di Redazione
La Rai e Michele Santoro divorziano e “hanno convenuto di risolvere il rapporto di lavoro, riservandosi di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione». È quanto abbiamo letto in una nota di Viale Mazzini. «Rai e Michele Santoro - prosegue la nota - hanno inteso definire transattivamente il complesso contenzioso - da troppo tempo pendente - altrimenti demandato alla sede giudiziaria". A Domenico D’Amati, legale di Michele Santoro, nonché coordinatore del collegio dei legali di Articolo21 chiediamo un commento facendo un passo indietro.
Che ne è stato della causa in Cassazione fra la Rai e Michele Santoro?
All’udienza di ieri la Corte ha preso atto della rinuncia della Rai al ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello di Roma che ha confermato l’ordine emesso dal Tribunale di reintegrare Santoro nelle sue mansioni.
Cosa ha comportato questa rinuncia?
Che le sentenze dei Giudici romani sono passate in giudicato ovvero sono divenute immodificabili. Quindi restano validi i principi affermati.
Quali sono questi principi?
Anzitutto che un editore, seppur grande e potente, non può sottrarsi agli obblighi assunti per contratto e all’applicazione della legge e deve rispettare la professionalità del giornalista.
Ma quelle sentenze non vincolano indebitamente i poteri dell’imprenditore?
Assolutamente no, come è stato affermato di recente dalla Corte d’Appello di Roma quando ha respinto la richiesta, avanzata dalla Rai di sospensione dell’esecuzione; basti ricordare che l’azienda non si è fatta scrupolo di applicare recentemente a Michele Santoro la sanzione di dieci giorni di sospensione per il contenuto di una puntata di Annozero, sanzione che peraltro è stata revocata.
E l’art. 41 della Costituzione che tutela la libertà d’impresa?
I Giudici lo hanno pienamente rispettato, anche perché questa norma stabilisce che l’attività dell’imprenditore non può svolgersi in contrasto con la libertà e la dignità umana.
Può dirsi che questa vicenda interessa oltre all’art. 41, l’art. 21 della Costituzione?
Certamente. La tutela della professionalità del giornalista coincide con quella del suo diritto di informare liberamente il pubblico.
Ma secondo Lei come sarebbe finita in Cassazione se la causa fosse andata fino in fondo?
Ritengo bene per Santoro e non sono solo, dal momento che, com’è venuto fuori di recente, lo stesso ufficio legale della Rai aveva sconsigliato, due anni fa, il ricorso in Cassazione, per le sue scarse probabilità di successo.
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