Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - ECONOMIA
Patrimoniale contro poveri e ceto medio
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Nicola Tranfaglia

Patrimoniale contro poveri e ceto medio

Ormai è chiaro. E lo hanno detto senza esitazioni i pochi osservatori che non devono chiedere il permesso a Silvio Berlusconi per esprimere il proprio pensiero sulla crisi economica. Su La Repubblica, Eugenio Scalfari ha ricordato che “nel quinquennio 2009-2014 le manovre decise dal ministro Tremonti e dalla maggioranza ammontano a 80 miliardi pagati ovviamente dai contribuenti.” Ed ha aggiunto che l’impegno del governo assunto dagli inizi dell’ultimo decennio si è rivelato una falsa promessa e tale resterà anche nel 2014 quando dovrebbe esserci una riforma fiscale:” Bisognava migliorare i servizi, statali e locali e semmai sono peggiorati. Bisognava ridurre il debito pubblico e attualmente viaggia al 120 per cento del PIL. Bisognava creare una rete di protezione contro il precariato stabile e non è stata costruita. Bisognava ridurre le disuguaglianze sociali e sono aumentate. Bisognava accrescere la produttività e la competitività del sistema e sono entrambe peggiorate.” 
Non parliamo dei costi della politica perché è come chiedere ai polli di scaldare il brodo per la propria cottura. E’ una manovra di enorme difficoltà e questo lo sanno tutti.
Potremmo continuare per pagine su questi temi ma basterà ricordare ora che il nostro paese è in testa tra i paesi dell’OCSE tra quelli a più alta diseguaglianza mentre Francia, Germania, Olanda e Paesi scandinavi figurano sotto la media tra quelli a più bassa diseguaglianza.
E non è un caso, come ricorda oggi l’Unità nell’editoriale di Nicola Cacace, che tutti i paesi più ugualitari, a cominciare dalla Svezia e dalla Germania, figurano anche tra i più ricchi e in crescita economica nel mondo.
Il carattere più scandaloso della manovra economica di Tremonti e Berlusconi (non possiamo vedere in questo momento differenze di rilievo tra i due politici al governo) è nel suo chiaro carattere di “patrimoniale capovolta”, con tagli alla scuola e agli enti locali, con il congelamento di bassi stipendi e di pensioni quasi da fame da 1000 euro al mese, che finisce per mettere le mani nelle tasche di chi ha meno molto più che dei ricchi.
Questo - non si può concludere in maniera diversa - è l’esatto contrario di quello di cui l’Italia ha bisogno per rilanciare la crescita economica. 
Nello stesso tempo non si fa nulla per la disoccupazione dei giovani (che si aggira ormai sul 30 per cento secondo un dato dell’Ocse che diventa del 46 per cento se si tratta di donne che vivono nel Mezzogiorno) e per la crisi galoppante del sistema universitario italiano che ha già subito tagli, negli anni scorsi, di oltre un miliardo e mezzo di euro.
Del resto è noto che la metà dei giovani tra i 16 e i 30 anni vive a carico dei genitori e questo costituisce il dato più elevato nel continente europeo. Ed è ovvio che la lunga permanenza nella casa paterna o materna avviene per fattori economici e non culturali. Ma le ridotte opportunità dei figli e la carenza di welfare producono costi particolarmente elevati per le famiglie di status sociale medio-basso accentuando le disuguaglianze sociali. Ne risulta compressa la mobilità sociale, forzando così i figli a non volare più in alto dei padri.
E’ chiaro che a chi andrà al governo con le elezioni politiche del 2012 o del 2013 (questo non è ancora chiaro, pur essendo, senza dubbio, al tramonto il berlusconismo populista, asceso al potere nel 1994) servirà scardinare l’attuale sistema, applicando l’equazione meno difesa dei padri e più promozione dei figli e delle madri.
Questa è la politica economica che dovrà fare il centro-sinistra, se riuscirà a sconfiggere Berlusconi; per incominciare a costruire finalmente un’Italia più libera  e più giusta, priva di  partiti politici populisti e personali, con una vera democrazia interna in tutte le forze politiche che vorranno misurarsi e competere per ottenere il consenso elettorale della maggioranza degli italiani.
Un sogno quest’ultimo? Un’utopia difficilmente realizzabile?
Così pensava negli anni trenta un uomo che ho sempre ammirato, come Carlo Rosselli ucciso a Bagnoles sur L’Orne, in Normandia, il nove giugno 1937, dagli antisemiti della setta La Cagoule per ordine del ministro fascista degli Esteri  Galeazzo Ciano.
Non possiamo sognarlo e sperarlo noi nel primo decennio del ventunesimo secolo?
Mi rifiuto di pensare che sia ancora impossibile oggi.


Letto 7592 volte
Dalla rete di Articolo 21