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E adesso l'Agcom rompa anche il silenzio tv sui referendum
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di Massimo Marnetto

E adesso l'Agcom rompa anche il silenzio tv sui referendum

L'Autorità per le Garanzie per le Comunicazioni (AgCom) ha recentemente battuto un colpo, anche se leggerissimo per Berlusconi e tardivo quanto basta a chiedere la stalla con buoi finiti i 5 telegiornali. Ma almeno il principio è stato affermato: nessuno - nemmeno  il capolista-premier Berlusconi - può  fare il furbo aggirando la "par condicio". Insomma, l'AgCom sembra finalmente reagire agli stimoli. Ora però ci sono i referendum. Ma di acqua pubblica, centrali nucleari e legittimo impedimento molti cittadini non hanno visto nemmeno uno spot televisivo. E in Italia - dove il 70% della popolazione si informa con la tv - questo significa sparare un colpo dritto al quorum, senza neanche fare la fatica di convincere le persone ad "andare al mare" il 12 e 13 giugno.

La palla torna ancora all'AgCom. Che deve  imporre ai canali televisivi di mandare in onda finestre informative chiare ed in condizioni di adeguata visibilità, come di solito avviene in altre consultazione elettorali, con "istruzioni" trasmesse in prossimità delle edizioni dei TG.

Al presidente Agcom Calabrò chiediamo quindi di rompere questo "silenzio televisivo", con "tempi televisivi". Rapidissimi, quindi.

Di certo c'è una cosa: noi - di Articolo 21,  Libertà e Giustizia, Move On Italia, Popolo Viola, con i tutti i partiti e i singoli cittadini che finora si sono mobilitati - continueremo a tenere gli occhi bene aperti.E se gli "spot referendari" non inizieranno subito, torneremo davanti alla sede dell'AgCom e della Rai.

Perché l'informazione è democrazia. E senza l'una, l'altra non c'è.

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