di Tiziana Ferrario*
L??autorevole quotidiano libanese in lingua inglese Daily Star si chiede in un editoriale come mai tanto silenzio nel mondo arabo sulla tragedia del Darfur, la regione occidentale del Sudan dove da 18 mesi si combatte una guerra civile sulla cui matrice ancora non e?? stato trovato un accordo nella comunità internazionale.Il congresso americano ha parlato di genocidio,termine subito smentito dall?? Unione Europea che definisce i 50 mila morti e il milione e mezzo di persone in fuga dai propri villaggi semplicemente una tragedia umanitaria e una violazione dei diritti umani??Il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan ha visitato la regione e ha denunciato il rischio di una pulizia etnica.
Il governo arabo di Khartum e?? irritato e nega di armare le milizie a cavallo-i janjaweed- che seminano il panico tra la popolazione di origine africana e rifiuta qualunque interferenza straniera sul suo territorio.
??Molti cittadini arabi guardano in silenzio alle atrocità compiute in Darfur scrive il Daily Star, perche?? la loro storia moderna gli ha insegnato che non hanno ne?? l??abilita?? ne?? il diritto di discutere sulle politiche del loro governo o di lasciare soli altri governi arabi..l??intera collettività araba e?? precipitata in un triste stato di impotenza nei confronti delle politiche dei loro governi.Guardiamo cosi al Darfur oggi,prosegue il quotidiano libanese -come nei decenni passati abbiamo guardato alle atrocita??- da spettatori addolorati ma senza alcun potere. Come singoli cittadini arabi possiamo fare molto poco per cambiare gli eventi in terre lontane, perche?? possiamo fare poco per cambiare le realta?? nelle terre a noi vicine, Beirut,Amman,Rabat Damasco Riyadh o Il Cairo.?
Una forte autocritica quindi da parte di un quotidiano arabo su una tragedia che sta consumandosi in un paese retto da un governo arabo e che va oltre la singola vicenda del Darfur, e sollecita un dibattito su un più generale problema di riforme e democrazia..
Un conflitto al quale la stampa americana sta dando grande copertura mediatica, a cominciare dal viaggio del segretario Colin Powell nella regione con un aereo di giornalisti al seguito. Da quel momento abbiamo visto continui servizi sui grandi network televisivi, editoriali quotidiani sul New York Times . Un dibattito che ormai negli Stati uniti affianca quello sulla guerra in Iraq e alcuni giorni addirittura lo fa passare in secondo piano. C??e?? chi parla di un?? operazione mediatica della Casa Bianca per distogliere l??attenzione dalle difficoltà del fronte iracheno. Resta comunque il fatto che almeno una delle tante tragedie africane ha ritrovato uno spazio sui giornali americani. Sinora la stampa italiana ??tranne rare eccezioni-si e?? tenuta alla larga dal Darfur e dall??Africa in generale.. Non si sa se per furbizia , per provincialismo o peggio ancora per indifferenza. Il rischio però e?? di entrare a far parte- come scrive il libanese Daily Star parlando delle masse arabe??di quella enorme schiera di persone impotenti e incapaci ormai di reagire di fronte ai massacri,alle violazioni dei diritti umani e alla morte. Ma noi ??a differenza di loro- possiamo reagire.
P.S. sono stata in Darfur lo scorso giugno.tutte le donne che ho incontrato in un capo di sfollati mi hanno raccontato di essere state violentate e mutilate.Alcune avevano le mani mozzate.E?? pensando a loro che ho scritto questa riflessione.
*Consigliere nazionale ordine giornalisti