di Marco Mostallino*
Reporter Associati*
Il Governo e la Croce Rossa Italiana hanno taciuto per almeno tre giorni sulla sorte di Enzo Baldoni: lo dimostrano le ultime testimonianze da Baghdad, secondo le quali sia i vertici della Cri sia l'ambasciata italiana in Iraq erano sin dall'inizio perfettamente al corrente che l'auto con il reporter di Diario e il suo interprete era stata bersaglio di colpi di arma da fuoco. Quando? Il 19, sulla via per Najaf, oppure il 20 agosto, al rientro dalla spedizione? Sul punto le ricostruzioni divergono. Ma è ormai certo che sia la Croce Rossa sia la diplomazia romana sapevano che il giornalista era stato rapito. Eppure, fino al 23, le versioni ufficiali sulla sorte di Baldoni parlavano solo di "scomparsa", forse per un "cellulare irraggiungibile fuori da Baghdad". La Mezza Luna Rossa però fa sapere cose diverse. Il responsabile per le relazioni internazionali, Mazen Al Samraa, riferisce di aver avuto notizia dell'attacco alla vettura già nel pomeriggio del 20. Due le fonti. La prima è uno degli autisti del convoglio, il quale appena rientrato nella capitale ha raccontato al dirigente degli spari contro la macchina. La seconda fonte, fa sapere la Mezza Luna, è una donna. Si chiama Savannah e, secondo Al Samraa, funge da coordinamento tra l'organizzazione irachena e la Croce Rossa. Savannah - il cui nome è più volte circolato in questa vicenda - ha chiamato, sempre il 20, Al Samraa per dirgli "c'è stato un incidente". Una conferma giunge da Gian Ludovico De Martino, ambasciatore italiano a Baghdad: intervistato da L'Unità , spiega che nella sede diplomatica - sempre il pomeriggio del 20 - è giunta la telefonata di Giuseppe De Santis, dirigente della Croce Rossa, il quale comunicava quanto era accaduto al convoglio italiano: "Un incidente" a causa del quale Baldoni era sparito. "Incidente". L'ambigua parola risuona in tutte le versioni ufficiali dei fatti, come una sorta di pudico velo sopra una storia sanguinosa e imbarazzante. Ora è però chiaro che a Baghdad come nei Palazzi romani non esisteva alcun dubbio sul fatto che l'assenza di contatti con Baldoni non fosse dovuta soltanto alla mancanza di copertura dei cellulari. Prima del 23 agosto, però, nessuna fonte ufficiale ha ritenuto di informare gli italiani su quanto era davvero accaduto. Come nessuna voce istituzionale ha raccontato che quel convoglio portava le insegne della Croce Rossa nonostante l'avvertimento dei dirigenti della Mezza Luna: "Non andate a Najaf esponendo il simbolo della croce, sarete bersaglio di chi odia gli occidentali, servitevi invece delle nostre auto". Raccomandazione preziosa eppure disattesa: insegne e bandiere accompagnavano i mezzi che portavano gli aiuti. Per almeno tre giorni l'informazione in Italia è stata dunque gravemente inquinata: litri e litri di inchiostro versati per sporcare l'acqua delle fonti. E oggi, anche la notizia diffusa dal 24 agosto - il Governo comunicava che diversi canali di trattativa erano stati aperti con i rapitori - traballa: Al Masraan ritiene che Baldoni sia stato "abbandonato". E aggiunge che nemmeno la Mezza Luna Rossa, pur attivando la sua fitta rete di contatti sul territorio, è in grado di dire quale gruppo abbia prelevato e ucciso il reporter italiano. Enzo Baldoni è morto. La magistratura aprirà le sue inchieste, prima o poi il Parlamento formerà un commissione d'inchiesta. Ma nessuno potrà più ripulire l'acqua dall'inchiostro nero che vi è stato rovesciato.