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Articolo 21 - Editoriali
Media e terrorismo: quando lâ??ambiguità non paga.
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di Andrea Cerase*

Ad oltre una settimana dalla strage di Madrid anche il nostro paese da giorni si è abituato a risvegliarsi con una più visibile - ed inquietante - sorveglianza dei cosiddetti â??obiettivi sensibiliâ?, mentre giornalisti e politici di tutto il mondo si dividono su un quesito: quali conseguenze può avere unâ??informazione che non dice tutta la verità?

Gli esiti del voto politico in Spagna di domenica 14 Marzo hanno mostrato quanto pesantemente il governo Aznar abbia scontato le dichiarazioni frettolose degli esponenti del governo spagnolo, come quelle del ministro degli esteri Palacio, che a pochissime ore dagli attentati hanno immediatamente attribuito la responsabilità dei 201 morti e dei 1400 feriti al terrorismo basco di matrice separatista, quando vi erano numerosi elementi che lasciavano aperta la possibilità che dietro le esplosioni sui treni ci fosse Al Qaeda.

La tentazione da parte del governo Aznar di ricorrere alla bugia e ai â??muscoliâ? cercando di imporre le proprie definizioni della realtà attraverso ai media, nel tentativo di negare ciò che appariva da subito plausibile, se non evidente, ha avuto un effetto boomerang, producendo quel terremoto politico - che comâ??è noto - ha contribuito alla vittoria elettorale del PSOE di Zapatero e al cambiamento nella leadership in Spagna.

Ciò che è avvenuto si presta ad unâ??analisi problematicamente aperta e necessariamente pacata su un argomento cruciale per le democrazie occidentali: fino a che punto pagano le bugie e le mezze verità dei governi? Fino a che punto può reggere lâ??utilizzo spregiudicato dei media per accreditare le versioni politicamente più comode dei fatti?

Vi sono numerosi fattori che ci interrogano profondamente, ad iniziare dal fatto che se fosse stata vera, lâ??idea di misurarsi con un nemico noto poteva rappresentare, per gli spagnoli e per lo stesso governo Aznar quasi come un piccolo risarcimento simbolico, una piccola ma significativa consolazione a fronte dellâ??atroce incomprensibilità di questa carneficina.

I fatti, però, hanno dimostrato quanto pericolosa possa essere questa idea, contenendo in sé la possibilità di distogliere lâ??opinione pubblica da una minaccia molto più vasta, generalizzata e subdola della violenza del terrorismo basco. E già in questo vi è stato certamente un elemento di scarsa responsabilità comunicativa nella gestione della crisi, che avrebbe meritato più attenzione da parte del governo spagnolo.

Câ??era però qualcosa che non tornava nel copione dellâ??attentato, per quattro importanti motivi. Anzitutto la scelta delle vittime: lâ??Eta, infatti, da sempre si è caratterizzata per aver selezionato magistrati, poliziotti, attivisti politici o sedi istituzionali come obiettivi delle sue azioni criminali. Qui invece câ??è stata unâ??indifferenziata volontà di massimizzare il numero delle vittime, colpendo nel mucchio. Che cosa autorizzava con tanta certezza lâ??idea di un radicale cambiamento di strategia dei separatisti?

Inoltre dovevano far riflettere le modalità della messa in scena, spettacolare e smisuratamente cruenta, la scelta di â??locationsâ? ben visibili e molto affollate, mezzi di trasporto e stazioni, che insieme alla ridondanza delle esplosioni sono un tratto tragicamente caratterizzante del terrorismo di matrice fondamentalista.

Vi è stata anche la lettera di rivendicazione fatta pervenire via mail ad un giornale in arabo di Londra: troppo circostanziata e troppo linguisticamente simile alla rivendicazione della strage di Nassirya per non essere considerata credibile, almeno per un attimo. Un ulteriore segno, tra lâ??altro, della perverso parassitismo che i terroristi da sempre mettono in atto nei confronti dei media.

Ma vi è un altro elemento di devastante efficacia comunicativa che ha segnato questi attentati: il loro osceno e cinico tributo allâ??immaginario cinematografico occidentale. I terroristi, come hanno sostenuto molti studiosi di comunicazione, tra i quali  ricordiamo Eco, Enzesberger e Baudrillard, emulano i copioni dei film dâ??azione di Hollywood, da â??Cassandra Crossingâ? fino a â??Trappola sulle Montagne Roccioseâ?.

In altre parole, la cifra comunicativa della strage di Madrid era la stessa che ha contraddistinto le azioni atroci di Al Qaeda dalle Twin Towers fino ai recenti attentati a Baghdad e in Pakistan contro gli sciiti: una spettacolare e spropositata esibizione di morte e distruzione, che in tempo reale viene servita - calda e fumante - alle televisioni di tutto il mondo.

Lo zampino di Al Qaeda negli attentati è stato confermato dai riscontri investigativi della polizia spagnola, che ha individuato la centrale degli attentati in un negozietto di telefonia gestito da immigrati marocchini vicini al terrorismo islamico internazionale. A tradirli, lâ??approssimazione con cui è stato preparato lo zainetto rimasto inesploso, ad inchiodarli le vanterie da guascone e soprattutto le frequentazioni di Jamal Zougam, indicato come uno degli autori materiali.

 Di certo, la vicenda spagnola attesta chiaramente quanto nei paesi democratici siano in primo luogo i cittadini a rivendicare la capacità di mediazione dei giornalisti, e la necessità che essi possano operare liberamente nella ricerca di tutto ciò possa contribuire allâ??accertamento della verità, a maggior ragione se questa può essere sgradevole e cattiva. Ciò avviene a maggior ragione nei momenti di grave crisi, in cui la società civile si risveglia per rivendicare â?? attraverso i media â?? il proprio diritto ad essere correttamente informati sulle questioni socialmente e politicamente rilevanti, comâ??è necessario per valutare ed esprimere le proprie opzioni politiche.

Il fallimento di Aznar nel suo tentativo di imputare allâ??ETA la responsabilità degli attacchi terroristici ha messo in luce due cose importanti. La prima, è lâ??impossibilità da parte di un governo di sottomettere alla menzogna un sistema mediale fondamentalmente sano come quello spagnolo. In un paese democratico, unâ??informazione sana non può ignorare le notizie anche quando non concordano con le versioni ufficiali. Se i politici ritengono di potersi permettere di ingannare i propri elettori, certamente il sistema dellâ??informazione non può permettersi di fare altrettanto con i propri lettori.

In secondo luogo vi è la reazione determinata dellâ??opinione pubblica, che fornendo una grande prova di democrazia, ha dimostrato che i governi gettano discredito su sé stessi tentando di utilizzare i media per manipolare a proprio uso e consumo i fatti, e ha indicato come il diritto alla verità sia per gli elettori una priorità addirittura superiore rispetto alle appartenenze. Il tentativo di far passare questo legittimo moto di insofferenza popolare come una vittoria di Al Qaeda è inutile e grottesco, e laddove tenta di giustificare la menzogna ai cittadini come un male necessario nella lotta al terrorismo internazionale rivela una concezione autoritaria forse persino più pericolosa degli attentati.

A ben vedere, non si tratta di una lezione nuova; la risposta a questi interrogativi forse può fornirla la storia contemporanea: come disse nel 1849 il presidente americano Abraham Lincoln â??you can fool some of the people all of the time, and all of the people some of the time, but you can not fool all of the people all of the time.â? 

 *Dipartimento di Sociologia e Comunicazione

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