di Giulia FossĂ
Per la morte di Enzo Baldoni molti troppi aggettivi esagerati. Tutti costernati e affranti (ma poi tutti? Penso agli articoli di Libero e ad altre interpretazioni), mentre vedo che la notizia della sua presa in ostaggio da parte di un sanguinario gruppo terrorista ha registrato una sorta di pagina bianca nella politica e nel giornalismo.
Scontati gli interrogativi sul ruolo delle forze dei servizi segreti in Iraq, il mondo laico e religioso, che pure aveva manifestato con forza e decisione in altre situazioni altrettanto amare, non ha preso posizioni vigorose. Non si sono messe in modo le ambasciate pacifiste che rappresentano gli unici punti di contatto fra lâ??informazione e la realtĂ di quei paesi (Iraq, Afghanistan ma anche tanti paesi africani) e soprattutto la possibilitĂ di capire cosa accade, al di lĂ della preoccupazione per la sorte di Baldoni.
Si assiste al trionfo dellâ??imprecisione, allâ??apoteosi del luogo comune politico, alla liquidazione dellâ??inchiesta giornalistica in nome di una rappresentazione virtuale della realtĂ in formato cinematografico genere giallo con suspense. Parole retoriche allontanano la possibilitĂ di vedere come è morto Baldoni. Un video troppo truce. Eâ?? la realtĂ quoidiana , del popolo del dopo Saddam, dove muoiono innocenti, è il film (vero) che si trovano davanti i nostri soldati ogni giorno, è la fotografia dellâ??impossibilitĂ di operare nel nome della pace per tatnti volontari. Eâ?? â?? se si può dire - la vittoria di chi da tutte le parti pensa che lâ??unica soluzione di quel dramma-pasticcio sia affidata alle armi, ai soldati di professione, alle industrie della morte. Baldoni è colpevole dâ??aver voluto guardare dentro questo fenomeno con sguardo innocente: per questo lâ??hanno giustiziato.
Per il giornalismo italiano dâ??altra parte Baldoni era un uomo eccentrico, per tutti un uomo pericoloso perchĂŠ non aveva accettato di farsi inquadrare. La sua forza era il suo spirito critico e libero. Come testimoniano molte delle sue dichiarazioni.