di Federico Orlando*
Oggi la corte costituzionale giudicherà se la Cassazione poteva riammettere al voto il referendum sul nucleare. Il presidente ha preannunciato che la Corte non interviene nel merito dei giudizi della Cassazione, ma è un fatto che il governo è ricorso alla Consulta con la speranza che lo facesse. Così a cinque giorni dal voto ancora non avremmo saputo se le schede saranno quattro o tre. Saranno quattro, ma che lotta contro la volontà referendaria. Sempre domani, o ad horas, il ministero della pubblica istruzione si degnerà di decidere se confermare la levata d’ingegno del ministro Gelmini, di elevare da quattro a cinque gli esami scritti alla licenza media.
A tre settimane dall’inizio delle prove.
Insieme alla cultura della legge in Italia la destra ha seppellito anche la certezza del diritto.
Cominciamo dagli esami. Si direbbe che Mariastella Gelmini, in fregola di futuro ministro della giustizia, ha voluto esibire il suo disprezzo dei principi – la certezza del diritto è appunto uno di questi – e forse guadagnar titoli, agli occhi del raìs, rispetto al suo concorrente Lupi, che in via Arenula porterebbe tutta la carica antistatuale e antigiuridica dei Ciellini.
Naturalmente sono nostre fantasie, ma non è fantasia che tra due settimane 580mila ragazzi si troveranno di fronte non a quattro, come sapevano fino a una settimana fa, ma a cinque esami scritti: italiano, matematica, inglese, prova Invalsi e, novità dell’ultim’ora, seconda lingua straniera: tedesco, francese o spagnolo.
Pari opportunità fra le lingue, ha detto la ministra, che se ne intende.
Nelle scuole la seconda lingua fu introdotta nel 2004-2005, ma l’esame scritto continuò solo per l’inglese. Le scuole coinvolgevano la nuova lingua nella prova orale. Mariastella ha maturato la convinzione che l’insegnamento della seconda lingua sia ormai giunto a sistema, e che la fase sperimentale possa ritenersi conclusa. Memori dei nostri esami, precedenti al Sessantotto, diamo il benvenuto a ogni provvedimento che restituisca alla scuola serietà e severità: due concetti che devono entrare nel Dna di chi intraprenda l’obbligata e non eludibile carriera di uomo. Ma serietà e severità sono e debbono restare complementari. Se la severità piomba a rompere un precedente equilibrio di serietà, questa diviene oggetto di sberleffi, e la severità di odio.
Si spiega la rivolta dei presidi, a nome di insegnanti e familiari, per un provvedimento in extremis che colpisce 580mila ragazzi impegnati non più in quattro ma in cinque esami, dalla cui “media aritmetica” (e non ponderata) dipenderà l’esito della licenza media. Insomma, questa realtà berlusconiana che si costruisce con circolari e sentenze e quasi mai con leggi, rifugge a tal punto dalla legalità da coinvolgere milioni di cittadini nell’incertezza del diritto, cioè nel non diritto.
È così che, nell’arco di poche ore, viale Trastevere fa saltare le certezze a scuola, l’Autorità garante delle comunicazioni richiama la Rai all’obbligo di legge di dare spazio alla comunicazione sui referendum (senza quel richiamo, la Rai avrebbe continuato a eluderlo?), la corte costituzionale dice che dal punto di vista della Costituzione nulla osta al referendum nucleare. Il decreto omnibus – aveva detto la Cassazione – non elimina, come il governo pretendeva d’aver fatto, il rischio di installare centrali. E la Consulta ha messo il punto. Il tutto mentre fra le distrazioni patriottiche del 2 giugno, qualcuno sottrae alla cassaforte dell’Enel il computer con la carta dei siti: «Se il livello di sicurezza è questo – aveva commentato Ignazio Marino – è opportuno che si rinunci subito al nucleare».
Opportunità non significa entusiasmo: quello contro il nucleare è il secondo blocco referendario sulla via del progresso scientifico, dopo il mancato quorum al referendum per la fecondazione assistita, che tanto dispiaceva al cardinale Ruini. E al suo Grande Elemosiniere, il premier italiano, che ancora ieri parlava dei referendum del 12 giugno come «iniziative demagogiche, che chiedono di votare sul nulla».
Il nulla? Ma allora – premesso che chi scrive non è antinuclearista e che al referendum del 1987 scrisse e votò contro l’uscita dell’Italia dal nucleare – ci si deve dire perché: 1) il governo fa una legge che prevede l’approvvigionamento del 25 per cento d’energia elettrica dal nucleare; 2) perché, dopo il cataclisma di Fukushima, che ridà fiato al referendum proposto da due milioni di cittadini, il governo concede una pausa di un anno al suo progetto; poi, annusato l’orientamento degli elettori, vota nel decreto omnibus norme che fingono di cancellarlo del tutto e definitivamente; 3) perché la corte di cassazione, cui spetta di giudicare la conformità dell’omnibus alle richieste referendarie, giudica che esse non siano state “veramente” accolte. e conferma il referendum; 4) perché il governo si aggrappa all’elezione del nuovo presidente della corte costituzionale per un ultimo assalto contro la cassazione e il referendum, a rischio di esporre le massime istituzioni della giustizia ordinaria e costituzionale a un conflitto e degradarle al servizio di palazzo Chigi. Questo terremoto si provoca per il “nulla” del referendum? Raccontalo a tuo nonno, avrebbe detto Craxi.
*tratto da Europa
Referendum: Alessandro Pace, "il governo ha tentato di fare il furbo perchè non vuole rinunciare al nucleare"- di Stefano Corradino / Nucleare, la Cassazione dice no alla truffa del governo- di Danilo Sinibaldi / Referendum: un altro passo verso la democrazia - di Santo Della Volpe / Referendum: diciamo 4 sì: L'importanza di far tornare l'acqua un bene comune! - di Alex Zanotelli* / "Io voto sì dappertutto" - di Comitato messicano per il sì ai referendum / Referendum: in gioco il servizio pubblico come bene comune- di Vincenzo Vita*/ Referendum sul nucleare: se la Cassazione tutela la sovranità popolare- di Domenico Gallo/ Tutti alle urne per una nuova ventata di libertà, di equità e di giustizia- di Comitato Nazionale ANPI