Commentando le vicende di Enzo Baldoni e dei redattori di Radio France e Le Figaro sequestrati in Iraq, Francesco Cossiga, in una lettera pubblicata oggi da La Repubblica, afferma, in tono compassionevole, che, al tempo del rapimento Moro, vi fu chi rifiutò fideisticamente  lâ??ipotesi che lâ??operazione fosse stata condotta da forze di â??sinistraâ?� e sostenne che essa fosse frutto di un complotto americano, dalla CIA alla P2.
Ma, allâ??epoca, della P2 soltanto pochi erano a conoscenza, perché la sua esistenza fu scoperta oltre un anno dopo, quando vennero fuori gli elenchi degli iscritti nei quali figuravano una ventina di generali, prefetti ed ammiragli che avevano collaborato con Cossiga nel Comitato costituito presso il Ministero dellâ??Interno per dirigere le operazioni che avrebbero dovuto individuare i rapitori di Moro e liberare lâ??ostaggio.
Questa ingombrante presenza e numerosi altri elementi fecero fondatamente ipotizzare che lâ??eliminazione di Moro fosse stata voluta ed organizzata da centri di potere interessati a bloccare il suo disegno politico di apertura alla sinistra.
Non stupisce che le azioni criminali condotte in Iraq contro Enzo Baldoni e i giornalisti francesi abbiano suscitato in Cossiga il ricordo del rapimento di Moro.
Le analogie sono impressionanti.
Il messaggio implicitamente trasmesso allâ??opinione pubblica da chi ha organizzato queste operazioni è chiaro: sbaglia chi si dissocia dalle operazioni militari condotte in Iraq dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti.
Un messaggio prontamente raccolto dal presidente del Senato e da un coro di compiaciuti commentatori.
La lezione del caso Moro induce a ritenere che sin dâ??ora si debba verificare in sede politica e giudiziaria lâ??ipotesi che i sequestri di Baldoni e dei giornalisti francesi siano stati in tutto o in parte determinati da infiltrazioni di servizi segreti più o meno deviati o di organismi di stampo piduistico interessati a contrastare le forze che in Europa si oppongono allâ??intervento militare in Iraq.