Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
La retorica securitaria che non serve: ne a destra ne a sinistra
di Carmine Fotia
Il pollaio della politica non ci risparmia i suoi schiamazzi, neppure di fronte alle tragedie. C’è l’emergenza rifiuti a Napoli? Il governo, invece di contribuire a risolvere il problema, come sarebbe suo dovere fare, non fa nulla e, anzi, fa di tutto per boicottare il nuovo sindaco Luigi De Magistris, per punire i napoletani di averlo votato. Esplode la violenza a Roma e un giovane musicista, Alberto, reo di aver "disturbato" la quiete di qualcuno, viene massacrato da una banda di teppisti e ora lotta tra la vita e la morte? Il Pd rinfaccia al sindaco Alemanno di essere responsabile di un’emergenza sicurezza, ricambiandolo della stessa moneta che egli aveva usato contro il centrosinistra nella campagna elettorale di tre anni fa.
La nostra memoria purtroppo è corta: Elena Patrizia 11 anni, Fernando 3, Sebastian 7, Raoul Chi ricorda più questi nomi? Sono quelli di quattro bimbi rom morti nel rogo delle loro baracche a Roma qualche tempo fa. Spero che il fantasma di queste povere creature, in uno dei tanti campi rom abusivi che crescono nelle periferie della nostra città , ci perseguiti ancora, turbando i nostri tranquilli sogni.
Qui non c’entrano le appartenenze, perché dinnanzi a questi drammi le parole della politica sono afone. La destra vince promettendo una sicurezza che poi non riesce a realizzare, la sinistra perde perché non sa’ dare concretezza alle sue promesse di solidarietà.
Il sindaco Alemanno dovrebbe chiedere perdono sulla tomba di quei poveri figli per aver agitato sgombri e progrom e aver poi lasciato che tutto continuasse a marcire nel degrado e nell’illegalità.
L’opposizione capitolina dovrebbe vergognarsi per non averlo incalzato, costringendolo a risanare, integrare, curare, troppo presa com’è dalle sue guerre intestine e dalla partecipazione alla spartizione del potere.
Ma anche noi semplici cittadini non siamo innocenti. Che razza di popolo siamo diventati, avvelenati dai miasmi della cattiva politica, se assistiamo a questa vera e propria strage degli innocenti senza provare un moto di indignazione e di ribellione?
La questione della sicurezza a Roma, così come nel resto d’Italia, è una cosa seria e meriterebbe di essere affrontata con proposte concrete, senza demagogie e sottovalutazioni, senza strumentalizzare un singolo episodio solo per attaccare l’avversario politico.
Al centrodestra, a Roma e in Italia, si può certamente contestare di aver usato la paura per conquistare consensi. Solo che si tratta di consensi avvelenati, perchè dalla paura non nasce una politica razionale fatta di provvedimenti concreti, misure precise, interventi efficaci. Invece il governo porta avanti una politica che fa la faccia feroce senza però fornire alle forze dell’ordine e alla magistratura gli strumenti per agire e tagliando ai comuni i fondi per le politiche di prevenzione. Roma ha un pattuglia ogni duecentomila abitanti, spesso, come denunciano i sindacati di polizia, manca persino la benzina per le volanti. E il ministro Maroni che fa? S’inventa, con il plauso del centrosinistra, misure come la tessera del tifoso che servono solo a creare una nuova figura di colpevoli a prescindere. E il sindaco Alemanno? Aveva esordito annunciando misure drastiche e inattuabili, come quella di deportare tutti i Rom dalla città. Ora è costretto a fare i conti con le paure che lui stesso ha evocato, senza che nel frattempo siano state attuate misure concrete per rendere più vivibili le periferie romane, con più illuminazione, più servizi, più accoglienza. Anche lui, adesso, dovrà imparare che una città più solidale, dove i servizi per i cittadini funzionano meglio è anche una città meno violenta e più sicura. La repressione è necessaria, ma non basta.
Quanto al Pd romano, dove s’è vista in questi anni una controproposta dell’opposizione capitolina per una città più sicura? Su questi temi, o si è distratto o ha rincorso le politiche della destra. Salvo adesso comportarsi esattamente come si comportava la destra nei confronti della giunta Veltroni, strumentalizzando episodi di cronaca per contestare l’operato del sindaco.
Occorrerebbe una riflessione seria sul perché il centrosinistra non riesce a elaborare una politica della sicurezza alternativa a quella destra. Se tu sfrutti l’emergenza di un episodio resti prigioniero della stessa logica. Cavalcare l’emotività e la paura non serve al centrosinistra, cui sarebbe necessaria invece l’elaborazione di un altro paradigma. Occorrerebbe, come disse Tony Blair, essere “inflessibili con il crimine, inflessibili con le ragioni del crimine”. Dunque, nessuna indulgenza verso chi commette i crimini, perché i cosiddetti reati minori sono quelli che spesso colpiscono di più la povera gente; e poi politiche che aggrediscano l’emarginazione sociale nelle grandi aree urbane, che sono il luogo di coltura della violenza: più maestri di strada, più educazione alla legalità, meno ideologia. Rifiutare in radice l’idea che la devianza violenta sia connaturata a determinate categorie: l’immigrato, il tifoso, il rom, il borgataro. Ma rifiutare anche l’idea che per accogliere i rom si debba anche accettare che non mandino i figli a scuola. Oppure che accogliere gli immigrati significhi accettare il potere maschile sulla vita delle donne o la loro mutilazione sessuale. Vorrei invece proporre una nuova cittadinanza dove i diritti siano uguali per tutti e quindi per tutti ci sia l’obbligo di rispettare i doveri.
