di Ottavio Olita
Che un capitalismo sfrontato e di rapina, fatto da avidi speculatori capaci di rispondere solo agli ordini del dio denaro, avrebbe un giorno messo in crisi l’assetto di interi Stati era certo difficile da prevedere. Ma sta accadendo, e la resistenza migliore a questi assalti continui la stanno dimostrando quei Paesi che hanno una forte coscienza di sé, che tutelano tutte le componenti sociali, che non costruiscono masse di diseredati senza un futuro.
Esattamente il contrario di quel che è successo e continua a succedere in questa nostra povera Italia, in cui fino a pochi mesi fa il Governo negava l’esistenza stessa della crisi e dove oggi, per tentare di metter riparo, non solo quello stesso Esecutivo, incapace o bugiardo, si accanisce contro chi ha sempre pagato le tasse e continua a pagarle perché crede nello Stato, ma addirittura parte all’attacco di alcune date storiche simboliche della libertà, della democrazia, del lavoro.
Parlo del 25 Aprile, del 2 Giugno, del Primo Maggio, uniche festività laiche sopravvissute. Anche esse, in altre parole, vengono ritenute colpevoli di chissà quali sprechi e la proposta contenuta nella manovra economica aggiuntiva vorrebbe aggregarle alle feste garantite dall’accordo dei Patti Lateranensi tra Stato e Chiesa. Ma ci pensate? Il governo dello Stato Italiano che propone l’abolizione delle proprie Feste più importanti, dirette emanazioni della Carta Costituzionale, per privilegiarne altre, che fanno riferimento comunque ad una precisa confessione religiosa.
L’attacco contro il 25 Aprile viene da lontano e in realtà l’obiettivo vero di chi mette in discussione la data che segna il ritorno della Libertà nel nostro Paese è la Costituzione democratica ed antifascista. Così come è del tutto inaccettabile che un qualunque rappresentante dello Stato possa voler ridimensionare il valore della data del 2 Giugno, giorno della nascita della Repubblica, frutto della scelta responsabile, per la prima volta a suffragio universale, di tutti gli uomini e le donne d’Italia.
E che dire della giornata che rende omaggio al lavoro, condizione fondamentale dell’uomo, a cui la nostra Costituzione fa preciso riferimento addirittura nel suo primo Articolo?
Queste le riflessioni che hanno indotto noi della sezione cagliaritana di Articolo 21 a lanciare un appello, d’intesa con la dirigenza nazionale, di pieno sostegno all’iniziativa voluta dall’Anpi - l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – contro l’abolizione delle feste del 25 Aprile, del 2 Giugno e del Primo Maggio. Il progetto, se approvato, non solo non avrebbe alcuna significativa ricaduta economica, ma porterebbe con sé l’inequivocabile segnale della volontà del Governo e della sua maggioranza di voler cancellare gloriose pagine della storia combattuta dagli italiani per riconquistare la libertà cancellata dal Fascismo, per darsi una struttura statuale libera e democratica, per costruire sul lavoro il proprio presente e il futuro delle giovani generazioni.
FIRMA L'APPELLO CONTRO L'ABOLIZIONE DELLE FESTE DEL 25 APRILE, PRIMO MAGGIO E 2 GIUGNO