di Giangiacomo Schiavi
da Corriere della Sera
PIANACCIO (Bologna)- E?? un??altra estate che si gonfia di ricordi. Enzo Biagi si volta indietro e dice: «E?? un esercizio al quale sono preparato». Domani compie 84 anni. «Com??è passato tutto in fretta. Era ieri, e io ero un ragazzo che giocava lì fuori». Nella casa di Pianaccio il giorno si consuma nell??attesa. Dal giardino si vedono i faggi, i boschi, l??Appennino selvatico che divide Emilia e Toscana. «Mi sento un sopravvissuto», confessa. «Uno che può dire senza imbarazzo: è accaduto mezzo secolo fa. Io c??ero».
Gli capita spesso di fare l??appello, come a scuola. C??è sempre uno in meno. «Mi porto dietro l??infanzia, i volti e le storie del mio paese. Ho girato il mondo, ma mi sembra di non essere mai andato via da qui». E?? avvolto dalla malinconia, il grande cronista che ha raccontato tutto, e oggi deve fare i conti con una solitudine che pesa: «Dalla vita ho ricevuto più di quel che mi aspettavo. Ma in poco tempo ho dovuto pagare il prezzo di tutto». Ci sono dolori che non guariscono mai. Biagi, in un anno, ha perso la moglie e la figlia. «Cara Lucia - ha scritto nella Lettera d??amore a una ragazza di una volta - penso che la mia vita sia stata felice. Ma il conto è arrivato tutto d??un colpo. Tu mi hai lasciato, Anna è morta all??improvviso, sono stato calunniato e offeso nel mio lavoro».
E?? difficile descrivere uno stato d??animo. Biagi lo fa così: «Sono un uomo timido, solitario, dominato da un forte senso di tristezza». Continua a scrivere perché è il suo modo di reagire, perché anche la moglie avrebbe approvato. «Berlusconi ha detto da Bucarest che ho fatto un "uso criminoso" della tv. Dalla Rai, dopo 41 anni di servizio, mi hanno mandato una disdetta con la ricevuta di ritorno. Bene, rifarei tutto quello che ho fatto. Sono sempre stato dalla parte di quelli che non vincono, di quelli che difendono certi valori di onestà e di decenza».
Non le piace questa Italia?
«Una volta a New York mi chiesero se ero orgoglioso dell??Italia per Leonardo, Fermi, Marconi. No, ho risposto. Lo sono per l??umanità della mia gente che si rivela nei momenti difficili».
E questo lo è?
«Non mi sembra dei migliori. Basta sfogliare i giornali. In politica sembra l??ora del dilettante. Sulle vetrine scrivono: "Saldi". Bisognerebbe leggere: "Soldi". Con lo stipendio si vive tre settimane, la quarta è optional. Per fortuna ci sono figure come Ciampi, che aiutano a trovare un po?? di fiducia».
Il presidente Ciampi è suo coetaneo...
«Lo stimo e apprezzo il suo sforzo per dare ideali e speranza. Credo che debba risolvere più problemi degli altri che lo hanno preceduto».
Tocca sempre ai grandi vecchi insegnare qualcosa?
«Non esistono insegnanti, esistono esempi. Ci sono genitori che dicono: io parlo tanto con mio figlio. Ma se sono noiosi, io dico: povero figlio».
Che cosa pensa della devolution?
«E?? una parola che non capisco. La Lega crede in una cosa inesistente che si chiama Padania. Per me il fiume sacro non è il Po, ma il Piave».
La Rai oggi è migliore o peggiore?
«E?? lo specchio della realtà italiana».
I programmi, allora.
«Bisognerebbe chiederlo a chi li fa, al governo. Viviamo una situazione anomala rispetto al resto del mondo, c??è un premier che controlla Rai, reti private, la più grande casa editrice e un quotidiano».
Suggerisca qualcosa.
«Serve un po?? di coraggio e qualche velina in meno. Propongo un tema: siete contenti di questo governo? Cosa vorreste? Che cosa ci manca?»
Ritorniamo a Benigni, al Fatto dello scandalo?
«Benigni è geniale, mi ricorda i cantastorie che andavano di paese in paese. E Il Fatto è stato giudicato il programma più importante della tv negli ultimi vent??anni».
Anche Montanelli era dalla sua parte?
«Di Montanelli sono onorato di essere stato amico fino all??ultima sera. Nel giornalismo ha lasciato un vuoto incolmabile. Quando mi hanno dato la cittadinanza onoraria di Fucecchio sono stato solo con lui, al cimitero. "Indro - gli ho detto - mi dicevi che Berlusconi bisognava provarlo come un vaccino. Forse abbiamo sbagliato la dose..."».
Giornalista per vocazione, come lei...
«Ho fatto il giornalista come si può fare il prete».
Ha scritto che loro sono stati i più grandi rivoluzionari...
«Confermo. Ho conosciuto don Milani che insegnò l??uso delle parole ai contadini di Barbiana, don Mazzolari che predicava la libertà ai parrocchiani e don Zeno che fondò Nomadelfia. Ricordo le parole di don Zeno: bella fatica che fate voi a voler bene a quelli che avete messo al mondo. E?? a quegli altri che bisogna voler bene».
Dei grandi amici, chi le manca?
«Mi manca Fellini. Una sera gli dissi: "Federico, sei quasi un genio". Risposta: "Togli il quasi per piacere".».
E l??avvocato Agnelli?
«Quando ero in difficoltà mi ha sempre offerto un posto. Prima di morire mi telefonò: debbo dirle cose importanti. Non le saprò mai».
Il cardinal Martini ha detto che si farebbe confessare da uno come lei.
«Lo ringrazio, se metterà una buona parola con il Signore».
Qualcuno da invidiare tra i ricchi e potenti della Terra?
«Mai conosciuto qualcuno che meritasse di essere invidiato».
Una frase che resta?
«Non tornare nel posto dove si è stati felici. Non è mia, è di Dolmann, il cinico e arguto interprete dei colloqui tra Hitler e Mussolini».
E Pianaccio, allora?
«Mi aiuta a stare nella realtà. Qui c??è la mia infanzia, i suoni, i rumori, le paure. Qui mi addormentavo con la musica della pioggia sul selciato e prima recitavo l??atto di dolore. Qui leggevo i Miserabili e mi piaceva Gavroche. Qui sognavo, con i ragazzi della via Paal. Adesso aspetto».
Suonano alla porta. Biagi si affaccia. C??è un tassista di Bologna. Porta le valigie di un vecchio amico, Pietro Garinei. «Tenga duro», gli dice. «Me lo dicono in tanti», risponde Biagi. «Coraggio, non si arrenda», lo saluta. Il giornalista guarda i ritratti di famiglia sul cassettone. «Per essere felici bisogna essere in due», dice. «Quando è sera e fai la cronaca della giornata senti che manca qualcosa di caro». Domani è il 9 agosto. Suoneranno le campane della chiesa: buon compleanno, Enzo.