di Articolo 21
Intervista di Monia Cappuccini a Gianfranco Mascia su www.ilsalvagente.it
Tra i quattro referendum è il più politico. Sarà per questo che l’esito del voto sul legittimo impedimento è atteso come il vero test sulla figura di Silvio Berlusconi.
Dopo la batosta alle amministrative, dalla maggioranza dei sì espressi sulla scheda di colore verde chiaro potrebbe arrivare la tanto agognata spallata al governo. Vale a dire: basta con le leggi ad personam che hanno tenuto banco in Parlamento (e nelle piazze) negli ultimi due anni, a suon di approvazioni in aula e di successive bocciature da parte della Corte Costituzionale.
A spiegarci il valore del voto di domenica e lunedì è Gianfranco Mascia un esponente del Popolo Viola (nella foto), e del Comitato referendario dell’Italia dei Valori, promotore del quesito.
Mascia, il legittimo impedimento sembra essere sfuggito dall’attenzione pubblica. Perché è il referendum più politico o perché, come sostiene il Pdl, può ritenersi superato?
Se ne parla poco, questioni come l’acqua o l’energia nucleare toccano più da vicino le persone. Per il legittimo impedimento parliamo di vicinanza democratica, visto che riguarda l’articolo 3 della Costituzione, ovvero l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, violato dal legittimo impedimento che ha creato privilegi per alcuni e disparità di trattamento tra le persone in sede di tribunale.
Lasciare la legge così com’è significa tornare al Medioevo, con i signori che facevano come volevano. Non si tratta di una lotta contro Silvio Berlusconi ma di ripristinare una legge costituzionale di carattere universale.
Ripercorriamo insieme l’iter a singhiozzo della legge…
La prima tappa risale al Lodo Alfano, bocciato dalla Corte costituzionale nel 2009. Nonostante il parere negativo, la sentenza ha scatenato un’enorme protesta in rete sfociata nel No B-day del 5 dicembre 2009. A febbraio-marzo 2010 il legittimo impedimento è stato approvato in Parlamento con soli due voti di scarto, il 27 febbraio il Popolo Viola è sceso nuovamente in piazza con lo slogan “La legge è uguale per tutti”.
Poi lo scorso gennaio la Corte Costituzionale ha espresso parere negativo sulla legge…
Sì, rigettandone gran parte, motivo in più per abrogarla totalmente.
Qui non è in ballo l’immunità parlamentare, ma la difesa della Costituzione e l’indipendenza della magistratura. Con il legittimo impedimento è il Governo, e non i giudici, a decidere se una carica istituzionale può presentarsi in tribunale.
Berlusconi dallo scorso aprile si sta presentando ai processi. Il legittimo impedimento di fatto può essere considerato già nullo?
Lo ha fatto per ragioni di campagna elettorale. Certo, con la prima versione della legge bastava dimostrare l’impegno nell’esercizio delle sue funzioni per evitare il tribunale, che può continuare a fare presentando delle motivazioni valide. Riteniamo giusto concordare i tempi, ma non possiamo accettare che una carica istituzionale si sottragga alla giustizia, tanto più se i reati contestati sono avvenuti fuori dalle stanze del Parlamento, se non addirittura in quelle da letto.
Prima della sentenza della Corte Costituzionale intanto l’Idv si è fatto promotrice del referendum…
Sì, abbiamo presentato 780mila firme nel luglio 2010. La nostra iniziativa si è rivelata tempestiva. Sulla base della sentenza della Consulta, abbiamo riformulato il quesito, lasciando solo l’abrogazione dell’art. 2 e dei commi 1, 2, 3, 5 e 6 dell’art. 1.
In caso di una vittoria dei Sì la partita può dirsi definitivamente chiusa o si intravedono altri pericoli in agguato, vedi la riforma della giustizia?
Una riforma è necessaria, considerata la lentezza della giustizia in Italia. Va detto anche che le leggi approvate finora non riguardano solo il premier ma anche chi può permettersi avvocati in grado di utilizzare cavilli per procrastinare il verdetto del processo fino alla prescrizione. Legali dalle parcelle molto elevate che un imputato qualunque non potrà mai permettersi.
L’esito del referendum assume un significato politico…
Se si raggiungesse il quorum e vincessero i Sì, il governo dovrebbe vergognarsi. Con tutti i problemi che stiamo vivendo – la disoccupazione, l’evasione fiscale, il lavoro che non c’è, il sostegno a guerre non volute - si è occupato solo delle questioni del premier. Non si può più sopportarlo, senza contare il danno economico provocato.
Può quantificarlo?
Certo. Nel biennio 2009-2010 le leggi ad personam sono costate agli italiani 2,5miliardi di euro, calcolati sui giorni e sulle ore lavorate dalle Commissioni e in sede di Camera e Senato.
Un pronostico sulle giornate di domenica e lunedì?
Sul web si parla di referendum, i giornali si sono scatenati, in giro per l’Italia si è attivata una rete capillare di iniziative.
Il clima fa ben sperare. Sono ottimista e penso che lunedì festeggeremo.
Perché bisogna votare sì al referendum per l’abolizione del legittimo impedimento? Perché la legge è uguale per tutti, anche per Silvio Berlusconi. Quando smette di esserlo è segno che non c’è più democrazia. Perché se chi governa un paese è accusato di un crimine ha il diritto e il dovere di difendersi. Ma nel processo non dal processo.
Perché se al governo c’è un mascalzone i cittadini devono saperlo subito. Non dopo che ha lasciato il governo, quando il danno è già stato fatto. Perché chi sta al governo deve fare leggi che servono al Paese e ai cittadini. Non a se stesso. Perché assumere cariche pubbliche è una responsabilità che impone comportamenti trasparenti. Non un privilegio che regala l’impunità ai potenti. Perché è una legge iniqua e ingiusta. Ma noi possiamo cancellarla. Perché è il solo modo democratico per dimostrare che la maggioranza degli italiani non vuole più Silvio Berlusconi al governo e per mandarlo a casa subito!!!!!