anni 80.
Per questo l’inchiesta «Eternit 2», del tutto uguale alla prima, annovera già 100 vittime solo fra Casale e Cavagnolo (Torino), l’asse lungo il Po dei morti dell’amianto italiano. Dove si è formata una coscienza civile, ci si è organizzati. Non così a Bagnoli, dove gli oltre 500 morti fra i lavoratori Eternit del posto sono stati scovati solo dagli epidemiologi di Guariniello,dopo aver controllato tutte le cartelle cliniche dei ricoverati ed i referti medici dei decessi degli ex dipendenti Eternit e degli abitanti della città-quartiere napoletana.
Il quarto stabilimento coinvolto dalla maxi-inchiesta torinese è quello di Rubiera (Reggio Emilia) diventato Eternit solo nel 1980 e che ha provocato meno vittime.
Il collegio giudicante - presidente Giuseppe Casalbore, a latere Fabrizia Pironti e Alessandro Santangelo - ha autorizzato alcune parti civili a citare per l’eventuale risarcimento anche 6 società, per lo più svizzere, collegate agli imputati. La posta in gioco è alta: 5 miliardi di Euro di risarcimento richiesti da 4-4500 parti civili,tra le quali ,oltre ai familiari delle vittime, spicca l’Inail per 245 milioni di Euro e l’INPS, che ha chiesto 2 miliardi di Euro di risarcimento per i costi “sociali” sopportati per i malati di aminato. Poi ci sono 50 enti ed associazioni che hanno chiesto di costituirsi parti civili.Per cui la cifra di 5 miliardi di risarcimento è solo una stima: anche perché 700 vittime, per 15-20 milioni di euro complessivi, si sono già accordate con gli svizzeri. Solo all’inizio del processo,nella giornata interamente riservata alla registrazione delle parti civili con 8 postazioni e 16 cancellieri al lavoro - si avranno numeri precisi.
E poi c’è la novità dell’ultima ora del processo Eternit: lo Stato italiano (nella persona della Presidenza del Consiglio dei Ministri) è stato citato in giudizio. Come anticipato giorni fa da Articolo21, lo Stato compare nell’aula di un suo Tribunale, a difendersi “…per non aver adottato i provvedimenti necessari a garantire il rispetto dei principi costituzionali e l’attuazione delle specifiche direttive CEE in materia di tutela della salute dei lavoratori…”.
Una responsabilità comunque “a latere” rispetto a quella dei due imputati maggiori che ,a sentire i difensori, molto difficilmente saranno presenti nell’aula del tribunale di Torino,una delle tre messe a disposizione dalla Procura generale per questo processo ,per il quale sotto attesi a Torino, all’apertura del 10 dicembre, 10 pulmann da Casale Monferrato,5 autobus dalla Francia ed un volo charter da Napoli.