di Fiorenza Sarzanini
di FIORENZA SARZANINI
dal Corriere della Sera
Come è morto Enzo Baldoni? Quando? ? stato davvero ostaggio 6 giorni oppure è stato subito ucciso? Sono tanti i dubbi sulla fine del giornalista. Tutto comincia il 20 agosto, quando Baldoni e il suo autista Ghareeb, a bordo di una Nissan, si aggregano al convoglio della Croce Rossa. La Nissan è davanti, viene attaccata, il convoglio non si ferma. Il giorno dopo si scopre che Ghareeb è morto, un funzionario della Croce Rossa riconosce il corpo e scatta un??immagine dell??auto bruciata (foto) . Ma di Baldoni non si sa niente. Altro mistero: secondo una volontaria, della colonna faceva parte anche un iracheno che all??improvviso è sparito.
Ucciso subito? La catena dei misteri
Baldoni con un taglio alla gola nelle immagini di Al Jazira. E l'ipotesi: assassinato il primo giorno
ROMA ?? La sabbia lo copre fino al busto, un rivolo di sangue gli esce dalla bocca. Ha una spalla ferita, un lungo taglio sulla gola, il volto quasi irriconoscibile. Fermo immagine di una fine atroce. La fine di Enzo Baldoni. Non è un vero e proprio video quello che i giornalisti di Al Jazira hanno mostrato all'ambasciatore italiano in Qatar. Il diplomatico ha visionato una serie di istantanee, che coprono diciotto secondi, probabilmente tratte da un filmato e recapitate all'emittente da un emissario dell'Esercito Islamico. E non ha avuto dubbi sul riconoscimento.
IL MISTERO DELLA SCOMPARSA ?? Si parte da lì, da quelle foto, per cercare di ricostruire gli ultimi giorni di vita del pubblicitario milanese. E per capire come sia stato ucciso. La fine dovrebbe essere arrivata con un colpo di pistola alla tempia o forse con la recisione della carotide. Quando? Baldoni è rimasto davvero ostaggio per sei giorni o invece i suoi rapitori l'hanno subito giustiziato montando poi la messa in scena dell'ultimatum all'Italia? Per tentare di chiarire le sue ultime ore bisogna tornare a venerdì 20 agosto quando Baldoni è ancora aggregato al convoglio della Croce Rossa. Ma non è semplice perché anche su quei momenti ci sono versioni contrastanti. Secondo le informazioni raccolte prima della scomparsa del giornalista, la colonna di auto e mezzi era partita da Bagdad il 19, ma aveva interrotto la missione dopo 50 chilometri, all'altezza di Babilonia, dopo l'esplosione di una mina. Con il trascorrere dei giorni questa ricostruzione è stata via via modificata. Ed ecco che cosa affermano adesso i vertici della Cri: «Il convoglio è arrivato alla periferia di Najaf il 19 agosto. Il giorno dopo ha iniziato il viaggio di ritorno. Baldoni e il suo autista Ghareeb erano avanti a tutti, a bordo di una Nissan bianca, staccati dal gruppo un paio di chilometri. All'altezza di Mahmudia sono stati attaccati. Gli altri hanno visto una colonna di fumo e poco altro. La procedura di sicurezza prevede che la carovana non debba fermarsi per il soccorso e così è stato ordinato dal capodelegazione Giuseppe De Santis. Dopo circa un chilometro hanno avvisato alcuni militari iracheni che presidiavano un check point».
LA FINE DELL'AUTISTA ?? Da quel momento di Baldoni e del suo autista si perdono le tracce. Davvero la Nissan era avanti o, come sostengono i colleghi del Diario, viaggiava insieme agli altri? Il 21 agosto si sparge la voce che Ghareeb è morto. Il giorno dopo un funzionario della Croce Rossa va all'obitorio di Al Iskandiriai e riconosce il corpo. Non firma alcun referto ufficiale, ma scatta alcune foto che proprio ieri sono state consegnate ai magistrati romani. Torna anche sul luogo dell'agguato e trova l'auto bruciata di Baldoni. Ma del pubblicitario non c'è ormai più traccia. Quel cadavere è davvero dell'autista, come sostiene l'uomo della Cri? Altro mistero: secondo una volontaria gallese che ha partecipato alla missione, della colonna faceva parte anche un iracheno chiamato Alì che all'improvviso è sparito. Potrebbe essere lui l'uomo che ha tradito Baldoni facendo sapere ai sequestratori che c'era un italiano all'interno del convoglio? Chi è quest'uomo? E chi ha deciso di aggregarlo alla missione?
