di Ernesto Zorba
Quello che fa scuotere la testa dopo lâ??assassinio di Enzo Baldoni è la faciloneria, lâ??approssimazione con la quale si sta affrontando la vicenda. In un maledetto agosto del 2004 succede anche questo: solo ora si sta cominciando a realizzare che un uomo di pace che era lĂŹ in Iraq per informare e soprattutto per aiutare gli altri è stato ucciso. Baldoni forse è morto nel momento sbagliato. Ma purtroppo non lâ??ha deciso lui. Alla festa dellâ??UnitĂ di Milano di due giorni fa si è tenuto il primo dibattito pubblico sulla vicenda. Centinaia di persone hanno assistito alla rievocazione del pubblicitario-giornalista ucciso nei giorni scorsi dai fanatici integralisti, del direttore del settimanale â??Diarioâ?, Enrico Deaglio. Tutti dâ??accordo anche sul fatto che una risposta indignata della societĂ civile e del movimento pacifista tarda ad arrivare: un silenzio inquietante che provoca grossi interrogativi. Milano ancora poco abitata si è però fermata per sessanta secondi, a mezzogiorno esatto, quando è scattato il minuto di silenzio chiesto dal sindaco di Gabriele Alberini. Il lutto cittadino è stato rispettato negli uffici pubblici dove è stata esposta la bandiera a mezzâ??asta. Anche nella redazione del settimanale per il quale ultimamente Baldoni collaborava il raccoglimento ha avuto un significato particolare con la promessa che lo stesso silenzio non cali però sulla vicenda. Deaglio ha sottolineato come in Francia dopo il rapimento dei due reporter ci sia piĂš attenzione sia da parte delle istituzioni, sia da parte della gente. â??Eppure è agosto anche lĂŹ come da noiâ?, ha detto esterrefatto Deaglio. Le critiche su come è stata gestita questa storia (ancora poco chiara) sono piovute non solo sul governo ma anche su come la stampa nostrana ha trattato la questione. Numerose le domande rivolte al direttore del Diario su come alcuni organi di informazione hanno descritto Baldoni. Ma Deaglio non ha voluto polemizzare, piĂš che altro per non perdere altro tempo prezioso: â??Sono per la libertĂ di stampa. Ognuno scriva quello che ritiene opportuno e abbia il coraggio di trarne le conseguenze assumendosene alla fine la propria responsabilitĂ â?.