Io continuo a riconoscermi nel gesto del nostro Grande Presidente, Giorgio Napolitano, che sentì il bisogno di andare a stringere le mani sporche di quella povera mamma dei bimbi rom morti nel rogo di Roma, con un gesto che era insieme umano, cristiano vorrei dire, e densamente politico.
La nostra memoria purtroppo è corta: Elena Patrizia 11 anni, Fernando 3, Sebastian 7, Raoul Chi ricorda più questi nomi? Sono quelli di quattro bimbi rom morti nel rogo delle loro baracche a Roma qualche tempo fa. Spero che il fantasma di queste povere creature, in uno dei tanti campi rom abusivi che crescono nelle periferie della nostra città , ci perseguiti ancora, turbando i nostri tranquilli sogni.
Qui non c’entrano le appartenenze, perché dinnanzi a questi drammi le parole della politica sono afone. La destra vince promettendo una sicurezza che poi non riesce a realizzare, la sinistra perde perché non sa’ dare concretezza alle sue promesse di solidarietà.
Il sindaco Alemanno dovrebbe chiedere perdono sulla tomba di quei poveri figli per aver agitato sgombri e progrom e aver poi lasciato che tutto continuasse a marcire nel degrado e nell’illegalità.
L’opposizione capitolina dovrebbe vergognarsi per non averlo incalzato, costringendolo a risanare, integrare, curare, troppo presa com’è dalle sue guerre intestine e dalla partecipazione alla spartizione del potere.
Ma anche noi semplici cittadini non siamo innocenti. Che razza di popolo siamo diventati, avvelenati dai miasmi della cattiva politica, se assistiamo a questa vera e propria strage degli innocenti senza provare un moto di indignazione e di ribellione?
La questione della sicurezza a Roma, così come nel resto d’Italia, è una cosa seria e meriterebbe di essere affrontata con proposte concrete, senza demagogie e sottovalutazioni, senza strumentalizzare un singolo episodio solo per attaccare l’avversario politico.
Al centrodestra, a Roma e in Italia, si può certamente contestare di aver usato la paura per conquistare consensi. Solo che si tratta di consensi avvelenati, perchè dalla paura non nasce una politica razionale fatta di provvedimenti concreti, misure precise, interventi efficaci. Invece il governo porta avanti una politica che fa la faccia feroce senza però fornire alle forze dell’ordine e alla magistratura gli strumenti per agire e tagliando ai comuni i fondi per le politiche di prevenzione. Roma ha un pattuglia ogni duecentomila abitanti, spesso, come denunciano i sindacati di polizia, manca persino la benzina per le volanti. E il ministro Maroni che fa? S’inventa, con il plauso del centrosinistra, misure come la tessera del tifoso che servono solo a creare una nuova figura di colpevoli a prescindere. E il sindaco Alemanno? Aveva esordito annunciando misure drastiche e inattuabili, come quella di deportare tutti i Rom dalla città. Ora è costretto a fare i conti con le paure che lui stesso ha evocato, senza che nel frattempo siano state attuate misure concrete per rendere più vivibili le periferie romane, con più illuminazione, più servizi, più accoglienza. Anche lui, adesso, dovrà imparare che una città più solidale, dove i servizi per i cittadini funzionano meglio è anche una città meno violenta e più sicura. La repressione è necessaria, ma non basta.
Quanto al Pd romano, dove s’è vista in questi anni una controproposta dell’opposizione capitolina per una città più sicura? Su questi temi, o si è distratto o ha rincorso le politiche della destra. Salvo adesso comportarsi esattamente come si comportava la destra nei confronti della giunta Veltroni, strumentalizzando episodi di cronaca per contestare l’operato del sindaco.
Occorrerebbe una riflessione seria sul perché il centrosinistra non riesce a elaborare una politica della sicurezza alternativa a quella destra. Se tu sfrutti l’emergenza di un episodio resti prigioniero della stessa logica. Cavalcare l’emotività e la paura non serve al centrosinistra, cui sarebbe necessaria invece l’elaborazione di un altro paradigma. Occorrerebbe, come disse Tony Blair, essere “inflessibili con il crimine, inflessibili con le ragioni del crimine”. Dunque, nessuna indulgenza verso chi commette i crimini, perché i cosiddetti reati minori sono quelli che spesso colpiscono di più la povera gente; e poi politiche che aggrediscano l’emarginazione sociale nelle grandi aree urbane, che sono il luogo di coltura della violenza: più maestri di strada, più educazione alla legalità, meno ideologia. Rifiutare in radice l’idea che la devianza violenta sia connaturata a determinate categorie: l’immigrato, il tifoso, il rom, il borgataro. Ma rifiutare anche l’idea che per accogliere i rom si debba anche accettare che non mandino i figli a scuola. Oppure che accogliere gli immigrati significhi accettare il potere maschile sulla vita delle donne o la loro mutilazione sessuale. Vorrei invece proporre una nuova cittadinanza dove i diritti siano uguali per tutti e quindi per tutti ci sia l’obbligo di rispettare i doveri.
Io continuo a riconoscermi nel gesto del nostro Grande Presidente, Giorgio Napolitano, che sentì il bisogno di andare a stringere le mani sporche di quella povera mamma dei bimbi rom morti nel rogo di Roma, con un gesto che era insieme umano, cristiano vorrei dire, e densamente politico.
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