di Claudia Consolini
Si è concluso a Deauville il summit dei leader del G8. Gli otto Paesi più industrializzati della Terra, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, che rappresentano il 15 per cento della popolazione mondiale e detengono il 65 per cento del Pil mondiale, nonché i tre quarti della spesa militare, si sono riuniti per discutere il tema caldo sul tavolo dei potenti: la primavera araba, che con le sue rivolte popolari sta ridisegnando la geografia politica del Mediterraneo.
Ha fatto da apripista alla kermesse dei ricchi andata in onda nella Bassa Normandia francese il G8 di Internet, l’E-G8 di Parigi che ha dato appuntamento, nei giorni scorsi nei giardini delle Tuileries, ai potenti protagonisti della rivoluzione che ha cambiato le nostre vite: nomi altisonanti come Eric Schmidt di Google, Jimmy Wales fondatore di Wikipedia, il magnate mediatico Rupert Murdoch, John Donahoe di eBay e Mark Zuckerberg padre di Facebook, sono stati convocati da Nicolas Sarkozy, alla guida della presidenza del G8 di Deauville.
Nell'intervista che il Ceo del gruppo “Publicis” nonché organizzatore del Forum del G8 digitale, Maurice Lèvy, ha fatto a Mark Zuckerberg, Lèvy ha sottolineato che Facebook può contribuire a cambiare la storia, come è successo con le rivoluzioni arabe organizzate dai giovani attraverso il social network. Zuckerberg ha risposto che il merito è della gente non di Facebook: quest'ultimo non è stato né necessario né sufficiente, mentre necessaria e sufficiente è stata la voglia dei popoli di battersi per la libertà e per la democrazia.
Zuckerberg ha ribadito, anche al G8 di Deauville che ha presenziato, come “Internet offra la possibilità di dare voce a tutti e dia alla gente il potere di scegliere”. “Oggi siamo tutti connessi troppo strettamente perchè qualcuno possa fare da solo” tuona il ragazzo idolo degli internauti.
Forse il guru dei social network fiuta un vento troppo ottimista per il futuro della condivisione in rete e della democrazia. Il giurista Stefano Rodotà ha, infatti, commentato ironicamente che “al forum su Internet non era stato invitato il popolo di Internet” ma nell'agenda dei grandi dell’edizione ufficiale del G8 ci piace pensare, invece, che al centro del dibattito sui grandi temi su cui si scommette il futuro del mondo non sia stato dimenticato uno degli attori principali delle democrazie moderne, beneficiario delle scelte politiche, economiche e sociali quale è, appunto, il popolo.
Obama ha parlato, nella Westmister Hall davanti alla platea di deputati e Lord prima di volare al G8 di Parigi, della sua ricetta per il futuro in cui uno degli ingredienti fondamentali è la riaffermazione di una delle più solide alleanze, quella dell'Occidente euroamericano.
Il presidente degli Stati Uniti ha pronunciato un discorso che odora di storia ed in cui ha affermato che l'Occidente è ancora, e lo sarà, una leadership indispensabile nel mondo poiché “noi crediamo nei diritti dei cittadini e li difenderemo”. Obama rifiuta con convinzione il declino dell'Occidente dovuto alla rapida ascesa di Cina, India e Brasile ribadendo la forza dell'Occidente che risiede nei valori comuni che lo “porta a difendere i diritti non solo degli Stati ma dei singoli cittadini”.
Obama, infine, ha sottolineato però che “bisogna procedere con umiltà, nella consapevolezza che non possiamo dettare ogni soluzione nel mondo”.
Intanto “il G8 chiede l'immediata cessazione dell'uso della forza del regime contro i civili in Libia e sostiene una soluzione politica nel paese che risponda alla volontà della popolazione” si legge nella dichiarazione finale del summit di Deauville e si appella anche alla Siria affinché “si fermi l'uso della forza e delle intimidazioni alla popolazione auspicando un dialogo e una stagione di riforme in risposta alle richieste del popolo siriano”.
Ma la vera novità della kermesse dei Grandi è stato il lancio del "partenariato di Deauville" a favore dei paesi mediorientali e nordafricani, protagonisti della primavera araba. "Il G8, ha spiegato il leader francese Nicolas Sarkozy alla presidenza di turno, "starà accanto a tutti i popoli arabi e africani il cui desiderio è di liberarsi di capi di Stato non democratici".
"Il successo delle rivoluzioni in Egitto e in Tunisia è uno dei dossier più importanti del G8 - ha confermato Sarkozy - si tratta di mobilitare un aiuto considerevole". Insomma il G8 sembra aver rilanciato il sostegno alle rivolte arabe ed ai movimenti democratici di quei popoli attraverso un fondo che i capi di Stato e di governo hanno deciso di destinare con un pacchetto finanziario globale da 40 miliardi di dollari.
E’ forse venuto il tempo, oggi, di essere democratici per convinzione e non per differenza, come sostiene Ezio Mauro nel nel libro-dialogo insieme a Gustavo Zagrebelsky sulla felicità della democrazia? E’ forse giunto il momento di usare la democrazia non come strumento ideologico per condurre guerre o alimentare contrapposizioni, ma proponendola senza secondi fini come formula di convivenza, aperta a tutti?
Michelle Obama, nel suo viaggio in Europa come First Lady, rivolgendosi a trenta studentesse extracomunitarie della Elizabeth Garrett Anderson School nel Nord di Londra, ha detto: “Quando vi guardo rivedo la mia storia. Dream big. Sognate in grande” lasciando intendere che nessuno dovrà poter condizionare il loro futuro e che con lo studio, l’impegno e la volontà ognuna di loro avrà una possibilità, potranno scegliere la propria vita, senza paura di rischiare o fallire. Un messaggio forte di democrazia, nel solco di quel rafforzamento dell’alleanza delle democrazie occidentali ribadito, con forza, nei giorni scorsi da Barack Obama e che deve sapere guardare ad un futuro di civiltà, di solidarietà e benessere.