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Sbarca al Lido la repressione in Iran
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di Ahmad Rafat

Sbarca al Lido la repressione in Iran

4 storie, 4 paesi e una sola realtà: la Repubblica Islamica. Un documentario prodotto da Raicinema e diretto da Monica Maggioni, in concorso nella sezione Controcampo Italiano alla 68° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, ha commosso il pubblico in Sala Grande. Un documentarista, Hossein Tabatabaei, un blogger, Ebrahim Mehtari, un professore universitario Abbas Khorsandi e Narges Kalhor, anche lei documentarista ma conosciuta sopratutto perché figlia di uno dei più influenti consiglieri di Ahmadinejad, con le loro storie sono i protagonisti di “Out of Teheran”. Le loro storie sono una denuncia aperta e concreta di un regime che sempre più spesso assume i tratti di un aguzzino.
Abbas Khorsandi, 50 anni, insegnava economia all’università, prima di essere arrestato per essere un attivista politico. Ha dovuto abbandonare il paese sul dorso di un mulo, attraversando le montagne per riparare nel Kurdistan iracheno. “Io personalmente-dice Abbas- non avevo nessuna ragione per abbandonare il mio paese, del resto come tutti gli altri iraniani lo amo profondamente, ma uscito dal carcere con un permesso di 15 giorni per curarmi, non avevo che 2 alternative: ritornare in carcere e farmi torturare giorno dopo giorno, oppure lasciare il mio paese”.
Hossein Tabatabaei, 42 anni, viene da una influente famiglia di religiosi. Lavorava come documentarista per la televisione di stato della Repubblica Islamica. Dopo le elezioni presidenziali del 2009 ha dovuto lasciare il paese. Era fortunato aveva un visto italiano sul passaporto. E’ sbarcato a Roma. Da qualche mese è riuscito a far arrivare in Italia anche la moglie e le due figlie adolescenti.
Ebrahim Mehtari, nato nel 1983, aveva aperto un blog nel quale esprimeva le sue idee. Prima delle elezioni del giugno 2009 era già stato arrestato, multato e frustato per quello che aveva scritto. Dopo le elezioni è stato arrestato nuovemente ma questa volta torturato brutalmente e violentato in carcere. Ebrahim ha raggiunto la Turchia illegalmente per poi arrivare a Parigi con un visto umanitario. “ Tutti i miei interrogatori- ricorda Ebrahim- mi facevano sedere davanti a una telecamera. Quando la luce rossa indicava che la registrazione era partita i carcerieri si rivolgevano a me con gentilezza e senza picchiarmi. Non appena questa luce diventava verde mi torturavano senza pietà, prima le botte e poi le violenze sessuali”.
Narges Kalhor, è figlia di Mehdi, importante consigliere del presidente Mahmoud Ahmadinejad per le questioni artistiche e culturali. Narges ha lasciato l’Iran a bordo di un aereo che l’ha portata a Norimberga. In un festival era in programma un suo documentario sulla tortura. Una decisione coraggiosa che gli è costata l’esilio. “Aspetto quel giorno- dice Narges- che mio padre finalmente capisca le mie ragioni nel prendere questa decisione”.
Nel documentario Monica Maggioni trascina davanti alle telecamere anche un carceriere. “Dal primo giorno-racconta - l’obiettivo di chi ci addestrava era quello di uccidere dentro di noi ogni sentimento umano. Ci insegnavano- prosegue- la violenza assoluta. Ho visto torturare anche ragazzini di 11 anni”.
“In Out of Teheran c’era un’unica storia- racconta la regista- quella delle persone normali che non possono più vivere la loro normalità in un regime che considera un reato pensare, un reato raccontare la propria visione del mondo in un documentario o parlare delle proprie idee per strada”.

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