di redazione
Storie di invisibili, uomini e donne vittime di uno dei traffici più sporchi ma anche tra i più redditizi per la criminalità organizzata: quello degli esseri umani. Il documentario realizzato da Barbara Cupisti che verrà presentato sabato 10 settembre nella sezione Controcampo del Festival del cinema di Venezia squarcia il velo del silenzio restituendo con quell' “Io sono...” ( nel titolo) un nome e molte volte un volto o comunque un corpo a quelle storie di schiavitù. Perchè di schiavitù contemporanea si tratta, come spiega la regista: ''Un elemento che caratterizza il film, del tutto inedito in questa edizione della Mostra del Cinema e' l'attenzione al fenomeno del traffico di esseri umani al fine dello sfruttamento della prostituzione. Fenomeno sociale molto diffuso, ma che spesso e' ignorato o tenuto nascosto. Nel film infatti si affronta, senza moralismi, il dramma di ragazze straniere giovanissime, spesso minorenni, portate in Italia con la speranza di un lavoro regolare e costrette, invece, al 'lavoro su strada' fin dal primo giorno di arrivo: ragazze che molto spesso non hanno ancora avuto rapporti sessuali. Ancora piu' nascosta e' la realta' delle persone transessuali, vittime anche loro del traffico di esseri umani: un fenomeno che nel nostro paese e' stato oggetto di attenzione solo per scandali mediatici che non si sono minimamente soffermati sulla realta' drammatica vissuta da persone che hanno un'identita' fragilissima, e che sono esposte a violenze e discriminazioni mai raccontate prima''.
Storie che hanno nomi comuni, per molti di noi anche familiari: c'è Mohammad, arrivato in Italia a 14 anni dove lavora e studia per ripagare la cifra dovuta per il suo viaggio, Dadir, che dalla Somalia è approdato in Italia dopo aver pagato il passaggio ben quattro volte, Solomon, ex bambino soldato fuggito dalla guerra in Somalia, Elizabeth, che è riuscita a ricostruire la sua vita, dopo aver denunciato i propri sfruttatori e tanti altri...
“Guardare i loro volti, ascoltare i loro racconti mi è sembrato l’unico modo per farli uscire dall’ “invisibilità” che rende impossibile la rivendicazione dei loro diritti.” Si legge nelle note di regia.
Prodotto da Faro Film in collaborazione con Rai Cinema, con il patrocinio di Amnesty International sezione italiana il film è inserito in “Cinema e diritti umani” la tre giorni al Lido con proiezioni, film e incontri di approfondimento sul cruciale tema dei diritti e della dignita' dell'essere umano, iniziativa patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali e presentata da Cinecitta' Luce, Rai Cinema, Amnesty International e l'associazione Articolo 21.
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