di Arrigo Boldrini
da L'UnitÃ
C’è chi vuole farla finita con la Resistenza.
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) è nata nel giugno 1944, quando era ancora in corso la guerra di Liberazione dall’occupante nazista e dalla dittatura fascista. Noi che verso la metà del secolo scorso ci battemmo perché all’Italia venissero restituite la libertà e la dignità di cui il fascismo l’aveva defraudata, ci impegnammo a far sì che restasse viva e venisse tramandata la memoria storica della Resistenza e che i princìpi ispiratori, i valori e gli ideali della lotta di Liberazione divenissero patrimonio del popolo italiano ed essenziali nella formazione e maturazione delle generazioni successive alla nostra. Eravamo - e siamo tuttora - profondamente convinti che la nostra esperienza possa essere di esempio e di monito per far comprendere il valore della Libertà , il rischio di perderla, il sacrificio che occorre per riconquistarla; per far nascere nelle coscienze, quindi, la volontà di affermarla, difenderla, arricchirla. Dunque abbiamo difeso sempre gli ideali dell’antifascismo e della Resistenza.
Ideali trasfusi in gran parte nella Costituzione della Repubblica, ci siamo battuti contro ogni rischio di ritorni autoritari, abbiamo contribuito alla formazione di una coscienza civile che è il più saldo cemento dell’identità e dell’unità nazionale, garanzia di pace e di collaborazione tra i popoli.
Oggi l’Anpi è fortemente impegnata perché il 60° della guerra di Liberazione sia degnamente celebrato in tutta Italia. Finora ha dovuto far fronte con mezzi esclusivamente propri agli enormi oneri che ne derivano - non è stata ancora approvata la legge per il 60° - e per giunta si vede sostanzialmente privata anche del contributo statale che pure era stato sancito da una legge a suo tempo approvata dai due rami del Parlamento. Infatti, l’attuale maggioranza ha ridotto di ben il 55% un modesto contributo che era già stato decurtato del 10% nel 2002. Questo in vigenza di una legge triennale, scaduta proprio con il 2003, quindi senza nessuna garanzia per i prossimi anni.
A questo si aggiunge lo scandalo del recente voto con cui la commissione Difesa del Senato ha approvato il disegno di legge di An, che riconosce come legittimi belligeranti gli appartenenti al cosiddetto esercito della sedicente repubblica sociale italiana. Ricordo che queste formazioni furono costituite da un ente, la Rsi, che non è mai stato un governo legittimo, ma sorto per volontà del nazismo e alle sue dirette dipendenze. E che quelle formazioni ebbero quasi esclusivamente funzione antipartigiana, al servizio e sotto il comando del Terzo Reich, contro cui il legittimo governo italiano aveva dichiarato guerra nell’ottobre 1943. I militari della Rsi parteciparono a numerose efferate stragi di civili perpetrate nei venti mesi della lotta di Liberazione, collaborarono all’arresto e alla deportazione di cittadini italiani e stranieri di religione ebraica, furono responsabili di collaborazionismo con il nemico e di torture e sevizie contro i combattenti della libertà . Un insulto, insomma, alla memoria dei Caduti e ai sentimenti di chi si battè per la libertà . Una grave ferita alla Costituzione e alla storia dell’Italia libera e democratica.
Sono due episodi, a torto considerati minori, che hanno un forte valore simbolico e pratico, avvenuti entrambi in Parlamento. Ecco perché appare difficile non ipotizzare che dietro questi fatti ci sia un preciso disegno politico per farla finita una volta per sempre con la Resistenza, la memoria storica, il ricordo di pagine che a taluno possono essere indigeste. E che quindi vorrebbe cancellare e riscrivere.
L’ANPI lancia una sottoscrizione nazionale, facendo appello alla sensibilità di tutti gli antifascisti, di quanti operano nelle istituzioni, nel mondo del lavoro, nell’associazionismo, perché possa continuare una battaglia che riguarda tutti i cittadini sensibili ai valori fondanti della nostra Repubblica.
L’Anpi vuole celebrare il 60° anniversario della Liberazione in modo degno. Non ha i soldi necessari per farlo. L’attuale maggioranza ha decurtato i fondi del 55%. Per questo lanciamo una sottoscrizione nazionale. Alla quale l’Unità aderisce.