di Laura Garavini
Il fenomeno migratorio negli ultimi decenni è aumentato ed è anche profondamente cambiato. Questo ha provocato un radicale mutamento demografico che può essere governato o con la paura o con il realismo. I grandi paesi europei hanno scelto il realismo, hanno capito che il cambiamento non può essere negato, bensí va gestito. L’Italia del Governo Berlusconi invece va in tutt’altra direzione: con il progetto di legge attualmente in esame alla Camera una parte della maggioranza dimostra di volere gestire la nuova realtà con la paura, rifiutando l’idea che possano esistere “nuovi italiani”.
Dimentica però che i migranti ci sono; oggi fanno parte della realtà di tutti i paesi europei. La questione è come affrontare questo fenomeno, tenendo in considerazione anche l’argomento della cittadinanza. Con una semplice alternativa: o nego la realtà e cerco di isolare i migranti e i loro figli al margine della società con tutti i pericoli che una ghettizzazione comporta, oppure accetto la realtà, che è ormai la realtà di tutti i paesi europei, dando ai migranti e ai loro figli l’opportunità di mettere i loro talenti al servizio del nostro paese e di diventare cittadini con tutti i diritti, ma anche con tutti i doveri che questo comporta.
Personalmente trovo familiare questo tema dal momento che da italiana all’estero per anni ho vissuto sulla mia pelle queste alternative, vedendole proprio dalla prospettiva di immigrata. Noi italiani all’estero ci siamo battuti per essere accettati nei nostri paesi di residenza come cittadini “normali”, ci siamo battuti affinchè i nostri figli avessero ed abbiano pieni diritti nei paesi in cui sono nati, cittadinanza inclusa. Ecco perché voglio che venga dato ai migranti in Italia ciò che noi emigrati italiani abbiamo chiesto per anni a gran voce. Ciò che era ed è giusto per i migranti italiani all’estero, è giusto anche per i migranti stranieri in Italia.
E’ significativo che mentre il più potente paese del mondo, un anno fa, ha eletto Presidente il figlio di un immigrato (gli Stati Uniti con Obama), da noi una parte della maggioranza abbia difficoltà a trattare come italiani i figli che nascono in Italia, crescono con la lingua italiana e la cultura italiana, frequentano scuole italiane e da grandi vogliono dare un contributo all’Italia. Vengono trattati come figli di un Dio minore solo perché i loro genitori non sono nati italiani.
Ma guardiamo in faccia la realtà: questi figli non spariscono. Negare il fenomeno non porta a nulla, dobbiamo gestirlo nel migliore dei modi. Abbiamo la possibilità di tenerli al margine o di allungare loro la mano, facendoli diventare parte integrante della nostra società. Emarginare con la forza milioni di persone che fanno parte della nostra società è una scelta sbagliata. Ecco perché i nostri grandi partner in Europa mettono in atto una politica diametralmente opposta.
La proposta di legge che la maggioranza propone in aula sembra invece frutto del passato, sembra scritta per tempi che non ci sono più. E´addirittura un arretramento rispetto alla legge del 92 attualmente in vigore.
Uno degli aspetti più deplorevoli della legge è che ignora i diritti di quegli 862.000 bambini stranieri nati in Italia o arrivati in tenera età nel nostro Paese che sono già, di fatto, “nuovi italiani”. Bambini che vivono, vanno a scuola, crescono con i nostri figli, condividono gli stessi interessi e le stesse passioni, ma che, per parte della maggioranza, devono continuare ad essere solo stranieri, condannati a rimanere “precari dei diritti”.
Quando invece il diritto di acquisizione della cittadinanza per nascita – il cosiddetto “ius soli” – È ormai una prassi consolidata in tutti i paesi di maggiore immigrazione, dalla Germania alla Francia, fino all’Inghilterra.
Ma non è il solo limite di questa proposta di legge. Vengono completamente ignorati anche i diritti dei molti cittadini residenti nel mondo, precedentemente italiani, che per trovare un lavoro nel paese di residenza, hanno dovuto rinunciare alla cittadinanza italiana, a causa di norme locali che vietavano la doppia cittadinanza.
Insomma diritti negati, frutto di una profonda miopia e di una logica ancorata alla paura.
Il mondo sta cambiando,ma questo Governo, per puri motivi ideologici, preferisce coltivare un anacronistico provincialismo italiano. Il rischio è che si approvi esattamente il contrario di ciò di cui l’Italia avrebbe bisogno: una moderna legge di cittadinanza più giusta, più adatta alla realtà del terzo millennio, più utile all’interesse del nostro paese e al passo con gli altri stati europei.