di Salamandra
E?? curioso constatare che si parla molto della tragedia umanitaria che ha luogo nel Darfur, in Sudan, ma astraendola dal contesto nel quale si svolge, il negoziato per porre termine al conflitto ventennale che dilania il Sudan. Il primo dato da tenere a mente è che il Sudan è ricco di petrolio, particolarmente abbondante nel sud. E il conflitto sudanese ha riguardato proprio il controllo dello strategico sud, a maggioranza cristiano e animista. Per vent??anni il governo militare islamista di Khartoum ha devastato il sud e le sue popolazioni, fino a quando nel 2000 ha accettato di negoziare la pace con il leader della resistenza del sud Sudan, Garang. Dallo scorso anno la pace viene definita imminente, visto che è quasi ultimato l??accordo di pace che, come è noto, prevede l??autonomia del sud per sei anni, seguita dalla celebrazione di un referendum nel sud sulla sua possibile indipendenza. Intanto vi sarebbe, da subito, l??applicazione territoriale della legge religiosa, per cui in tutto il nord Sudan, Khartoum compresa, sarebbe in vigore la sharia, prescindendo dalla religione professata dal singolo: un assurdo in termini senza il quale però la pace si sarebbe ancora una volta allontanata. Accettato questo diktat di Khartoum, è rimasta ancora da stabilire la percentuale di competenza di Khartoum e della futura amministrazione autonoma del sud Sudan sui ricavati della commercializzazione del greggio sudanese: e la sola forza politica che ha rappresentato il sud Sudan ai negoziati di pace è lo SPLA di Garang. In autunno si dovrebbe decidere. E?? forse in vista di quella scadenza che Khartoum e Garang cercano di far giungere indebolito al tavolo dell??accordo definitivo e più importante il proprio interlocutore? Khartoum infatti non avrebbe sospeso bombardamenti tanto occasionali quanto ingiustificati di villaggi del sud, e Garang, secondo molti osservatori internazionali, sarebbe stato tra i principali finanziatori dei ribelli dello SLA, che mesi fa sono insorti nel Darfur, territorio che secondo il piano pace resterebbe sotto l??autorità di Khartoum, contro il governo di Khartoum. Al suo fianco si sarebbero schierati i nemici storici del governo sudanese, Eritrea e Chad. La risposta del generalissimo di Khartoum, il presidente Bashir, non si è fatta attendere: i feroci janjaweed, delle cui scorrerie si è per fortuna parlato in questi mesi, non hanno dato il peggio di sé, razziando e devastando. La loro storia non è nuova: questi cosiddetti guerrieri appartengono ad una tribù islamica sudanese che aveva già massacrato popolazioni del sud Sudan negli anni passati e venduto come schiavi sul ??mercato internazionale? ?? in particolare in Arabia Saudita ?? inermi cittadini del sud fatti prigionieri. Oggi stanno facendo lo stesso nel Darfur, dopo la ribellione guidata dallo Sla, ma la religione c??entra poco: se negli anni della barbarie janjaweed nel sud le popolazioni stuprate, mutilate e schiavizzate erano cristiane e animiste, oggi la furia dei janjaweed colpisce le popolazioni afro del Darfour, islamiche come i loro carnefici. Sulla pelle dei diseredati, di ogni credo, sembra seguitare a giocarsi la spietata partita ??sudanese?, tesa a mettere Khartoum nelle condizioni di negoziare una percentuale alta o bassa dei ricavi della futura commercializzazione del petrolio.