IL RICATTO ALL'ITALIA ?? Dal momento in cui Enzo Baldoni scompare, tutte le «fonti» irachene vengono attivate. Ma non forniscono alcuna indicazione, dicono di non sapere assolutamente niente sulla sua fine. L'uomo sembra svanito nel nulla. Il sospetto che possa essere stato rapito prende corpo dopo due giorni di silenzio e diventa drammatica certezza quando viene mostrato in un video spedito dall'Esercito Islamico ad Al Jazira. Al governo italiano i terroristi chiedono il ritiro delle truppe dall'Iraq. Concedono 48 ore, ma il loro comunicato non sembra perentorio. Non minacciano l'uccisione dell'ostaggio, ma si limitano ad affermare di non poter dare garanzie sulla sua «sicurezza e incolumità». Altri canali vengono aperti e a tutti viene posta la stessa richiesta: prova in vita del prigioniero. Ma anche in questo caso non arriva alcuna risposta. E' proprio questo silenzio ad alimentare il sospetto che Baldoni possa essere stato ucciso subito dopo la sua scomparsa. Del resto sin dall'inizio la visione del video aveva fatto sorgere numerosi dubbi sulla sua confezione. Il giornalista è rilassato e tranquillo. Legge le sue generalità poi una voce in arabo copre le sue parole. Lo sfondo è completamente nero, interrotto soltanto dal logo del gruppo. L'analisi che i tecnici stanno compiendo in queste ore potrà dire se si tratti di immagini sovrapposte. I sequestratori potrebbero cioè aver costruito il filmato utilizzando immagini che Baldoni aveva girato in precedenza e che portava sempre con sé.
LA COMPOSIZIONE DEL GRUPPO ?? In attesa di un contatto reale con i terroristi, lo scambio di informazioni con i servizi segreti filippini, che a luglio avevano gestito il sequestro dell'autista Angelo De La Cruz rivendicato proprio dall'Esercito Islamico, permette di delineare meglio la possibile composizione del gruppo. L'ipotesi ritenuta maggiormente attendibile è che gli ostaggi siano gestiti da guerriglieri sciiti, con alcuni componenti sunniti, che non rispondono ad alcun leader. Formazioni criminali composte da un doppio livello: uno che si occupa dei prigionieri, l'altro che cura la parte mediatica girando i video e scrivendo i comunicati di ricatto ai governi. Mentre si raccolgono le informazioni attraverso i canali di intelligence, vengono attivate almeno una decina di «fonti». Ma nessun contatto sembra aprire un vero spiraglio di trattativa.
LE ULTIME ORE ?? Il pessimismo degli analisti rimane anche quando, siamo a giovedì pomeriggio, in Iraq e in Italia si rincorrono voci che parlano di un imminente liberazione. «Non abbiamo ancora alcun segnale positivo», fanno sapere dalla Farnesina. La diplomazia sa che anche l'ultimo tentativo di avere notizie di Baldoni è andato a vuoto. Sa che nessun negoziato è mai stato avviato. Alle 22,30 di due giorni fa arriva, dalla redazione di Al Jazira, la telefonata che chiude ogni speranza: «Baldoni è stato giustiziato. Abbiamo le foto». L'ambasciatore italiano in Qatar si precipita negli uffici dell'emittente. Ripercorre la stessa strada fatta dopo l'esecuzione di Fabrizio Quattrocchi. Rivive la stessa, terribile emozione. L'immagine che gli viene mostrata non lascia dubbio. I sequestratori hanno eseguito la condanna per punire il governo italiano che non ha subito il ricatto.